Corri Rose

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Correvo.

Attraverso una foresta che già conoscevo, mentre i rami mi tagliavano la pelle e il sangue cominciava ad uscire, scuro come il buio che mi circondava.

Dietro di me c'era la risposta a tutto. Le ragazze scomparse, le mie visioni, lo Sconosciuto.

Non potevo voltarmi a guardare di cosa si trattasse, non ne avevo il tempo. L'unica cosa che potevo fare era scappare, più veloce di quanto il mio corpo mi permettesse. Ma non avevo scelta, perché l'alternativa era la fine di tutto.

Il buio più totale.

Non ero sola, c'era qualcuno al mio fianco. Una figura che forse mi era amica, non lo so. Non riuscivo a distinguere i tratti del suo volto perché sapevo di non avere neanche il tempo di girare gli occhi.

In lontananza davanti a me c'era una luce, alla fine del bosco. Non il lago, però. Era qualcos'altro; ma non riuscivo a capire di cosa si trattasse e non avevo il tempo di pensarci.
I passi dietro di me erano velocissimi, così vicini, e sentivo il fiato di chi mi stava inseguendo. Non so dire se fosse una persona sola o se fossero in tanti. Ma sentivo quei versi, quegli spasmi. Sentivo qualcuno ansimare mentre con frenesia si avvicinava sempre di più a me.

Anche gli alberi erano diversi dal solito, avevano qualcosa di strano. Ero arrivata in un punto particolarmente folto del bosco e i rami si intrecciavano in modo inquietante tra di loro, ovunque sopra la mia testa. C'era qualcosa di infilzato al centro. Erano fogli  di giornale. Tanti, tantissimi. E su ogni pagina potevo vedere i lineamenti di una ragazza. Forse anche quelli di Joey Petersen.

Continuavo a correre, sempre più veloce, mentre il cuore sembrava uscire fuori dal mio corpo.

Poi una voce, a chiamare con forza il mio nome.

<<Rose. Rose. Rose, sono qui. Non mi vedi?>>

Ma nulla, non vedevo nessuno.

Continuavo soltanto a sentire quei passi che, alle mie spalle, sembravano sempre più vicini.
Una mano da dietro si era allungata sul mio corpo e mi aveva presa per la vita. Ero riuscita a liberarmi ma mi aveva tagliata in qualche modo e adesso perdevo del sangue.

<<Da questa parte, Rose. Devi andare a sinistra, oltre il fiume. Sempre a sinistra, troverai un campo di papaveri. Attraversalo, e non ti fermare. Corri, Rose. Devi continuare a correre.>>

Era la voce dello Sconosciuto, adesso ne ero certa.

Continuavo a correre, anche se ferita. Anche se sanguinante, dovevo andare avanti. Non sentivo più le gambe ma non aveva importanza.
Poi qualcuno davanti a me mi sbarrava all'improvviso la strada, obbligandomi a girare a sinistra.

Il fiume, di colpo, compariva davanti ai miei occhi.

Lo attraversavo e mi ritrovavo in mezzo al campo di papaveri.
Attraversavo anche quello, sempre inseguita, sempre con quei sussurri e quelle voci indistinte  di qualcuno che, da dietro, cercava di prendermi, di farmi del male.

Superavo il campo di papaveri e alla fine la vedevo.

La casa in mezzo ai pini, e la neve tutto intorno.

La casa della prima visione.

<<Ci sei quasi, Rose. Non ti fermare. Continua a correre. Continua....>>

Ma qualcosa all'improvviso mi afferrava, forse la stessa mano che già mi aveva ferita poco prima.

Urlai e fu il buio.

Urlai ancora e gli occhi dello Sconosciuto mi fissavano mentre di colpo mi sollevai dal letto.

Mi sembrò di sentire il calore della sua mano sulla mia, ma non poteva essere vero.
Non poteva trovarsi nella mia camera.

Mi strofinai il volto e un paio di occhi mi stavano ancora fissando, soltanto che non erano quelli dello Sconosciuto.
Erano quelli di mia madre, ed erano sconvolti.

Mi sentii stupida.

Sapevo che alcuni sogni sembrano tanto reali da poter essere confusi con la vita, ma ero certa - e lo ero con tutta me stessa- che soltanto pochi istanti prima che avessi incontrato lo sguardo angosciato di mia madre, lo Sconosciuto avesse posato una mano sulla mia.

Rose e lo SconosciutoWhere stories live. Discover now