Che cosa hai fatto

3.4K 250 58
                                    

Sembrò che il tempo, all'improvviso, si fosse fermato.

Joey e Susan erano a terra, immobili, mentre il sangue continuava ad uscire dalle loro labbra.

Jackson aveva raggiunto Il nipote, e il terrore non aveva lasciato il suo volto.

Lo Sconosciuto e Desmond erano ancora uno di fronte all'altro, immobili, e non smettevano di guardarsi dritto negli occhi.
Io, ancora stesa a terra, ero troppo sconvolta per provare a fare qualunque cosa.
Improvvisamente, Desmond sembrò uscire da quella sorta di stato di shock in cui era precipitato, e si scagliò contro lo Sconosciuto.
Urlando, urlando con tutta la rabbia che aveva in corpo.

La sua voce ruppe il silenzio della notte, sovrastando la musica Navajo che continuava a suonare intorno a noi.

<<Che cosa hai fatto?>> gridò, afferrandolo con violenza per un braccio. <<Che cosa hai fatto?>>
Ma lo Sconosciuto non rispose. Fece un passo indietro, senza però provare a fermare Desmond.
Io cercai di muovermi, ma le gambe mi tremavano talmente tanto che ogni tentativo di rialzarmi fu vano.

Desmond, vedendo che lui non reagiva, lo spinse con foga e cominciò a prenderlo a pugni sul volto, con un impeto e una violenza che non avrei mai immaginato potessero esistere in un uomo.

Lo Sconosciuto, ancora una volta, non reagì.
Rimase immobile, ad incassare quei colpi come se nulla fosse.

Evidentemente Desmond ci mise alcuni istanti ancora prima di realizzare fino in fondo ciò che era appena successo a Joey. Perché ad un tratto smise di colpire lo Sconosciuto e si diresse verso la sua ragazza che, come Susan, non si era più mossa.
Ormai c'era sangue ovunque sotto di loro.
Si chinò su di lei e le prese una mano. Le toccò il viso, le accarezzò una guancia, la baciò. Le sussurrò qualcosa all'orecchio che non riuscii a capire; poi grido, imprecò, si disperò come mai prima di quel momento avevo visto fare a qualcuno.
E, alla fine, quando si fu reso conto che non vi sarebbe stato nulla da fare per poterle salvare, incominciò a piangere.
Jackson si avvicinò a lui, gli posò una mano su di una spalla.
Io trovai la forza per rialzarmi e lo feci. Fissai lo Sconosciuto, che era rimasto immobile. I suoi occhi erano diversi, adesso. Era come se trasmettessero una sensazione di profonda umanità che in lui non ero mai riuscita a riconoscere. Mai prima di quel momento.

Desmond si alzò, si voltò e si rivolse nuovamente a lui.
<<Perché l'hai fatto?>> gridò <<chi sei? Chi sei?>>
Lo Sconosciuto fece un passo in avanti, tenendo in alto le mani.
<<Non sono stato io, Desmond>> disse, fissandolo negli occhi.
Desmond scosse la testa e gli si avvicinò, colmo di rabbia in corpo.
<<Le hai uccise!>>
<<Non sono stato io, Desmond. Non sono stato io.>>
Guardai nuovamente Desmond, che adesso aveva gli occhi rossi, pieni di odio.
Non rispose nulla e si scagliò nuovamente contro lo Sconosciuto.
Prese un coltello da uno dei tavoli e, con un gesto rapissimo, tentò di colpirlo alla gola. Ma lo Sconosciuto, con un riflesso animalesco, evitò il colpo, spostandosi di diversi centimetri senza fatica.

Mi stupii perché, ancora una volta, continuò a non reagire.
Come se, in qualche modo, riuscisse a sentire il dolore e la rabbia di Desmond.

Ma Desmond non aveva nessuna intenzione di fermarsi. Cercò di colpirlo ancora, e ancora, e ancora.

<<Non so chi tu sia>> gridò <<e non so perché tu conosca il mio nome. Ma avrò il tuo sangue. Morirai, mi hai capito? Morirai.>>

Lo Sconosciuto cercò di dirgli qualcosa, ma in quello stesso istante sentimmo le sirene della Polizia che in lontananza si stavano avvicinando. Qualcuno dei clienti della pensione doveva aver udito quel caos.

<<Devi credermi, Desmond. Non sono stato io ad ucciderle.>>
Desmond scosse la testa, furioso.
<<Ma io ti ho visto, lo capisci? Sei arrivato qui dal nulla, le hai colpite.>>
<<Guarda il sangue che esce dalle loro labbra. Come avrei potuto fare qualcosa di simile? Non le ho toccate.>>
<<Qui non c'era nessun altro. Non so come tu abbia fatto>> proseguì, con la voce ricolma d'odio <<e non mi importa. So che tu sei arrivato qui dal nulla e loro sono morte.
Pagherai per questo, te lo posso giurare.>>
Aveva un tono sicuro, deciso.
Era convinto di poterlo uccidere.

Lo Sconosciuto non rispose più nulla; si diresse in silenzio verso la porta che comunicava con il lato interno della locanda, mentre le sirene della Polizia erano sempre più vicine.
Passò accanto a Desmond, quindi lo superò rivolgendogli infine le spalle.
Desmond esitò qualche istante, poi prese un altro coltello da un tavolo vicino e gli corse dietro.

Io, d'istinto, lo seguii. Lo raggiunsi e, nel momento preciso in cui lui da dietro si stava preparando a colpire lo Sconosciuto, bloccai con la mia mano il suo braccio.
Lui si girò e mi guardò stupito, confuso.
<<Lasciami, Rose!>> gridò, pieno di rabbia.

Lo Sconosciuto, imperturbabile, continuò a camminare, senza voltarsi indietro. Senza guardare più nessuno e senza dire nulla.

Desmond si liberò dalla mia presa senza fatica, ma non riuscì a raggiungerlo.
Il vecchio Jackson, ignorando lo Sconosciuto,  si era messo davanti alla porta, sbarrando a Desmond il passaggio.

<<Adesso basta, Desmond>>  gli disse, fissandolo dritto negli occhi.

Desmond provò ad allontanarlo, ma Jackson non si spostò di un centimetro.

<<Ho detto basta, Desmond>> disse nuovamente, con tono irremovibile questa volta << è giunto il momento, per noi due, di parlare di qualcosa.>>

Rose e lo SconosciutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora