Sangue e pioggia

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Mi era sempre piaciuto l'odore della pioggia sull'asfalto. Mi ricordava i viaggi che facevo da piccola con Mitch e Cecile, soprattutto d'estate.

Adesso, mentre i pensieri sembravano lentamente spegnersi e allontanarsi da me, lo potevo sentire così intensamente.

Ero semi cosciente. Non del tutto persa, ma sveglia solo in parte. Dovevo aver sbattuto la testa contro qualcosa, ma non ne ero certa.

Sentii il braccio destro completamente bloccato, provai ad aprire gli occhi.
Vidi Alex accanto a me, immobile.

Poi dei rumori, intorno a noi.
Delle voci.

E poi la portiera che si apriva, come quella di Alex.

Qualcuno di fronte a me, dei guanti neri.

Alex che gridava qualcosa, il suo corpo che veniva preso e trascinato di forza fuori dall'auto.

E poi ancora quei guanti neri sulla mia bocca, io che cercavo in qualche modo di difendermi, di resistere.

Il parco sulla sinistra.

Il verde.

Riaprii gli occhi del tutto, vidi un volto che non conoscevo che mi fissava.
Un uomo altro, magro.
Inespressivo.

Sentii Alex che gridava, ma ormai era fuori dall'auto.

Ed io, come lui, un attimo dopo venni presa con forza e trascinata via. Provavo ad opporre resistenza, ma era inutile. L'uomo che mi aveva afferrata dalle braccia era troppo forte. Stringeva la presa intensamente, senza lasciarmi possibilità di difendermi.

Vidi la strada correre intorno a me, ovunque, mentre l'uomo si dirigeva, trascinandomi con sé, verso l'auto che aveva colpito la nostra.

Stavo per chiudere gli occhi, perché non sentivo più forza in corpo.

Poi, all'improvviso, accadde qualcosa.

Alex, in qualche modo, era riuscito a liberarsi.
Lo vidi mentre, di colpo, si era liberato dalla stretta del suo aggressore.

Si stava dirigendo di corsa verso di me.

L'uomo che mi stava tenendo mi lasciò per una frazione di secondo, preparandosi ad affrontare Alex, che adesso gli si trovava di fronte.

Io mi allontanai e mi spostai dietro ad Alex.

<<Scappa, Rose! Vattene da qui!>>

Esitai.

Non avrei potuto lasciarlo solo.

Ma poi tutto accadde in una frazione di secondo.
L'uomo altro e magro colpì Alex sul viso, e Alex reagì colpendolo a sua volta.
A quel punto l'uomo estrasse un coltello dalla tasca dei pantaloni, e colpì Alex un paio di volte.
Fu tutto così veloce che non riuscii a vedere in che punto, però sentii le sue grida.

Vidi soltanto il sangue che aveva iniziato ad uscire, veloce, dal suo corpo e Alex che, all'improvviso, si era accasciato a terra.

Avrei voluto fare qualcosa per aiutarlo, ma l'uomo con il coltello stava venendo verso di me.

Mi fissava.

Feci qualche passo indietro e mi ritrovai nel parco accanto alla strada.

Avrei voluto fare qualcosa per aiutare Alex, e invece incominciai a correre.

Ero istinto, ero paura. Paura di morire, paura di svanire nel buio, per sempre.
E mentre correvo potevo sentire le lacrime che scendevano incessanti sul mio volto, mischiandosi alla pioggia.

Il parco era enorme e i passi dei due uomini alle mie spalle sembravano sempre più vicini.

Era sera ormai, non c'era nessuno in giro.
Ero sola.
Pensai che se fossero riusciti a prendermi, allora sarebbe finito tutto.
Il dolore, la rabbia che continuava ad esplodermi dentro, la disperazione.
Il senso di colpa che già provavo per non essere andata ad aiutare Alex.

Tutto.

Sarebbe stato il vuoto.

Il cuore batteva all'impazzata, il corpo mi faceva male, malissimo in ogni suo punto.

Arrivai davanti a un'area di giochi per bambini, e fui costretta a rallentare, per evitare un gigantesco scivolo.
Davanti a me c'era un sentiero lungo.

Improvvisamente, le mani incominciarono a sudare di più.

C'era qualcosa di strano.

Mi guardai intorno con più attenzione, nonostante correndo fosse difficile.
Ma era un posto che in qualche modo conoscevo.

Non ci ero mai stata, ne ero certa.
Eppure l'avevo già visto.

Mi voltai un istante, i due uomini alle mie spalle sembravano sempre più vicini.
Non avrei resistito a lungo.

Tornai a pensare a quel prato che mi circondava, a quel verde. Poi, colpo, capii.

Era l'ultima visione che avevo avuto.

Quella dell'uomo con l'impermeabile nero.
Ciò di cui anche Desmond mi aveva parlato.

I miei due inseguitori non avevano un impermeabile nero, però. Eppure, ero certa dentro di me di trovarmi nell'esatto luogo di quella visione. Ne ero sicura, come se non potessi avere nessun tipo di dubbio.
Era davvero il luogo che avevo visto.

Poi, forse distratta e spaventata anche da quei pensieri, inciampai.

Caddi a terra, e i due uomini alle mie spalle, in pochi secondi, mi raggiunsero.

Si fermarono davanti a me, poi dissero qualcosa che non riuscii a capire.

Il più alto, quello che aveva accoltellato Alex, si chinò sul mio corpo.

In mano aveva ancora il coltello sporco di sangue.

<<Alzati>> mi disse, con voce roca.

Lo guardai, tremando.

Mi puntò l'arma allo gola.

<<Adesso farai ciò che dirò io. Alzati.>>

Stavo per alzarmi quando, alle sue spalle, riuscii a scorgere un paio di stivali neri avvicinarsi nella nostra direzione.

Sollevai lo sguardo lentamente, e alla fine lo vidi.

L'uomo con l'impermeabile nero.

Rose e lo SconosciutoWhere stories live. Discover now