Due passi nelle tenebre

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Mi alzai di scatto dal tavolino e mi diressi verso il punto in cui avevo visto lo Sconosciuto. Non mi stupii nel rendermi conto che, una volta raggiunta la porta della locanda, lui non c'era più.

Uscii mentre il vecchio signore si rivolgeva a me.

<<Rose, cosa succede?>>
<< Mi scusi>> gli risposi <<devo... devo proprio andare adesso. Grazie per il caffè.>>
<<Fai attenzione>> mi disse, quasi in un sussurro.

Lasciai il locale e rimasi per qualche istante immobile sotto la pioggia, guardandomi intorno.
Non poteva essere andato lontano. Doveva trovarsi ancora da qualche parte vicino a me. Eppure non vedevo nessuno. Soltanto notte e pioggia che continuava a cadere incessante.

Mi incamminai verso casa, stanca per tutta la giornata e piena di pensieri. La mia testa era come un fiume in piena, domande che rincorrevano altre domande e nessuna risposta all'orizzonte.

La strada era deserta; neanche i fari di un'automobile a illuminare i miei passi.

Avevo paura, e non sapevo di che cosa.

Improvvisamente mi ritrovai a pensare a mio padre. Rividi l'ultimo momento che avevamo trascorso insieme. Il freddo di un pomeriggio piovoso di aprile. Due mesi prima. Un saluto veloce al parco sotto casa, nessuna parola di conforto a convincermi che la vita sarebbe stata facile, che tutto sarebbe andato nel verso giusto. Ma mio padre era così, un uomo silenzioso. Introverso. Però nell'istante in cui ci stavamo salutando mi era sembrato di riconoscere un luccichio nei suoi occhi. Come se separarci dispiacesse anche a lui.
Provai una fitta allo stomaco, e non sapevo se fosse tristezza o nostalgia o ansia.

Ero totalmente persa in quei pensieri, quando una voce dietro di me mi fece sobbalzare.

<<Non dovresti andare in giro da sola a quest'ora, bellezza.>>

Mi voltai e vidi un uomo basso e grasso, barbuto. Non avevo idea di chi fosse ma il suo tono non mi piaceva.
Guardai meglio e vidi che dietro di lui c'era un' altra persona. Più alta, più magra, con dei tatuaggi su entrambe le braccia.

<<No, il mio amico ha ragione. Non dovresti proprio>> disse, con una risata sinistra.

L'uomo più grasso si avvicinò a me e mi prese per un braccio. Eravamo alla fine della via principale del centro, all'angolo della strada che avrei dovuto imboccare per tornare a casa.
La stretta intorno al mio braccio era forte, mi faceva male. Cercai di liberarmi ma non vi riuscii.
<<Lasciami subito!>> gli gridai. Ma niente. Continuando a tenermi stretta mi spinse contro il muro dietro l'angolo della via, e avvicinò la sua bocca disgustosa alla mia. Nello stesso istante l'altro uomo, quello più alto, mi mise una mano sulla maglietta, e poi sotto, sul reggiseno. Mi venne voglia di vomitare. Continuai a urlare e li implorai di fermarsi, ma sapevo che non l'avrebbero fatto. Chiusi gli occhi e mi preparai al peggio, perché ogni mio tentativo di allontanarmi da quella stretta era vano.

Ero spacciata.

E poi tutto accadde in un attimo.

Una mano afferrò per il collo l'uomo più alto e senza fatica lo trascinò indietro con violenza, fino a farlo cadere a terra.
L'istante dopo, la stessa mano era intorno al collo dell'uomo grasso e lo stava stringendo con forza. Con così tanta forza che il suo volto era diventato di colpo paonazzo.

Lo Sconosciuto era immobile sotto la pioggia di fronte a me, e ai suoi piedi c'erano i miei due aggressori.

Quello più magro commise l'errore di provare a rialzarsi. Fu un grandissimo sbaglio davvero, perché lo Sconosciuto a quel punto, alla velocità della luce, si scagliò su di lui e lo riempì letteralmente di pugni in faccia.
Lo fece con una violenza che non avevo mai visto prima di quel momento. Quando si alzò da lui, il suo volto era ridotto a una maschera irriconoscibile.

Il più grasso si sollevò a fatica da terra e corse via a una velocità che per il suo peso non avrei mai immaginato potesse raggiungere.

L'attimo seguente lo Sconosciuto si voltò e venne verso di me. Mi posò un dito su di una guancia, asciugandomi le lacrime che avevano incominciato a scendere. Avevo sperato che si confondessero con la pioggia, per la vergogna.

<<Vieni>> mi disse << ti riaccompagno a casa.>>

Rose e lo SconosciutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora