Qualcosa da cui fuggire

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Mi spostai, nell'attimo esatto in cui le sue labbra stavano per toccare le mie.

Fu solo un secondo, ma mi fu chiara una cosa: il mio cuore, che batteva all'impazzata, non era davvero lì in quel momento.

Era a Saint Claire, nella mia stanza al secondo piano, davanti alla mia porta chiusa. Davanti agli occhi dello Sconosciuto che, al di là di come erano andate le cose, continuavano ad essere incastrati nei miei.
E non c'era tempo, non c'era distanza in grado di farmi dimenticare le sensazioni che lui era stato capace di farmi provare. Perché, per quanto poi potesse essere scomparso nel nulla dopo aver incendiato il mio mondo, era ancora qui.

Ovunque.

Era nelle onde che si infrangevano a pochi centimetri da me e da Alex; era nel silenzio di quella notte bellissima.

Era in tutti i miei momenti di buio e in tutti gli attimi di sole.

Ed io non potevo in nessun modo interferire con quello che era il mio dentro.
Era così e basta.

Avrei potuto lasciare che Alex mi baciasse, per tanti motivi.
Perché mi piaceva stare con lui; perché era un ragazzo bellissimo e un'ottima persona. Perché la situazione era perfetta. Ma se l'avessi fatto non sarei stata davvero io.
Il mio cuore non era veramente lì. E soltanto in quel preciso istante, mentre lui mi era così vicino, mi resi realmente conto per la prima volta dopo un mese di quanto lo Sconosciuto mi mancasse.

Di quanto grande fosse il vuoto che aveva lasciato dentro di me.

Alex mi guardò ed io riconobbi uno stupore triste nei suoi occhi.

Si allontanò da me, tornò a volgere lo sguardo all'oceano.
Io feci lo stesso.

Era così immenso, così perfetto.

<<Alex...mi dispiace. Davvero.>>

Lui non rispose. Mi guardò.

<<Non capisco, Rose. Cosa c'è che non va?>>

Esitai, confusa, stanca.
Odiavo quella situazione. La odiavo perché l'ultimo mese con Alex era stato davvero un bel mese. Ma come avrei potuto fare qualcosa che non riuscivo a sentire?

<<Non lo so, Alex. Tu sei un'ottima persona. E mi piace stare con te. Mi diverto. Ma c'è qualcosa che non..>>

Mi fermai, perché non sapevo come continuare.
Non volevo ferire i suoi sentimenti, ma non volevo neanche inventare qualcosa che in fondo non provavo.

<<Stai tranquilla, Rose. Ho capito.>>
Lo guardai, ma lui aveva rivolto gli occhi nella direzione opposta.
Avevo appena rovinato l'intera serata e forse tutto il tempo che avevamo trascorso insieme.
<<Sono stati belli questi giorni con te, Alex. Ma ci sono così tante cose che tu non sai. Non mi conosci come credi. Non ti ho mai detto davvero che tipo di persona sono.>>
<<Fallo adesso, allora. Dimmelo. Sono qui. Che persona sei, Rose?>>
Esitai, scossi la testa.
<<Non lo so. Non quella che pensi di conoscere. Non sono mai stata la ragazza per cui tutti perdono la testa. Se devo essere sincera, mi sorprende che tu abbia trascorso questi giorni con me. E mi sorprende che tu abbia appena provato a baciarmi.>>
Alex sorrise, si avvicinò nuovamente a me.
<<L'ho fatto perché mi andava. E questi giorni con te mi sono sembrati bellissimi proprio perché tu non sei come le ragazze che ho incontrato finora a Charleston.>>
<<Grazie, davvero. Sono felice di sentirtelo dire.>>
<<C'è qualcun altro, Rose?>>
Esitai nuovamente.
Era ciò che mi stavo chiedendo anch'io.
Ma come avrei potuto dire di sì?

<<Sì, c'è qualcun altro.>>
La voce mi tremava. Eppure, tra tutte le risposte che avrei potuto dargli, quella mi sembrava la più vicina alla verità.
Ciò che avrei voluto fosse la verità, almeno.

Alex si alzò, fece qualche passo verso le onde che si infrangevano sulla costa davanti a noi.
Lo seguii.
<<Pensi che potremo continuare a vederci?>> gli chiesi, con tono incerto.
Si infilò le mani nelle tasche dei Jeans, abbassò lo sguardo.
<<Penso di sì. Non lo so, davvero.>>

Non risposi nulla, perché non sapevo cosa rispondere. Ero triste, perché qualcosa mi diceva che avevo appena gettato al vento l'unica speranza che c'era di poter frequentare una persona normale a Mainwood.
Mi guardai intorno, cercando di allontanare tutti quei pensieri dalla mia testa.

Non eravamo più soli, però.
Alla nostra destra, riuscii a vedere qualcuno in lontananza che lentamente ma senza fermarsi sembrava camminare verso di noi.
Volsi gli occhi a sinistra, dietro le spalle di Alex, e anche da quella parte vidi il profilo di un uomo che si avvicinava al punto in cui ci trovavamo.

Provai immediatamente una sensazione di sconforto, qualcosa che in passato avevo sentito soltanto nel bosco a Saint Claire.

Qualcosa di forte, devastante.

Come una sorta di sesto senso che mi diceva che non sarei dovuta rimanere dov'ero.

<<Alex>> dissi, in un sussurro.
<<Rose, davvero. Non ti devi..>>
<<Alex, dobbiamo andarcene da qui, e dobbiamo farlo adesso.>>
Mi guardò con aria interrogativa, sorpresa.
<<Perché? Cosa c'è che non va? Non proverò più a baciarti, davvero. Non ti preoccupare.>>
Scossi la testa e tornai a guardare ai due lati della costa. Le due figure continuavano a camminare e adesso erano molto più vicine a noi.
<<Non è per quello, Alex. Senti, dobbiamo allontanarci da qui immediatamente. Riesci a fidarti di me?>>
Mi guardò ancora e poi si guardò intorno. Le due figure che continuavano ad avanzare verso di noi da direzioni opposte non sembrarono preoccuparlo però.
<<Non capisco, Rose. Vuoi dirmi cosa...?>>
<<Alex, dobbiamo andare, adesso!>>
Questa volta fui più convincente perché smise di farmi domande e immediatamente incominciammo a risalire la spiaggia per tornare verso la strada.
La sensazione di sconforto che solo pochi istanti prima aveva invaso il mio corpo e il mio cervello adesso si era trasformata in un mix di terrore e adrenalina.
Guardai Alex mentre camminava velocemente accanto a me e non riuscii a decifrare l'espressione che aveva assunto.
Era un insieme di incertezza, paura e frustrazione.

Mi voltai verso le nostre spalle mentre ci trovavamo nel mezzo della spiaggia, ancora troppo distanti dalla strada.

Le due figure alle nostre spalle avevano cambiato direzione e, sempre più velocemente, venivano verso di noi.

Rose e lo SconosciutoWhere stories live. Discover now