Sotto la pioggia accanto allo Sconosciuto

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Non riuscivo a muovermi. La schiena schiacciata contro il muro, le braccia irrigidite, la bocca che mi tremava. E lo Sconosciuto fermo immobile davanti a me. Mi fissava dritto negli occhi, e quello sguardo incredibile mi paralizzava ancora più della paura che avrei voluto togliermi di dosso.

<<Andiamo, Rose>> mi disse <si sta facendo tardi. Tua madre sarà in pensiero.>>

Ero sconvolta.

Cercai di muovermi in qualche modo, e a fatica alla fine riuscii a fare un passo in avanti. Non mi sentivo affatto stabile, le gambe ancora mi tremavano. Lui se ne accorse e mi cinse la vita con un braccio. In quel momento arrossii, sperando che non lo notasse.

Lentamente incominciammo a camminare sotto la pioggia che non ne voleva sapere di cessare, e per un bel po' rimanemmo in silenzio. Io avrei voluto dire qualcosa, ma con lui accanto tutto mi sembrava irreale. Aveva un profumo buonissimo, che l'acqua che continuava a venire giù non sembrava lavare via.

Mi guardi intorno. Non avevo idea di che ore fossero, e oltre noi due non c'era nessuno in strada.

Era davvero così difficile dire qualcosa? Io mi consideravo una ragazza introversa, timida. Ma non avrei potuto rimanere in silenzio così, per tutto il tempo.

Quindi presi coraggio.

<<Grazie> gli dissi.

Lui non rispose, non mi guardò. Continuò soltanto a tenermi stretta. Evidentemente aveva davvero paura che potessi cadere da un momento all'altro.

<< Non sei uno che parla molto, eh?>> dissi, sorpresa di essere stata in grado di mettere insieme addirittura una frase intera.
Ma nulla, ancora nessuna risposta. Ero così imbarazzata. Avrei voluto scomparire. Ma poi pensai alle sue mani intorno alla mia vita. A quanto fosse bello sentirle su di me. Era qualcosa che prima di quel momento nessuno aveva mai fatto. Aiutarmi. Nessuno che conoscevo. E adesso quel perfetto estraneo era accanto a me, in una notte di pioggia, dopo avermi salvata. E si preoccupava per me.

Non sapevo che cosa pensare, che cosa dire. Avevo così tante cose da chiedergli.
Avrei voluto parlargli delle visioni che avevo avuto quando in giardino qualche ora prima mi aveva stretto il polso, ma non lo feci.
Quel momento, per quanto mi sentissi in imbarazzo e piena di vergogna per ciò che era appena successo, era perfetto. Non volevo rovinarlo.

<<Ci siamo quasi>> disse lo Sconosciuto all'improvviso.

Lo guardai. Era incredibile. Così diverso da chiunque altro.

<<Dimmi chi sei>> sussurrai d'un tratto, trovando da qualche parte dentro di me il coraggio.

<<Dovresti dire a tua madre quanto ti è appena successo, Rose. Così capirà.>>
<<Capirà? Cosa dovrebbe capire mia madre? E tu come puoi conoscere il mio nome?>>

Lui scosse la testa, quasi fosse irritato.

<<Non ha importanza come lo so, Rose. Devi scappare da questo posto. Devi lasciare Saint Claire e devi farlo immediatamente.>>
<<Ma per quale motivo? Non puoi dirmi di andarmene. Io non so nemmeno chi sei. Non so neanche come ti chiami.>>
<<La Carolina era più sicura per te. Devi credermi. Venire a vivere qui non è stata una buona idea.>>

Un brivido gelido attraversò tutto il mio corpo e mi entrò fin dentro le vene.

<<Come... Come sai della Carolina?>>

Ma nulla. Lui non rispose.

Ormai eravamo quasi arrivati.

<<Qui a Saint Claire scompaiono delle persone, Rose. Delle ragazze. Vattene. Vattene domani stesso.>>

Avrei voluto chiedergli se sapesse qualcosa sulle due ragazze di cui mi aveva parlato il vecchio signore alla locanda, ma non lo feci. Perché all'improvviso ci eravamo fermati. Eravamo arrivati davanti alla mia nuova casa. Lo Sconosciuto aprì il cancello e mi accompagnò lungo il viale che conduceva alla porta d'ingresso.

L'idea che entro pochi secondi ci saremmo salutati mi fece improvvisamente star male. Come se d'un tratto la sua presenza accanto a me fosse diventata tutto. Come se senza preavviso fosse diventata indispensabile.
Io che non avevo mai avuto un fidanzato, mai una storia d'amore, per la prima volta nella mia vita sentii il desiderio di baciare qualcuno. Di tenere il suo corpo vicino al mio.

Inspiegabilmente.

Arrivammo alla porta e lo Sconosciuto ormai aveva smesso di tenermi stretta a sé. Lo superai, fui sul punto di suonare il campanello ma poi senza pensarci mi voltai di nuovo verso di lui. Chiusi per un istante gli occhi, forse pronta a seguire quell'istinto che stavo provando, la voce che da dentro mi diceva di non lasciarlo andare via.

Ma l'attimo dopo, quando li riaprii, lui ancora una volta era scomparso senza dire una parola.

Sotto la pioggia senza  far rumore.

Rose e lo SconosciutoWhere stories live. Discover now