Capitolo 13

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Sono molto in ansia per questa sera, Blanca mi ha pregata di mettermi dei tacchi perché "i tacchi rendono sexy" o almeno questo è ciò che mi ha detto lei, io ho rifiutato categoricamente di metterli, perché si mi piacciono e si, non sono niente male sui tacchi, però preferisco la comodità delle scarpe basse, alla fine perciò si è arresa, fortunatamente aggiungerei.

«Beh, pensavo che saresti venuta con la tuta, hai già fatto qualche passo avanti.» mi dice Blanca indicandomi dalla testa ai piedi, poi mi fa l'occhiolino ed io alzo gli occhi al cielo.

Ho indossato una semplice salopette di jeans con una maglietta sul lilla che lascia scoperto l'ombelico e degli stivaletti bassi neri, niente di esagerato o vistoso, come sempre. Non sono di certo una che trascura la sua estetica e il suo modo di vestire, solo che non sono neanche una di quelle ragazze che ci mettono ore a scegliere cosa mettersi, diciamo che sono una via di mezzo ed amo la semplicità, credo.

«Bibi, non esco quasi mai con la tuta...» non che mi dispiacerebbe farlo, insomma, le tute sono comode!

«I leggings sono praticamente la stessa cosa.» sbuffa lei per poi prendermi sottobraccio, io mi rifiuto di ribattere e dare inizio ad un dibattito.

«Dovremmo davvero comprarci un'auto.» le faccio notare, perché è vero, ne abbiamo proprio bisogno, non sopporto più di andare da una parte all'altra camminando a piedi, è stancante, troppo stancante.

«Tuo padre voleva regalartela.» mi ricorda lei ed io quasi mi pento di non aver accettato, quasi.

Papà voleva regalarmi un'auto dopo che ho preso la patente ma io non ho accettato perché non volevo che spendesse soldi per me, ha fatto e fa già abbastanza, per questo ho deciso di lavorare, per guardagnarmi i miei soldi e comprarmela da sola.

«Vero, il tuo voleva regalarne una anche a te, se non sbaglio.» le ricordo io, anche lei ha rifiutato per lo stesso motivo, l'ho detto, siamo molto più simili di quanto non sembriamo.

«Touché.» mi risponde ridacchiando mentre continuiamo a camminare verso una meta a me sconosciuta.

Per tutto il tragitto Blanca non ha fatto altro che parlarmi di Dylan ed io non ho fatto altro che pensare "Quando arriveremo?" o "Quando finirà questa tortura?" o ancora "Non stanno neanche insieme e già mi parla così tanto di lui, se si mettono insieme dovrò comprarmi dei tappi per le orecchie?"

«Siamo arrivate.» mi dice schioccandomi le dita davanti agli occhi, si, mi perdo spesso nei miei pensieri.

Guardo davanti a me e noto che ci sono diversi locali nella stessa stradina ma tutti separati l'uno dall'altro, Blanca mi indica quello al centro che si chiama Red Angel, nome alquanto particolare, dall'esterno sembra piuttosto carino anche se credo che dentro ci siano troppe persone, ciò che mi porta a pensare questo è che fuori ce ne sono almeno trenta, forse di più, intenti a parlare, limonare o a fumarsi una sigaretta.

Spero solo che all'interno sia abbastanza grande da non farmi sentire asfissiata.

«Ricordamelo, perché ho accettato di venire?» le chiedo dopo essere entrate e aver preso il millesimo urto da parte di qualcuno, fortunatamente almeno la musica non è a volume che spacca i timpani, così non mi verrà il mal di testa ma in cambio me ne tornerò a casa coperta di lividi.

«Perché mi vuoi bene e anche perché vuoi vedere Grayson.» mi fa la linguaccia ed io sbuffo.

Non ha poi tutti i torti.

Dopo circa una decina di minuti fortunatamente riusciamo finalmente a trovare il resto del gruppo, ci sono due persone che non conosco e una che invece conosco fin troppo bene e che vorrei non fosse qui, si, Jane.

Lezioni d'amoreWhere stories live. Discover now