Capitolo 27

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Oggi è Venerdì e il lavoro, compresi gli allenamenti, sono stati spostati nel pomeriggio, domani ci saranno degli incontri molto importanti e in pochi parteciperanno, so per certo che parteciperà Grayson, beh, non potevo non saperlo, ormai non faccio che pensare a lui. Grayson Walker sarà la mia rovina.

«Rocky, finalmente passiamo un po' ti tempo insieme, mi dispiace, non ci sono stato molto in questi giorni...» mio padre è seduto sul divano accanto a me, mentre guardiamo la televisione, finalmente ha anche lui un po' di meritato riposo.

«Non fa niente papà, so che il lavoro è la cosa più importante della tua vita e sono orgogliosa di te.» gli dico sinceramente, perché è vero, sono orgogliosa di mio padre.

La palestra è tutto per lui, ha fatto un sacco di sacrifici per aprirla e tirarla avanti, ha sempre sognato di essere un pugile professionista, ma purtroppo non ha potuto prima per i suoi genitori, poi per mia madre. I miei nonni volevano che diventasse un medico o un avvocato, per questo non ci è mai andato d'accordo. Mentre mia madre, beh, mia madre era troppo incasinata, ma lui l'amava lo stesso, lei un po' meno.

«Tu sei la cosa più importante della mia vita, Arya. E sono io quello orgoglioso di te.» mi dice papà, cogliendomi di sorpresa, non è che dice cose del genere molto spesso, non perché non mi voglia bene o cose del genere, solo non è nel suo carattere, così come non è nel mio, per questo andiamo così d'accordo, siamo molto simili.

«Ti voglio bene, lo sai.»

«Te ne voglio anch'io.» mi dice, stampandomi un bacio sulla fronte.

«Sai, ho rivisto Jane.» gli dico, dal nulla, non appena si allontana da me.

«Davvero? Quando?» mi chiede, curioso e preoccupato.

So che non vuole darlo a vedere e so quanto Jane ha deluso mio padre, ma in un modo o nell'altro lui continua a preoccuparsi per lei, le vuole bene e questo non cambierà mai.

«Qualche settimana fa, in realtà la sto vedendo spesso.» gli faccio sapere e lui mi guarda stranito, poi la preoccupazione torna a farsi spazio sul suo volto.

«Come sta?» mi chiede ancora ed io non so cosa rispondergli, in realtà.

Cosa gli dico? "E' la stessa stronza di sempre"?

«Come sempre, credo. Anche se beh...» inizio a dire, ma lui non mi fa finire.

«Cosa?» lo conosco e so che in questo momento sta pensando a un sacco di cose preoccupanti.

«Non credo che si droghi ancora.» faccio spallucce e torno a guardare la televisione.

«E' una buona cosa.» gli sento dire, più a se stesso che a me.

«Beh, comunque è sempre la stessa.»

«E' tua sorella, Arya.»

«Così si dice.» alzo gli occhi al cielo e così capisce che non ho più voglia di parlare di lei.

Arrivato il pomeriggio mi dirigo alla palestra senza mio padre, il quale ha deciso di esercitare da casa oggi, credo che abbia preso sul serio la storia della giornata di relax, più che meritata in questo caso.

Ci sono già alcuni ragazzi che si stanno allenando, c'è Ray l'altro allenatore, amico da una vita di mio padre, poi vedo in lontananza Blanca vicino Dylan, Drake e Grayson.

Sono ancora indecisa sull'avvicinarmi o meno, ma sfortunatamente Drake mi vede prima che possa correre a nascondermi.

«Aryetta!» urla e in molti si girano verso di me.

Accidenti a lui!

Mi avvicino a loro come una condannata a morte e con una lentezza da far invidia alle lumache.

«Non potevi aspettare che mi avvicinassi senza urlare il mio nome ai quattro venti?» gli chiedo irritata una volta arrivata davanti a loro.

«Di buon umore come sempre, vedo.» ribatte Drake, stuzzicandomi.

«Non iniziate, perfavore.» s'intromette la mia migliore amica, la quale sta appiccicata a Dylan come se fosse la sua ancora di salvataggio.

«Non ho fatto niente.» mi difendo a spada tratta, facendo ridere Blanca.

«L'ho solo chiamata.» dice contemporaneamente Drake, facendomi sbuffare.

«Si, come se avessi qualche problema uditivo.» aggiungo io, perché ha urlato il mio nome, non mi ha soltanto chiamata.

«Okay, okay. Drake, andiamoci ad allenare.» dice Dylan prima che Drake possa ribattere e io gli sono grata.

Io e Drake siamo diventati amici si, ma quel tipo di amici che non possono fare a meno di battibeccare.

Non mi sono resa neanche conto di essere rimasta da sola con Grayson a pochi centimetri di distanza e accidenti, quando mi volto a guardarlo il mio cuore inizia a galoppare come un cavallo impazzito.

Un giorno di questi morirò di tachicardia, me lo sento.

«Ciao.» cavolo, sono stata io a salutarlo? Che accidenti ho nella testa?

«Ciao.» ribatte lui, guardandomi attentamente.

«Non ti sto ignorando.» gli dico con non so quale coraggio e non so neanche perché.

«Lo vedo.» risponde lui, ha le braccia incrociate al petto e non smette di guardarmi, come se mi stesse studiando.

«E non andremo ancora a letto insieme.» okay, non l'ho detto davvero, vero?

L'ho solo pensato, giusto?

Qualcosa nello sguardo di Grayson mi fa capire che non l'ho solo pensato, l'ho anche detto.

«Questo è da vedere.» la sua risposta mi conferma il fatto che la mia boccaccia larga ha parlato ancora senza freni, sento le guance andare a fuoco.

«Lotterai anche tu domani?» cerco di cambiare discorso perché sto desiderando davvero che la terra si apra e mi inghiottisca.

Anche se so che lotterà anche lui domani e so anche che mio padre punta tutto su di lui, nel senso, crede molto in lui.

«Si » per fortuna lui non fa niente per deridermi e non dice nient'altro che possa mettermi ancora di più in imbarazzo.

«Ho sentito dire che mio padre crede molto in te.» gli dico e lui non risponde, «Beh, in bocca al lupo.» gli dico, cercando di mettere fine a questa imbarazzante conversazione.

«Verrai?» mi chiede all'improvviso, facendomi voltare ancora una volta verso di lui.

«Dove?» gli chiedo, abbastanza confusa.

«Agli allenamenti, più tardi.» risponde, guardandomi fisso negli occhi.

Cavolo, non capisce che mi mette in soggezione quando fa così?

«Continuerai ad allenarti?» gli chiedo, tutti smetteranno di allenarsi tra qualche ora, lui ha intenzione di continuare?

«Ai nostri allenamenti.» e il modo in cui dice nostri mi fa capire che non sta parlando degli allenamenti con il resto dei ragazzi, ma dei nostri, miei e suoi.

Il cuore riprende ad accelerare e il mio cervello va in tilt.

«Allora? Verrai o no?» mi chiede dopo che ho fatto scena muta per qualche minuto.

«Si.» accetto subito, senza pensarci neanche un po'.

Quanto sono stupida da tanto a tantissimo?

«Ci vediamo dopo, allora.» mi dice ed io annuisco.

«Si, dopo.» riesco a dire, ma credo di averlo solo pensato, non ne sono sicura.

«Bambina.» mi dice a mo' di saluto per poi allontanarsi subito dopo.

Non sono una dannata bambina, vorrei urlargli contro, ma ci sono troppe persone e io ho già fatto fin troppe figure di merda per oggi.

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