CAPITOLO 5

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Fu la sottile luce che mi illuminava il volto che mi svegliò quella mattina

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Fu la sottile luce che mi illuminava il volto che mi svegliò quella mattina. Mi rigirai tra le lenzuola beatamente e godendomi quella magnifica sensazione. Quella notte avevo dormito proprio bene, senza pensieri, senza rigirarmi di continuo, proprio come una neonata nella sua culla.
Questa sensazione era peró fin troppo bella. Appena alzai le palpebre però notai qualcosa di strano. Mi tirai velocemente su con la schiena appoggiandomi allo schienale dell'enorme letto su cui stavo dormendo poco fa. Osservai la camera in cui mi trovavo. Enorme, con pareti e soffitto bianchi, parquet scuro sul pavimento e mobili moderni. Era un po' spoglia a dire il vero e qua e là c'era qualche scatola di cartone. Mi alzai raggiungendo la finestra e guardai fuori. Era una giornata splendida, il sole risplendeva nel cielo azzurro, limpido, privo di nuvole e sotto un parco fantastico con erba verde e alberi dello stesso colore e tra quelli mi sembrò di notare persino uno piscina, ma a dire il vero non stetti ad osservare più di tanto perché quando posai il mio sguardo sul lungo specchio posto in verticale di fianco alla finestra mi guardai terrorizzata.
Avevo i capelli arruffati, un viso da paura e per di più non indossavo il vestito della sera prima ma una lunga maglia nera con un piccolo stemma della Nike sulla parte superiore a sinistra. Mi strofinai una mano sul volto per poi passarmela tra i capelli e fu li che mi domandai che cazzo era successo la sera prima. Avevo per caso fatto sesso con qualcuno? E poi dov'ero finita?
Uscì dalla stanza ritrovandomi in un lungo corridoio bianco. Lo percorsi finché non mi ritrovai in una cucina enorme. Wow ma in che villa di lusso ero finita. Se ho scopato con qualcuno questa notte quel tipo devo dire che ha decisamente buon gusto. Sperai solo non fosse un imprenditore cinquantenne. Bleh, che orrore.
Mi sedetti su uno degli sgabelli dell'isola della cucina e fu li che trovai il mio telefono. Era sotto carica. Lo staccai e trovai 8 messaggi di Lara e 10 di Achille. Tutti che mi chiedevano dove fossi e come stetti. Non ci pensai due volte e chiamai subito la mia amica.
Dopo due bip fortunatamente rispose.
"Lara aiutami. Non so dove sono e...e qui non c'è nessuno. È tutto così bello, ma penso che mi abbiano rapita. Oddio non mi ricordo niente" portai la testa all'indietro sempre tenendo il telefono vicino all'orecchio.

"Sole respira. È tutto apposto" cercò di tranquillizzarmi ma ottenne l'effetto contrario.

"È tutto apposto? Come fai a dire che è tutto apposto? Io non so dove mi trovo"

"Sole stai tranquilla. Sei a casa di Christian" tentò di spiegarmi.

"Christian? Quel Christian?" Chiesi imbecillemente. Era ovvio che era quel Christian. Se no chi altro. Conoscevo solo lui con quel nome, nonostante fosse un nome utilizzato anche in Italia.

"Si proprio lui tesoro" la sentii ridere dall'altro capo del telefono. "Il bel giocatore che non ti toglie gli occhi di dosso. Ieri sera ci siamo perse di vista in discoteca e il tuo telefono era scarico, proprio allo 0% , così lui ti ha portato teneramente a casa sua tra le sue braccia, mettendoti a letto e rispondendo ad una delle mie chiamate non appena il tuo iPhone X fu carico. Decisamente da cambiare tesoro. La batteria non dura un cazzo" precisó lei cercando di farmi ridere, ma in quel momento avevo la testa altrove.

-Sunshine- Christian PuliscDove le storie prendono vita. Scoprilo ora