CAPITOLO 24

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È la sera del 7 novembre e a Milano nello stadio di San Siro sta per iniziare il secondo tempo della partita Milan-PSG, che per il momento è segnata da un 1-1

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È la sera del 7 novembre e a Milano nello stadio di San Siro sta per iniziare il secondo tempo della partita Milan-PSG, che per il momento è segnata da un 1-1.

Dopo diversi minuti dal fischio d'inizio, Oliver Giroud entra nel vivo della partita e arriva la prima azione importante: scalcia con forza il pallone che finisce dritto in porta. Il portiere del PSG, Donnaruma non può fare nulla: è goal, la palla ha sfondato la rete.

"Eccolo finalmente" dice Edoardo sollevato dalla ripresa del francese.

C'è un secondo di silenzio: i tifosi stanno prendendo consapevolezza di quello che è appena successo. Dopo un secondo esatto esplodono di gioia, urlano e sbraitano come animali impazziti.
La verità è che aspettavano questo goal da fin troppo tempo.
Dopo aver ammirato lo stadio in festa, mi volto a guardare Christian. A destare la mia attenzione è la sua strana esultanza anzi forse sarebbe meglio dire non esultanza visto che davanti alla telecamera si porta il dito alla bocca, come se volesse zittire qualcuno.
In un attimo si dirige verso colui che ha fatto gol accerchiandolo, insieme ai suoi altri compagni. Insieme esultano, saltando e sorridendo per la gioia.

Loftus Cheek è dietro di lui e per un momento sembra dirgli qualcosa all'orecchio. Lui ascolta quello che gli dice con un atteggiamento imperturbabile poi si gira a guardarmi. Ci guardiamo intensamente per un minuto interminabile fino a quando poi si volta per ricominciare a giocare.

La tensione esplode al 92 esimo minuto:
Christian si butta a terra addolorato, tenendosi la gamba sinistra con le mani.

"Ma che cazzo sta facendo?" urla Edoardo, appena balzato in piedi.

Lo vedo non rialzarsi, infatti la partita per un momento di ferma.

Confusa, mi volto verso Marco "Che succede adesso?" domando preoccupata

"Sembrerebbero crampi, ma forse è meglio andare a dare un'occhiata. Qualcuno di voi mi vuole accompagnare?" Chiede Marco recuperando la sua valigetta di soccorso.

"Vengo io" mi alzo in piedi e raggiungo il campo, prima ancora che potesse arrivare il mio capo.

Mi accoscio di fianco al numero 11, che in quel momento socchiudeva gli occhi, con i denti stretti.

-Sunshine- Christian PuliscDove le storie prendono vita. Scoprilo ora