CAPITOLO 19

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POV CHRISTIAN

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POV CHRISTIAN

Per la prima volta, quel giorno di fine settembre, avevamo concluso gli allenamenti nei tempi prestabiliti. Nessun tipo di discussione, nessuna ramanzina e nessuna perdita di tempo. Eravamo pronti per la partita Milan-Lazio che si sarebbe tenuta il giorno successivo a San Siro.

Lavorare in campo era comunque ottimo, mi permetteva di scaricare la tensione e non pensare alle cose negative, come per esempio avere un'oceano che divide me dalla mia famiglia. È solo grazie a mia madre e mio padre se sono arrivato fino a qui. Devo molto ad entrambi, come a mia sorella.

Quando ero ancora piccolo, a soli 6 anni, mia madre ottenne una borsa di studio per insegnare per un anno in Inghilterra e dato questo motivo, ci trasferimmo ad Oxford. L'Inghilterra era, ed è tutt'ora un paese che mi affascina molto, un paese che mi dava un senso di quiete e spensieratezza, ma forse solo perché è stato li che ho veramente capito quello che volevo essere, ovvero un calciatore. Infatti iniziai proprio li a giocare, per poi continuare in America, una volta tornato a casa. Praticavo il calcio a scuola e quando giocavo in campo con i bambini più grandi di me, pensavo sempre che non dovevo usare le mie capacità fisiche, ma dovevo batterli con la mente.

Ricordo che i miei genitori, nonostante fossero due persone estremamente amanti del calcio, non mi obbligarono mai a praticare questo sport. Mio padre addirittura tentava di distrarmi da esso, per far sì che il calcio fosse un'attività di mia spontanea volontà. E così fu.

Crescendo fui fortunato, perché mi notarono diverse squadre, tra cui la nostra futura avversaria di Champions league: il Borussia Dortmund.  Rimasi in Germania per diversi anni, dove ebbi un'ottima formazione calcistica a livello di tecnica. Dopotutto ero solo un ragazzo di 17 anni che voleva realizzare il suo sogno e migliorarsi giorno dopo giorno.

Una volta che ebbi imparato bene il tedesco mi venne fatta un'altra offerta, che accettai. Tornai in Inghilterra e arrivai a giocare al Chelsea in Premier League e anche in Champions League.

Eh che dire, oggi sono qui, in un team fantastico, formato da persone che tutti i giorni mi fanno sentire a casa e con cui ho legato fin da subito.

È un bene che tra di loro ci siano dei miei vecchi compagni di squadra, come Oliver, Rubens e Tomori. Che dire ho conosciuto persone come Tjani e Rafael con cui mi sono trovato bene fin da subito.

E poi, i miei occhi si sono posati quasi inconsciamente su quelli di una persona. Certe volte mi sento un ragazzino, ultimamente più del solito. E la cosa mi turba, perché mi ero promesso di non farlo. Non volevo accadesse una cosa come quella che era accaduta in passato. Mi ero innamorato di una ragazza in Inghilterra. Noi stavamo insieme ed io ero felice, fino a quando non arrivai a sapere che lei stava con me solo per acquisire fama. Giorno dopo giorno i suoi follower su Instagram aumentavano e così i video e le foto che postava con me. Fu un giorno di primavera che lei mi lasció senza darmi una valida spiegazione.
"Non siamo più compatibili" era la sua giustificazione "non riesco più a capirti e lo stesso tu con me" . Mi frantumó il cuore in mille pezzi.
Poi io feci due più due e ne capì il vero motivo. La felicità che aveva quando era con me, non era data da me, o meglio non era data dal mio amore per lei, ma dall'immagine che si stava costruendo grazie a me.

-Sunshine- Christian PuliscWhere stories live. Discover now