Capitolo 1

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"Correvo senza fiato, il lungo vestito bianco si muoveva furiosamente, il cuore batteva forte e il luogo circostante non era altro che un accozzaglia di colori. Sentivo una voce, gentile e forte al tempo stesso. Dovevo arrivare, dovevo raggiungere al piú presto quella voce. In lontananza vedevo una luce, una fonte di calore che mi scaldó il cuore, mancava poco, davvero ... davvero... poco"
Stavo per scoprire la persona che possedeva quella voce, forse la mia anima gemella?ma a quanto pare, la mia adorabile e dolce sorellina, doveva interrompere tutto. Sbadigliando mi alzo e fulmino Cora con lo sguardo, il suo viso si illumina con un sorriso enorme e si mette a saltellare come un ossessa, e qui sorge la domanda del secolo: Come fa una bambina di otto anni ad essere cosí pimpante la mattina? Non lo scopriremo mai.
"Eva muoviti! Oggi mi devi accompagnare a scuola" mi blocco davanti l'armadio e sposto lo sguardo verso l' orologio. Respira Evangeline, respira ...
"THOMAS"urlo il suo nome cosí forte, che Cora smette di saltellare e mi guarda spaventata. La porta si apre di scatto e Thomas sbuca con una mazza in mano, mi avvicino e gli do un pugno sul braccio.
"Per fortuna sei tu il fratello maggiore!sei un cretino! Come hai potuto svegliarmi cosí presto? Sono solo le sette e mezza, oggi é il mio giorno libero!"Lui mi mette una mano sulla spalla e con il suo solito sorriso impertinente, mi dice " Sorellina oggi devo stare in ufficio alle otto, non posso fare tardi a lavoro e non potevo chiedere ai nostri genitori di accompagnarla, visto che stanno dai nonni" si gira e prima di andarsene aggiunge "smettila di fare la psicopatica, credevo che stavano per torturarti, adesso vado ... ciao bellezze!".
Resto ferma per due minuti per sbollire, e quando sento la porta del soggiorno chiudersi faccio un sospiro. Sento qualcosa tirare la maglia del pigiama, mi giro e vedo Cora che mi fissa con i suoi bellissimi occhi color ghiaccio.
"Cora, thomas ti ha giá fatto fare colazione?" Chiedo sorridendole, é impossibile prendersela con lei.
"Si" risponde ricambiando il mio sorriso.
"Bene!vai a vedere i cartoni, poi ti chiamo quando dobbiamo andare" lei a quelle parole toglie la mano dalla mia maglia e corre via. Bambini, penso scuotendo la testa. Entro in bagno e mi guardo allo specchio, i miei lunghi capelli castani sono diventati una massa indescrivibile e i miei occhi scuri sono contornati da profonde occhiaie, sbuffo e inizio a prepararmi. Dopo venti minuti scendo al piano terra e vedo Cora, che balla seguendo i movimenti della signora dell' episodio, scuotendo i riccioli dorati e spontaneamente mi nasce un sorriso.
"Ballerina andiamo a scuola, sú!" Lei smette e spegne la televisione, dopo qualche minuto ci troviamo imbottigliate nel tipico traffico di New York.
Fantastico! Sono le otto e mancano venti minuti al suono della campanella. Con un sospiro mi accascio contro lo schienale e aspetto qualche segno di vita ... niente. All' improvviso sento una musichetta, sposto lo sguardo e noto Cora, che con molta concentrazione cerca la canzone che gli piace.
"Eva, non la trovo" dice piagnucolando, allora gli sorrido gentilmente e gli metto la canzone, lei di tutta risposta lancia un gridolino di felicitá e inizia a cantarla.
E pensare che oggi era il mio giorno libero e sottolineo era, di sicuro dovró andare anche a riprenderla. Visto che per adesso non ci sono segni di vita, vi racconteró un pó di cose sulla mia famiglia. Thomas García, ventiquattro anni e giornalista al New York Times, precisamente nel settore delle critiche gastronomiche, ed é un eterno bambino e a volte ho la sensazione che non crescerá mai; Cora García, otto anni e studentessa delle elementari, ed é una bambina molto vivace; Lucas García, quartaquattro anni e padre ventiquattro ore su ventiquattro (insomma non ha un lavoro e quindi sta sempre a casa), di origine spagnola ; Molly Crow, quarantadue anni e ricercatrice, di origine inglese; e infine ci sono io Evangeline García, vent' anni e cameriera in un pub, e con un grande sogno nel cassetto ... incontrare qualcuno e mettere su famiglia, lo so non é proprio un gran sogno, almeno per voi, ma per me é una meta da raggiungere per la mia felicitá. E questo mi riporta al sogno, chissa cosa significa... Evviva!finalmente dopo interminabili minuti fermi iniziamo a muoverci e con una felicitá impagabile, perché per una volta arriveremo (forse) a scuola in orario, inizio a muovermi mentre Cora continua a canticchiare allegremente, peccato che questa allegria é destinata a durare poco. Succede tutto molto velocemente, la macchina davanti frena di botto e io non faccio in tempo a fermarmi, all' improvviso tutto va a rallentatore: La macchina che tampona quella davanti, Cora che per fortuna resta inchiodata al sedile grazie alla cintura e poi io che sbatto la testa sul volante. Perché? Perché capitano tutte a me? Cosa sono una calamita di disgrazie? La vista inizia ad offuscarsi, Cora inizia a piangere per la paura e un uomo, di cui non riesco a distinuere bene i tratti si avvicina all' auto, imprecando e sbraitando qualcosa sulla stupiditá delle donne alla guida e per finire in bellezza la macchina é completamemte andata ( almeno credo, ma il fumo che esce non é proprio un buon segno). La portiera si apre, ma prima di poter vedere bene il viso dell' uomo gli occhi si chiudono, e l' unica cosa che sono riuscita a distinguere del suo volto sono i suoi occhi color oro e subito dopo il vuoto totale.

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