otto

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Dopo aver trovato il bagno, rigorosamente ordinato e lussuoso, mi sono fatta una doccia calda cantando a squarcia gola tutto il repertorio di canzoni che ho nella mia testa.
Chiudo l'acqua e mi strizzo i capelli il più possibile per poi poggiare i piedi sul morbido tappetino e cercare un accapatoio, che, non trovato, viene sostituito dal un aciugamano bianco che mi arriva più o meno fino alle ginocchia.
Cerco disperatamente una camera femminile, ma mi imbatto nella vecchia camera di Caleb... è la seconda volta che entro in camera sua.
Non mi stuferó mai.
Non me la aspettavo così, il colori sono il rosso e il bianco, in giro ci sono poster di football, basket, baseball... insomma, svariati sport.
Apro l'armadio che è scavato nella parete e lo trovo pieno di felpe, ecco dve le ha lasciate...
Ne rubo una: rossa con il logo della sua vecchia scuola.
Probabilmente mi starà enorme.
Così esco dalla stanza e vado in quella accanto.
Deve essere dei genitori.
Vado anche qui verso l'armadio e apro un cassetto.
C'è biancheria intima ancora nuova... ne rubo un paio insieme a dei jeans da donna molto molto costosi.
La madre di Caleb deve essere davvero magra, e ha partorito 3 volte!
3!
Ritorno in bagno e mi vesto, sto per mettere la felpa quando.
<<quella è la mia felpa del liceo?>>

<<non sapevo cosa mettermi>>

<<io inizierei dai pantaloni>>
Divento immediatamente rossa nel accorgermi che ho indosso solo le mutande e la felpa... che imbarazzo.
Gli chiudo la porta del bagno in faccia, assicurandomi che questa volta sia a chiave.

<<non vi capisco, è come se ti vedessi in costume!>>

<<è diverso!>>

<<in cosa?>>

<<è diverso e basta!>>

<<continuo a non capirvi>>
Sento dai passi che si allontana cosí inizio ad asciugarmi i capelli.

Solo quando sono pronta e quando il bagno è tornato alle condizioni iniziali, esco da lí.
Scendo le scale facendo attenzione a non inciampare e, quando passo davanti a uno specchio, mi guardo per capire se sono in condizioni decenti.
Vuoi essere carina per lui? Vero?
Pfff... figuriamoci.
Continuo la discesa e vado in cucina dove lo trovo intento a frugare nel frigorifero.

<<quando si va a Manatham?>>
Nella mia voce che un sacco di entusiasmo... troppo.

<<ci davvero cosí tanto? Non è tutto questo gran ché>>

<<me lo hai promesso>>
Lui annuisce e torna a frugare nel frigo.
<<mi restituirai quella felpa, lo sai vero? Non importa quanto bene ti stia... è mia>>

<<come sei possessivo>>
Borbotto cercando di non farmi sentire, niente da fare, lui mi sente.
<<sono molto possessivo, non solo con gli oggetti>>
Mi squadra un attimo e poi toglie la testa dal frigo e mette gli ingredienti per un panino sull'isola della cucina.
Mentre inizia a "cucinare" quella che dovrebbe essere la sua colazione mi viene in mente una domanda.

<<Caleb... ieri sera... a quel tizio... hai detto che ero una delle persone che non posso toccare... perché?>>
A quella domanda deglutisce, sta per rispondere ma lo interrompe il suono della serratura della casa.

<<tesoro, avevi lasciato aperto?>>
Chiede una voce femminile molto educata.

<<no>>
Ne risponde una maschile altrettanto educata.
Guardo Caleb con sguardo interrogativo, che, intanto, aveva sbarrato gli occhi ed era come paralizzato.

<<ehi Caleb? Tutto okay?>>
Lo tocco e lui si smuove dalla sua specie di trans.

<<sono i miei genitori, preparati>>
Cosa intende con preparati?
Non mi lascia il tempo di intuito che mi prende il polso e mi porta all'ingresso.
Lí c'è una coppia di circa 45 o 50 anni.
La donna indossa un vestito a tubino blu che le arriva sotto il ginocchio, le gambe sono nude e ai piedi ci sono un paio di scarpe dal tacco 10 bianche, il tutto accompagnato da una collana e da orecchini di perle ed una crocchia molto ordinata.
L'uomo indossa un semplice abito da lavoro anch'esso blu, con la cravatta rossa,camicia bianca, scarpe rosse in camoscio, costoso orologio al polso e una capigliatura senza nemmeno un capello fuori posto.
Entrambi i loro sguardi si tingono di sorpresa quando si accorgono della presenza del figlio.
<<Caleb? Cosa ci fai qui? E chi è questa ragazza>>chiede il padre avvicinandosi a me, ma Caleb mi tira indietro con il braccio.

<<un amica>>
Risponde.
<<siamo qui per una breve sosta>>

<<questa ragazza indossa i miei jeans di Gabbana?>>
Mi dipingo di rosso.
<<e stanno meglio a lei>>
Sorride in fine è senza farsi intimorire dal figlio lo sposta e mi prende la mano.

<<piacere, mi chiamo Amanda... Amanda Oswel in Evans, lui è mio marito Brian Evans... siamo i genitori del tuo ragazzo>>

<<è solo una merda di amica, okay?!>>
Sbraita Caleb.
Oh bhe... molte grazie...

<<Caleb non dire queste parole scurrili>>

<<oh cazzo!scusa!>>
Risponde lui in tono.

<<Caleb>>
Sussurro dietro di lui.
Il ragazzo si gira di scatto e mi guarda urlandomi contro.

<<che cazzo vuoi?>>
Mi trattengo da non urlargli contro anche io e mi lascio sfuggire solo un sussulto.

<<andiamo>>
dico infine gurdandolo negli occhi, per un attimo rivedo quello sguardo dolce che non mi capita mai di vedere, come sempre solo per un secondo.
Caleb alza gli occhi al cielo e si rivolta verso i genitori che mi guardano come straniti.
Perché li tratta cosí? Sembrano brave persone...

<<restate per pranzo?>>
Chiede la donna.

<<ma vaffanculo!>>

<<perchè no?>>
Diciamo al unisono io e il mio coinquilino.
Lui mi guarda io lo guardo... è una sfida?
<<devi ancora fare colazione>>
Dice sempre guardandomi negli occhi. <<posso farla qui... potresti farmi un panino... visto che faccio schifo a cucinare>>
Alza un sopracciglio.
<<lo hai ammesso finalmente... noi non restiamo>>

<<noi restiamo>>

<<e Mamatham?>>

<<si va dopo pranzo, mi hai fatto saltare i corsi... questo è il minimo>>

<<no>>

<<per favore... non ti hanno fatto niente di male>>
Sussurro infine.
Per un momento sembra che si stia mettendo a ridere ma poi sta zitto.
Ho vinto.
<<restiamo, grazie per l'invito>>
Amanda sorride momento un "grazie" e il padre annuisce.

<<fottetevi! Fottetevi tutti!>>
Sbraita Caleb infine è sale in camera sua sbattendo la porta.


Quel Coinquilino Snervante - DAL 18 APRILE IN LIBRERIA!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora