ventisei

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La giornata è trascorsa velocemente, dopo la colazione non abbiamo fatto praticamente niente e il giro in centro con Caleb è saltato, infatti è uscito con mio e mio fratello, mentre noi donne sparlavamo delle altre del quartiere ma poi è saltato fuori un argomento fragile.

<<sai Jen, ho sentito che ci sarà Nicholas al ritrovo>>
Mi informa mia madre mentre prepara la cena per domani, ci sarà un cenone con tutti i miei parenti quindi inzia con i preparativi.

<<oh>>
Rispondo.
<<okay>>
Dico indifferente.

<<era stato proprio un cretino, quando ti vedrà con Caleb impazzirà>>
Sì lamenta Clary.

<<chi è che impazzirà?>>
Arriva in cucina Caleb e mi avvolge la vita con le braccia da dietro e mi da un bacio a stampo quando mi giro.

<<ehi, siete tornati>>
Lo saluto.
Lui si mette affianco a me senza togliere il braccio dalla mia vita.

<<no, davvero, chi è che impazzirà?>>
Le ragazze si scambiano delle occhiate fugaci.

<<Nicholas>>
Rispondo io.

<<Nicholas?>>

<<ti ricordi, quando mi hai detto in macchina, che ti sembravo la solita ragazza che aveva una cotta per il più bello della scuola e che gli facevo i compiti sperando in un appuntamento mai arrivato?>>

Lui annuisce.

<<lui è il ragazzo più bello della scuola>>
Sospiro.

<<allora lo farò impazzire sicuramente>>
Inzia a darmi dei piccoli baci sulla guancia per scendere fino al collo.
È dannatamente sdolcinato quando vuole, sappiamo entrambi che non è così in realtà ma che è molto più scorbutico ... ma mi piace.

<<prendetevi una stanza!>>
Urla mia nonna.
Rido e dico che vado a prepararmi per uscire, mentre Caleb mi segue nella mia stanza lo fermo alla porta.

<<cosa?>>
Chiede sorpreso.

<<non puoi entrare>>
Dico.

<<perché no?>>

<<devo cambiarmi>>

<<non mi da fastidio>>
Afferma con un sorriso.
Ridacchio.
Non voglio che veda come mi vesto, voglio che sia una sorpresa.

<<da fastidio a me>>
Mento.

<<non dire cazzate, lo so che ti piace come ti guardo>>
È talmente convinto di ciò che dice.

<<e come mi guardi di preciso?>>
Chiedo come sfida.

<<se mi fai entrare lo scopri>>
Sorride entrando spontaneamente nella mia camera.
Si guarda attorno molto più attentamente delle altre volte, visto che le volte precedenti è stato occupato.
Lo vedo soffermarsi su una foto di me al liceo.
La prende e me la mostra con un sorriso beffardo.

<<ridammela cretino!>>
Cerco di toglierlela dalle mani ma lui la alza e fa modo che io non ci arrivi.

<<l'apparecchio ti donava>>
Scherza.
provo a mettermi sulle punte dei piedi ma niente da fare, non lo raggiungo.
Un altro sforzo... eeeh... niente, nada, absolulity nothing!
Così mi metto seduta sul mio letto con le braccia incrociate e lo guardo male, ma ottengo solo una risata.

<<sono incavolata! >>
Fingo.

<<hai la faccia di una bambina... davvero... è impossibile prenderti sul serio>>
Ma non rispondo e come segno di protesta distolgo lo sguardo da lui e allungo il broncio.
Così lui mette la foto a posto e io sorrido.
<<lunatica>>
Sussurra.
<<da quale pulpito!>>
Lo sgrido.
<<almeno aiutami a scegliere il vestito...>>
Mi lamento.
Il suo corpo si fa rigido e i suoi occhi si sbarrano.
È entrato nel girone infernale del"non ho niente da mettermi".

<<non intendo farti da consulente di moda>>

<<oh si lo farai, sei entrato in questa stanza>>
Dico con sguardo assassino.

<<e così me ne esco! Scordatelo!>>
Chiude la porta e io rimango sola e soddisfatta con i miei vestiti.

Un ora dopo sono pronta.
Sospiro guardandomi allo specchio, in questo momento vorrei Luka con uno dei suoi tocchi da stilista e makeup artist... non mi farebbe male.
Guardo il mio vestito rosso con la gonna a giro, non un rosso acceso un rosso invernale, scuro... non sono un artista! Non so tutti i nomi delle tonalità di rosso! Quindi accontentatevi di questa misera descrizione.
I capelli sono raccolti in una cipolla disordinata, le palpebre sono circondate da un ombretto bianco per niente pigmentato che gli dona solo un colore più rosato, le labbra sono ricoperte di un rossetto rosso opaco dello stesso colore del vestito e adesso, mia nonna nonché la mia truccatrice personale, mi sta mettendo del mascara sulle ciglia.
<<hai delle belle labbra, dobbiamo puntare soprattutto su quelle>>
Afferma con la sua voce anziana.
Quando mi alzo e sto per mettere le converse la sento osservarmi.

<<quelle, tesoro?>>
Chiede mia madre al posto suo.
Annuisco con fare disinvolto.
Ce l'hanno tutti con le mie scarpe.

<<quanto hai di piede?>>
Chiede mia nonna.

<<trentanove>>
Rispondo.
Lei sussurra un"perfetto" e guarda mia madre come per confermare un fatto.
<<non mi piace quello sguardo>>
Affermo.
Mia madre esce dalla stanza e poco dopo entra con una scatola da scarpe.

<<Jennifer, sei una donna adesso, quindi>> dice mia madre aprendo la scatola<<queste sono per te>>
Dentro la scatola ci sono un paio di scarpe da tacco cinque bianche, la punta è arrotondata e sono pulite e lucide.
Non sono un amante delle scarpe col tacco, ma questa sono davvero belle.

<<nessuna ragazza della nostra famiglia è stata abile sui tacchi inzialmente>>
Spiega mia nonna.

<<è nostra abitudine iniziare con qualcosa di semplice, quindi tieni, le abbiamo messe tutte almeno una volta>>
Sorride mia madre.

<<la prima volta che le misi incontrai un ragazzo, un soldato niente male, lo facemmo nel bagno di un negozio, fece va certe cose con quelle mani, per esempio riusciva a->>

<<okay nonna, può bastare>>
La interrompo.

<<volevo solo raccontare le esperienze giovanili... sarà per un altra volta>>

Metto le scarpe e scopro che sono sorprendentemente comode, insomma, non troppo, ma mi aspettavo di peggio.
Faccio due passi e dopo un po riesco a camminarci.
Sono le otto meno un quarto.
Mi metto il cappotto nero e scendo dalle scale facendo attenzione a non inciampare.
Caleb è in ritardo così lo aspetto in soggiorno e quando scende noto che indossa una camicia.
Sta dannatamente bene...
Siamo entrambi imbambolati.

<<allora, andiamo>>
Chiede.
Annuisco.
Si mette la giacca di pelle e usciamo dalla casa per entrare in macchina.
Non diciamo niente per tutto il viaggio perché i nostri sguardi avevano più di mille parole.
Quando scendiamo dalla macchina mi fa effetto essere li, al liceo.
È come se tutti i miei ricordi più brutto apparissero in un colpo.
Faccio un lungo sospiro e mi dirò verso la palestra tenendo Caleb per mano.
Siamo in ritardo di circa dieci minuti quindi quando entriamo tutti si girano verso di me, verso di noi.
Mi blocco.
Sono paralizzata.
Ho troppi sguardi addosso, troppi sguardi di persone che mi hanno deriso.
Una mano circonda la mia vita.

<<sei fantastica, bambinetta, cammina a testa alta>>
Mi rilasso leggermente e vado tra la folla di universitari che si servono ai tavoli.
Riprendono subito a parlare.
Sento cose come " no, non è lei, lei era molto più brutta" o " guardali, come si atteggia ora che è tornata".
Ma solo una parola mi ha fatto voltare.

<<Jennifer?>>
Al mio nome mi giro.
Perdo un battito.
<<Nicholas>>
Sussurro.







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