venti

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<<Matthew? >>
Guardo Andrew... è gay?

<<la cosa si fa interessante>>
Sorride Michel, si vede lontano un miglio che è felice di ciò che ha appena rivelato Andrew.
Si sporge in avanti e guarda sorridente il mio vicino di casa.

<<quindi, fammi capire, sei gay?>>
Chiedo un po' sbalordita, insomma, non me lo aspettavo.
Non sembra,non sembra per niente.

<<bisex, in realtà... ecco, sto attraversando un periodo della mia vita in cui sono molto confuso>>
Spiega.

<<mi piacciono i ragazzi confusi... soprattutto se si tratta di questa confusione... e se a essere confuso è un ragazzo con le braccia cosí muscolose... dimmi, tesoro, quante volte ti alleni a settimana? >>
Continua con sguardo incantato toccandogli il bicipite che, in imbarazzo, Andrew ritrae un po'.

<<tre... tre volte a settimana...>>è a disagio, molto a disagio << ti dà fastidio per caso, insomma ti mette in imbarazzo?>> si rivolge a me.

<<no! Assolutamente no, insomma hai visto con chi ho a che fare?>>

<<Jenny, dovrei prenderla sul personale?>>

<<non in quel senso, Michel... è solo che non me lo aspettavo, tutto qui>>
Lo sento sospirare di solievo.

<<grazie per la comprensione>>
Gli sorrido.

<<quindi... di preciso... pensi di mollare Matthew?>>



I corsi sono durati un eternità oggi, non c'era nemmeno Lyla perché è stata a casa col ragazzo dopo una notte movimentata.
Michel è tornato nel suo albergo dopo che gli ho detto che dovevo studiare perchè tra tre giorni ho un esame e poi ho una pausa per circa due settimane.
Apro la porta di casa e, con mia grande sorpresa, la trovo vuota.

<<Caleb!>>
Urlo, ma non ricevo risposta.
Meglio, ho più privacy per studiare.
Solo dopo sento un mugulio dalla camera del mio coinquilino... un mugulio femminile.
Ti prego no... ti prego no.
Oh si
Apro la porta della camera di Caleb e noto una ragazza, evidentemente nuda che si rotola nel piumone... ma del possessore del piumone non c'è traccia.

<<salve>>
Dice sorridendo la biondina.

<<salve>>
Rispondo.
Giornata piena di sorprese, eh?
Ah chi lo dici.
Ho una stretta allo stomaco, come se mi fosse stato preso il fegato e fosse stato stritolato fino a farlo esplodere.
Possibile che lo abbia fatto?
E poi fatto cosa?
Può fare quel che vuole, non deve chiedermi niente! Assolutamente niente.

<<sei quella che viene a pulire? Caleb me ne ha parlato, non pensavo fossi cosí giovane>>
Quella che viene a pulire?
Non ci credo, non può aver detto questo, mi rifiuto.

<<ehi, ci sei?>>
Sventola una mano.

<<scusa, e dove sarebbe Caleb?>>
Chiedo in tono acido.

<<Jen... hai conosciuto Veronica>>
ed eccolo qua, il mio "capo".

<<già, ne ho avuto il piacere>>
Il mio tono è freddo, sono arrabbiata, no, sono furiosa! Me perché poi?!

<<Veronica, credo dovresti andare, Jen->>

<<mi metto subito a pulire, ho capito>>
Sono anche ferita.
Esco dalla stanza e vado in camera mia apro i libri e cerco di studiate, tutto ciò in scatti fulminei.
Passano dieci minuti e non ho memorizzato una sola parola di ciò che ho letto dagli appunti.

Sei quella che viene a pulire?
Fanculo!
Chiudo il raccoglitore in un botto.
Sento cuocermi dentro.
Non finirò mai di chiedermi il perché. La porta si apre con delicatezza.

<<Veronica se ne è andata>>
Dice Caleb dopo aver socchiuso la porta alle sue spalle.

<<okay>>
Mantengo lo sguardo basso, non sono mai stata insicura... ma lui... è diverso.

<<senti, mi dispiace, non avrei dovuto farlo>>

<<già, non avresti dovuto farlo>>

<<per favore, eravamo entrati in buoni rapporti... non litigavamo più>>

<<perché lo hai detto?>>

<<perché ti dà cosí fastidio?>>
NON NE HO LA PIÙ PALLIDA IDEA, RAZZA DI CRETINO!

<<ho fatto prima io la domanda>>

<<smettila, Jen, rispondi>>
Con tutto questo casino non mi sono nemmeno accorta che mi chiamava Jen.
È strano... quasi brutto.
Mi viene in mente quella volta che ha detto che era una cosa nostra.

<<stai sorridendo>>
Afferma.
Il sorriso mi si spegne e la smetto di vagare nei miei pensieri confusi.

<<non mi chiami più Mocciosetta, o Bambinetta>>
Il mio tono sembra più triste di quello che dovrebbe essere.

<<scusa bambinetta, adesso rispondi, perché ti dà cosí fastidio?>>
è più vicino, con le gambe piegate e con il peso appoggiato sui talloni alzati, per riuscire a guardarmi negli occhi.

<<non mi piace trovare ragazze nude nel nostro appartamento>>
Soprattutto se sono nel tuo piumone...ma questo non posso dirlo ad alta voce.

<<solo per questo? Perché potrei mandarti un messaggio quando sto per->>

<<non capisci>>
Lo interrompo.

<<fammi capire, hai un cervello strano bambinetta>>

<<il problema è che non capisco nemmeno io>>
Stiamo in silenzio per qualche secondo, come se fossimo in cerca di una soluzione.

<<ti piaccio>>
E cosí che se ne esce.

<<non mi piaci>>

<<non c'è nessun problema ad ammetterlo, piaccio a molte ragazze->>

<<non lo puoi aver detto... se sai che mi piaci, cosa altamente improbabile, non puoi dire certe cose!>>

<<non mi hai fatto finire bambinetta... piaccio a molte ragazze, ma poche piacciono a me>>

<<ti piaccio?>>
chiedo sbalordita.
Mi sembra di essere tornata al liceo.
Lo vedo annuire.

<<sei bella e ... a volte>> sottolinea <<simpatica,un po' perfezionista e maniaca dell'ordine, per non parlare della tua pessima cucina...>>

<<stai elencando tutti miei difetti>>
Gli faccio notare.

<<sono i tuoi difetti che mi piacciono>>sorride

<<sei lunatico, dannazione>>
Ma il suo sorriso non fa che allargarsi.

<<prima o poi ammetterai che ti piaccio, comunque, ora che abbiamo fatto pace, cosa non capisci del grande William Shakespeare?>>

<<non chiedermerlo>>

Lo guardo mentre cerca di spiegarmi la lezione di letteratura inglese della quale ho l'esame fra tre giorni, si impegna per aiutarmi, anche se spazientito, ride quando dico delle stupidità, e quando ripeto ciò che mi ha detto sì acciglia perché è concentrato.
Finiamo di studiare alle sette di sera, abbiamo studiato per quattro ore.

<<devo fare una chiamata, aspetta un secondo>>
Dice mentre metto a posto i libri, annuisco e lui esce dalla stanza.
Non posso fare a meno di origliare.

<<Sono Caleb... stasera ho avuto un impegno... si, mi farò perdonare.... si, è più importante... ciao Veronica>>
Ascolto attentamente la chiamata e quando ha finito vado in salotto.

<<allora, Mocciosetta, che pizza vuoi?>>
Sorrido.
...Si, è più importante...










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