trenta

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<<bambinetta, ti devi svegliare, ti prego>>
Caleb?
<<Caleb? Cosa sta succedendo? Perché non mi sveglio?>>
Un bippettio mi da il tormento all'interno della mia testa.
Voglio svegliarmi, devo svegliarmi.
Devo far sapere alla mia famiglia che sto bene in qualche modo, devo far sapere a Caleb quanto sia incavolata con lui per aver baciato Jessica... Per avermi mentito... per avermi fatto innamorare delle sue bugie.
Sono totalmente in preda al panico.
<<Devi svegliarti, okay? Devi farlo, non posso stare bene sapendo che tu sei in coma...>>
La sua voce è balbettante, fa fatica a parlare... ha un blocco.
È come se avesse paura.
<<...per colpa mia>>
Finisce la frase.
Non penso sia colpa sua, lui non poteva saperlo che stava arrivando un altra macchina, legalmente avevamo noi la precedenza.
<<io lo so, che probabilmente mi stai odiando, ne sono sicuro... ma voglio che tu sappia che ogni cosa che ho detto era vera...>>
Basta.
Deve andarsene.
Non voglio più sentire altre bugie.
Voglio che se ne vada, ora.
Il bippettio diventa più frequente, il mio battito sta accelerando.
Non voglio che resti qui, mi sto innervosendo e mi sto ricordando delle sue prese in giro.
Piango, qui dentro di me, non importa se lui non mi può vedere.
La sua presa alla mia mano si fa più salda.
<<... mi senti, vero? Ti prego ascoltami fammi finire di spiegare...>>
No.
Deve andarsene.
<<... per favore...>>
Supplica ancora e sento che con il pollice traccia dei semicerchi sulla mia mano.
Il mio battito rallenta di poco, quasi a diventare stabile.
Ma il mio desiderio e sempre quello che se ne vada.
<<... io... non so perché l'ho fatto... non so perché l'ho baciata... tu mi stai completamente cambiando, Jennifer... per un momento non ho accettato il fatto che tu mi stia cambiando e volevo ritornare al solito stronzo e arrogante Caleb che si porta tutte le ragazze a letto senza conseguenze... per questo ho baciato Jessica, non è una buona scusa, me ne rendo conto, quando Nicholas ti ha baciato ho dato di matto perché non ti ho sentito più mia... ma ti prego devi svegliarti perché voglio che tu mi perdoni... anzi no... voglio che tu mi urli contro e che mi tiri dei pugni sul petto per farmi capire quanto sei arrabbiata e delusa dal mio comportamento... voglio che tu ti svegli perché se non lo fai io impazzisco... impazisco completamente... devi essere forte, babinetta, capisco se poi non mi vorrai più vedere ma... ti prego devi essere forte... I dottori dicono che dipende da te... ti prego>>
Le nostri mani si staccano e per un secondo mi sento sola, abbandonata.
Non sono riuscita ancora a perdonare ma devo svegliarmi perché anche io voglio urlargli contro.
Qualcosa mi sfiora la fronte e ci metto un po a capire che erano le sue labbra, la sua mano, probabilmente, mi sfiora la guancia e solo infine sento la porta aprirsi e chiudersi di conseguenza.
Non voglio stare sola, ho paura, voglio che qualcun'altra venga a parlarmi e dirmi che devo essere forte.
Come se qualcuno mi ascoltare si può udire il rumore di una porta che viene aperta qualche minuto dopo.
<<Caleb è davvero preoccupato, tesoro>>
Papà.
<<ti starai chiedendo cosa è successo... quando è avvenuto l'impatto la modanatura di legno della macchina si è spezzata e ti ha colpito il fegato.
Perdevo davvero tanto sangue e era quasi certo che tu morissi... quando mi hanno chiamato volevo uccidere quel idiota del tuo ragazzo... ma lui non c'entra e se gli avessi dato la colpa probabilmente sarebbe in paranoia, più di quanto non sia già, lui ci tiene davvero a te, ma mai più di me... quando ho visto che... che c'era un altro uomo nella tua vita e che tu lo amavi talmente tanto mi sono sentito escluso e ho pensato "ecco, è lui che mi porterà via la mia bambina ma dovrò sostenerla lo stesso perché è quello che lei vuole e io sono qui solo per far si che lei sia felice" e adesso che ho rischiato di perderti ho capito che se tu fossi andata con lui non ti avrei mai perso come, forse, sta per accadere... te lo hanno già detto tutti quando sono venuti a farti visita... devi svegliarti...perché per quanto sia fastidioso voglio vederti ancora sorridere tra le braccia di un altro uomo>>
Papà....
Il buio se ne sta andando... mi sto svegliando? Si...
Cerco pian piano di muovere il corpo e come primo passo tiro su un braccio un cerca di mio padre...
<<Jennifer... oh mio dio>>
Apro gli occhi e vedo la sua figura il lacrime davanti a me.
Mi guardo in torno frastornata, indosso un camice e sotto ho una maglietta non mia.
Tiro un respiro di solievo.
Mio padre mi avvolge con le sue forti braccia.
Gli è cresciuta la barba.
<<quanto tempo ho dormito?>>
Le mie corde vocali sono affaticate e da tanto che non le uso.
<<due settimane tesoro... non ti ho visto per due settimane... non mi facevano entrare perché eri in condizioni troppo gravi e sentire la nostra voce ti avrebbe agitata>>
Mi tiro su con la schiena e sento una fitta esattamente dove ho la ferita.
Mio padre mi guarda preoccupato e cerca di tenermi su ma gli faccio segno che sto bene.
<<quanti punti?>>

<<trentasei punti>>

<<ho fame... devo mangiare qualcosa>>

<<sono solo le quattro... non dovresti mangiare fuori pasto, potrebbe essere pericoloso fin ora ti hanno dato tutte le sostanze necessarie tramite flebo>>

<<allora voglio semplicemente fare un giro>>
Sospiro.
Era una scusa, voglio cercare Caleb e urlargli contro come mi sono promessa.
<<ti accompagno>>

<<no, dammi solo una mano ad alzarmi>>
Ubbidisce e mi aiuta a tirarmi in piedi.
Mi tengo attaccata al palo a cui è appeso il sacchetto della flebo.
E faccio, lentamente e dolorosamente,il primo passo.
Cammino un po' per la stanza e poi ci faccio l'abitudine.
<<vado ad avvisare gli altri intanto, non muoverti da qui>>
Lo fermo.
<<no, papà, voglio solo fare un giro, avvisali dopo>>
Esco dalla stanza nella quale, a quanto pare, sono stata rinchiusa per due settimane.
Mi guardo intorno e decido di seguire una delle tante linee colorate per terra.
Il pavimento è freddo rispetto ai miei piedi scalzi e ogni passo è un brivido fino a quando non mi abituo.
Continuo a camminare e arrivo alla mensa comune del ospedale.
Essendo le quattro non c'è nessuno.
Tranne Caleb... lui è sempre fuori dalle regole.
È seduto e mi da le spalle.
Inzio a camminare verso di lui ma non sembra accorgersene.
Quando sono accanto a lui si gira e la prima cosa che faccio è tiragli una sberla in pieno volto.
Sto cercando di trattenermi dal urlargli in faccia per non fare una figuraccia e dal mettermi a piangere.
Lui mi guarda con il solito sorriso beffardo.
<<me lo merito>>
Afferma.
Gliene tiro un altro.
E mi pento subito perché mi sono fatta male alla mano.
<<anche questo>>
Afferma sempre felice.
Non c'è la faccio a vederlo felice è come se mi riesce in faccia.
<<sei un idiota!>>
Sussurro.
<<un idiota imbecille, io ti odio! L'hai baciata! Tu...>>
Lui mi sorride e mi abbraccia procurandomi un leggero dolore.
<<sei sveglia... ho pensato di perderti...>>
Mi sussurra sfiorandomi l'orecchio con le labbra.

<<hai sentito quello che ho detto?!>>
Gli chiedo infuriata ma senza staccarmi dal suo abbraccio impacciato.

<<non ho sentito assolutamente una parola>>
Afferma ridendo.
Si scansa da me e mi guarda negli occhi.
<<dio mio... quanto mi sono mancate le tue labbra>>

<<ma noi non ci siamo bac->>
Non finisco la frase che lui si china su di me e fa unire le nostre labbra in un bacio dolce e malinconico.

Quel Coinquilino Snervante - DAL 18 APRILE IN LIBRERIA!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora