tredici

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Probabilmente vi starete chiedendo come proseguí la settimana, la legge era chiara: a lui non importava di me a me non importava di lui.
Per quanto fu difficile non ci parlammo quasi mai, solo lui per dirmi che quella sera, che poi furono tutte le sere, avrebbe invitato una ragazza e io la stessa sera cercavo di non urlare per gli orgasmi continui di quelle oche.
Solo una notte, questa notte, andai a dormire da Lyla e riuscii a essere pimpante, per quanto lo si può essere, la mattina seguente.
Quindi eccomi qua che mi avvio verso il dormitorio, apro la solita porta, evito i soliti sguardi dei tanti prototipi di ragazzi, qualche volta saluto debolmente con la mano, e alla fine arrivo al ascensore, quando le porte si stanno per chiudere una mano le blocca e io mi affretto a riaprirle.
Fa la sua entrata un ragazzo alto e snello, ne cadaverico ne muscoloso, pallido come la luna, occhi chiari come il cielo e i capelli di un biondo ossigenato.
Mi sorride e si mette di fianco a me.
<<grazie per aver tenuto le porte>>
Non l'ho mai visto prima cosí mi metto a squadrarlo bene socchiudendo gli occhi con aria concentrata.

<<ho qualcosa che non va?>>
Chiede perplesso.

<<non ti ho mai visto qui>>
Dico senza distogliere lo sguardo.
L'ascensore si apre e io esco insieme a lui.
<<nemmeno io, chi è il tuo ragazzo?>>

<<nessuno>>

<<tuo parente>>

<<nessuno, io abito qui, in quel appartamento laggiù per precisione>>
Indico con un dito la porta del mio appartamento mentre adesso è lui a guardarmi perplesso.
Si ferma davanti alla porta di Andrew e bussa.

<<vivi nel dormitorio maschile?>>
Annuisco con indifferenza, ormai ci sono abituata.
<<e non->>
Il suo chiacchiericcio è interrotto da Andrew che apre la porta e guarda quello strano ragazzo.
<<oh bhe, ciao cugino>>
Lo saluta, è il cugino di Andrew? Sono talmente diversi, insomma sono alti uguali ma hanno una corpuratura differente, per non parlare del modo di vestire, Andrew indossa colori vivaci mentre il cugino indossa abiti solo neri.

<<Jen, che ci fai qui?>>

<<parlavo con tuo cugino>>
Dico sorpresa dalla notizia.

<<oh...beh.... Jennifer lui è Clayton e Clayton lei è Jennifer... sai lei->>

<<mi ha già detto>>

<<perfetto, dai entra Clay>>
Quando Clayton entra io rivado verso la mia stanza ma vengo bloccata dalla voce di Andrew.
<<Jen>>urla, mi giro e lo guardo, c'è la faró a entrare in casa?!
<<si?>>
<<sei libera sta sera?>>
<<si, credo, hai qualcosa in mente?>>
<<pizza a casa mia e scegli tu il film>>
Annuisco e faccio ciao con la mano per poi dirigermi finalmente verso il mio appartamento.

<<Dio Toby! Mettiti qualcosa!>>
Urlo intravedendo Toby, il ragazzo del appartamento vicino uscire con solo un asciugamano alla vita.

<<che c'è , bellezza? La vista ti di spiace?>>

<<si, non è di certo quello che si può definire un bel vedere>>
Dico alla fine sorpassandolo e arrivando ad aprire la porta e entrarci esausta per i corsi.
Davanti a me mi ritrovo Caleb con lo sguardo furioso.

<<dove sei stata sta notte?>>
Incrocia le braccia al petto e mi guarda come se dovessi fornirgli davvero una risposta.
Gli passo accanto non parlandogli.

<<smettila di fare la bambina, non puoi continuare questa sceneggiata per sempre>>
Mi segue con lo sguardo pretendendo sempre che io gli parli, ma poi mi blocca... quel contatto, la sua mano sul mio polso, da quanto è che non ci sfioravamo... dio, perché penso di lui in questo modo?
Ritraggo la mano quando la sua presa si fa più sottile, ma non riesco a girarmi.

<<Jen, perché non mi parli? È stato per quel bacio? È stato per quello?>>
Faccio un sorrisetto snervata... si, perché lui è proprio quello, lui è la persona più snervante che abbia mai conosciuto... ma non riesco a stargli lontano, proprio perché mi da sui nervi, perché con lui mi sento insicura, non so mai cosa dire o cosa fare, mi tiene testa.
No, non è solo per il bacio, anzi quello mi è andato più che bene... e per quello che mi ha detto...

<<mi hai detto che non ti importa niente di me>>
Continuo a non volermi girare, non voglio guardarlo negli occhi.

<<è per quello? Ero ubriaco fradicio>>

<<ma perché lo hai detto?!>>

<<girati Jen>>
Sta cercando di non urlare come invece sto facendo io... ha la voce roca e incrinata.
Li do retta, ma guardo sempre le mie scarpe, sino a quando lui non mi tira il mento su con il pollice è l'indice, quando interrompe quel contatto ormai è troppo tardi, ho guardato i suoi occhi marroni con pagliuzze verdi.

<<io quella sera avevo bevuto, stavo soffrendo, Jen... non volevo essere l'unico a sentirsi con il mondo addosso... volevo farti soffrire per sentirmi meglio>>

<<è questa ti sembra una buona ragione?>>

<<non ho mai detto che lo è>>
Sorrido sarcasticamente e me ne vado verso camera mia.

<<comunque>>
Al suono della sua voce mi fermo.
<<sta sera non viene nessuna ragazza, quindi se vuoi possiamo guardarci un film...devo vivere con te, quindi non possiamo sempre litigare giusto?>>
Non rispondo e continuo il breve tragitto verso la mia stanza.
Stai sorridendo come un ebete
Sto sorridendo?
Non ti dispiace l'idea vero? Insomma, tu e lui, sul divano, davanti alla TV.
E se avessi altri programmi?
Ma per piacere, tu non hai una vita sociale, che programmi vuoi avere?

Okay, cerchiamo su internet un paio di film carini.

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