trentatre

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In queste ore di viaggio ho pensato a me e Caleb... a noi... forse.
Mentre lui guidava serio e attento alla strada io lo guardavo qualche volta stranita, come se tutto questo fosse troppo bello per essere reale.
Insomma Caleb... è... non lo so.
Quello che è successo per me è stato davvero importante, anche il fatto che lui non si sia spinto oltre è stato importante... almeno, sempre, per me.
Mi ha rispettata e con questo mi ha fatto capire quanto io sia speciale per lui visto che le altre ragazze, a quanto mi ha detto, erano solo uno sfogo.
È orribile pensarlo... lui è stato con talmente tante ragazze per divertimento, mi ha assicurato che loro si divertivano altrettanto, e ci credo, insomma, basta guardarlo.
Ma non posso credere che nessuna di loro si sia mai innamorata di lui.
E questo mi crea mille pensieri contorti nella mia mente malata.
Ci fermiamo davanti al dormitorio.
E adesso? Cosa diremo? Cosa siamo?
Scarichiamo le valige e ci dirigiamo verso l'entrata.
Entriamo e di conseguenza usciamo dall'ascensore in silenzio.
Tutti si voltano e ci guardano incuriositi.
Scorgo anche qualche sorriso malizioso.
<<come va la ferita?>>
Andrew mi si avvicina con un tono preoccupato.
Sbarro gli occhi.
<<come lo sai?>>

<<Michel...>>
Nel suo sguardo c'è un pizzico di imbarazzo, effettivamente non pensavo si sarebbero scritti... ma conoscendo Michel.
Probabilmente glielo avranno detto i miei genitori.

<<bene... comunque>>
Sorrido compiaciuta.
La sua espressione cambia ed è come stranita.
Mi indica il collo.
<<è un succhiutto quello?>>
Sposto velocemente i capelli davanti al livido e faccio una faccia del tutto indifferente.

<<è solo un livido causato dall'incidente>>
Mento spudoratamente sperando che greda alla mia bugia e sembra farlo.
Mi saluta e io e Caleb continuiamo a camminare verso l'appartamento.

<<comunque sto bene anche io...>>
Sbotta infastidito.
Apriamo la porta e sbuffiamo.
L'appartamento è in ordine come lo abbiamo lasciato.
È strano stare qui con lui... è chiaro che qualcosa è cambiato.
Non so come devo comportarmi.
A pensarci però c'è lui.
Mi avvolge la vita con le braccia da dietro e poggia il suo mento sopra la mia testa , sono talmente bassa rispetto a lui che si appoggia alla perfezione.
Sorrido leggermente.
<<che vuoi fare?>>
Mi chiede annoiato.
<<voglio riposarmi e mangiare... soprattutto mangiare>>
Rido staccandomi dal suo abbraccio e dirgigendomi nella mia stanza con la valigia seguita da lui.
Inizio a mettere tutto a posto nei cassetti e lui mi osserva.
<<ti cucino qualcosa?>>
Chiede.
<<no, mi cucino qualcosa io>>
La sua espressione si riempe di ribrezzo.
<<stai già male di tuo... meglio non peggiorare la situazione con la tua cucina, cucino qualcosa io>>

<<perché non puoi stare semplicemente fermo?>>

<<non mi piace stare con le mani in mano, prima avevo sempre una distrazione>>
Questa se la poteva risparmiare.

<<ho capito, okay? Sei stato a letto con tante ragazze!>>
Sbuffo.

<<no, non volevo sottolinearlo... ma->>
Viene interrotto dalla sua suoneria.
Guarda lo schermo e mette giù.

<<chi era?>>
Chiedo incuriosita.

<<nessuno di importante>>

<<chi era?>>

<<Veronica>>
Risponde infine.

<<oh... okay>>

<<okay? Solo: Okay?>>
Annuisco.
<<solo: okay>>
Ripeto.
Lui sorride stupito e va in cucina.
Vorrei ucciderla!
Con quel aria da sonopiúbelladiteseloneghitiruboilragazzoconimieiriccibiondiperfetti.
Perché lo chiama?
Probabilmente Caleb non le ha ancora detto... spero che lo faccia presto.
Finito di sistemare le cose decido di chiamare Lyla per avvertire che sono tornata e chiederle gli appunti.
Dopo essersi preoccupata per me è avermi chiesto se sto bene mi ha detto che sarebbe venuta da me domani mattina presto così da vederci.
Domani è domenica quindi non abbiamo i corsi.
Un giorno in più per riuscire a studiare.
Stanca, il che è strano visto che ho dormito tutto il tempo in macchina, vado in soggiorno e in un tonfo mi butto sul divano provocando dolore, visto il grande genio che sono, alla ferita.
Mugnugno per il dolore e sento Caleb gridare un <<ti sta bene>>
Dalla cucina.
Mi alzo e vado verso di lui.

<<Veronica mi ha richiamato>>
Dice concentrato sui fornelli.

<<hai risposto?>>
Annuisce.

<<che ti ha detto?>>
Non dice niente e continua a cucinare.

<<Caleb che ti ha detto?>>

<<vuole incontrarmi>>

<<oh... hai accettato?>>
Non risponde.
Ha accettato?!

<<hai accettato?>>

<<non ho accettato... solo mi ha buttato il telefono in faccia prima che potessi rispondere>>

<<quindi ci andrai? Insomma, la incontrerai e le dirai come stanno le cose...presumo>>
Gli chiedo.

<< perchè? come stanno le cose tra noi?>>
Mi risponde con un'altra domanda.
Merda.
Non dovevo dirlo così.

<<ecco... io... ho pensato->>

<<hai pensato che stessimo insieme?>>
Chiede quasi con un sorriso, come se mi ridesse in faccia.
Come non detto... è il solito...
<<niente, Caleb, lascia stare...>>
Sbuffo facendo per andarmene.
Mi blocca il polso e mi fa girare verso di lui.

<<tu lo vuoi? Stare con uno come me...>>
Cosa faccio?
Certo che lo voglio.
Glielo pure detto che sono innamorata di lui.
E lui lo ha detto a me... sempre se era serio.
Annuisco d'istinto.
<<bene... dirò a Veronica come stanno le cose...>>
Sorrido interiormente e mi modo le labbra per non farlo esteriormente.
Lui ridacchia per la mia reazione e si volta verso i fornelli.

Siamo sul divano, Caleb si è addormentato e mi ha avvolto con un braccio senza lasciarmi via di scampo.
<<Caleb>>
Gli sussurro.
<<Caleb>>
Lo muovo leggermente ma niente.
Provo a girarmi verso di lui ma non ci riesco per la ferita.
Provo altre volte a svegliarlo ma niente.
Ci rinuncio e mi addormento, nuovamente, nelle sue braccia.
Come fosse un abitudine e penso che lo diverrà.

(Non sapevo che foto mettere quindi ne ho messa una mia)






Quel Coinquilino Snervante - DAL 18 APRILE IN LIBRERIA!Where stories live. Discover now