dieci

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<<Bambinetta>>
Qualcuno mi scuote la spalla.
<<ehi, mocciosa alzati... è ora di pranzo!>>

<<stai zitto papà!>>
Sventolo una mano al aria per far segno di andarsene.

<<mi reputi davvero così vecchio?>>
Poi capisco... Bambinetta.... mocciosa... è quel cretino di Caleb.
Apro di poco gli occhi e lo guardo accigliata.

<<che vuoi?>>
La mia voce è impastata e roca.

<<voglio che tu scenda a mangiare, così c'è ne andiamo il prima possibile da qui>>
Gli do retta e qualche minuto dopo siamo giù.

La tavola è perfettamente apparecchiata per quattro, Caleb mi ha spiegato che la sorella è da un amica dalla quale ha anche dormito, ci sono posate d'argento e piatti di ceramica lavorata perfettamente, tovaglia elegante... insomma... tutto impeccabile.
Io e Caleb ci sediamo accanto l'uno al l'altro e subito dopo arrivano i genitori, sempre eleganti.
Amanda inizia a servire la cena e intanto chiacchiera con me.

<<Allora,non ci hai detto ancora come ti chiami>>

<<Jennifer>>
Risponde Caleb al mio posto, è strano sentirgli dire il mio nome.

<<lo ha chiesto a lei figliolo>>
Interviene il padre.

<<oh non si preoccupi>>

<<splendido nome, cosa studi alla NYU?>>

<<principalmente faccio medicina, ma seguo anche altri corsi, tipo scrittura o letteratura inglese>>

<<come nostro figlio, è molto bravo>>
Dice Amanda.
Mi giro verso Caleb, mentre la madre prende posto, e lo guardo stupita.
<<fai medicina?>>
Ma lui risponde facendo spallucce.
Il padre ridacchia in segno di superiorità.

<<ovviamente... la nostra famiglia lavora in tribunale da generazioni e lui deve la fare medicina!>>
Dice infine il padre.

<<caro>>
La moglie lo rimprovera ma lui non si tranquillizza, probabilmente per la reazione del figlio.

<<magari non voglio seguire le orme di gente del genere...>>
Borbotta Caleb.

<<gente del gen- Buon dio! Gente del genere! Siamo avvocati da generazioni! E tu vai a fare medicina!>>
Ma che diavolo ha suo padre?!
<<per salvare la vita di qualche patetica persona!>>

<<ma ti senti quando parli, cazzo?!>>

<<eccome se mi sento! E sono fiero di quello che dico! Perché so di avere ragione! Non venirmi a chiedere soldi quando non troverai lavoro o peggio! Non guadagnerai abbastanza e starai sveglio giorno e notte a smontare persone in pericolo di vita!>>

<<non si permetta>>
Sussurro.
Caleb mi guarda accigliato e il padre mi guarda infuriato... non so quale sguardo sia il peggiore.

<<come scusa?>>
Chiede.

<<non si permetta>>
Alzo la testa e lo ripeto nitidamente.

<<chi è lei per entrare in questo discorso?>>

<< Jennifer, sono una delle patetiche persone che lei ha nominato>>

<<su questo non ci sono dubbi, mi faccia un favore e pensi agli affari suoi>>
La sua voce diventa sempre più furiosa.

<< impossibile, tendo a essere molto curiosa... ma adesso mi faccia un favore lei... immagini: sta andando a lavoro per difendere qualche persona patetica che probabilmente ha torto ma lei lo fa solo per i soldi che, tra parentesi, vengono prodotti da persone patetiche... fatto sta, lei sta andando in macchina verso il tribunale, è in una strada a senso unico ma un ubriacone della sera precedente decide che in quella strada lui sta andando nel verso giusto, contro di lei. Fa un incidente.
Riporta ferite gravi e un trauma cranico ma niente in confronto al ubriacone patetico che ha un emorragia interna e un attacco cardiaco, lui è in pericolo di vita e lei no.
Arrivate in ospedale e lei trova suo figlio come chirurgo, Caleb deve scegliere, lei gli ha insegnato che ci sono persone patetiche e persone importanti, gli ha insegnato che lei fa parte delle persone importanti quindi Caleb, anche se con ferite meno gravi del altro paziente, sceglie lei... lei sopravvive lui muore... per colpa sua... a me qui l'unica persona patetica sembra lei>>
Il padre resta completamente zitto dalle mie parole ma poi si riprende.

<<fuori>>
Borbotta.
<< come?>>
Chiedo.

<<fuori da casa mia! Ora!>>

<<ti ha solo aperto gli occhi... ti dà fastidio vero? Avere torto intendo>>
Lo provoca Caleb.

<<Caleb non iniziare>>

<<ha ragione sei davvero patetic>>
Non riesce a finire la frase che il padre si è già scaraventato su di lui e lo prende a pugni in faccia mentre Caleb cerca di difendersi e attaccarlo altrettanto.
Amanda urla di smetterla tirando indietro il marito ma fallendo.
Poi la situazione si capovolta, Caleb è a cavalcioni sul padre e gli tira pugni sul viso prima perfetto.
Intervengo anche io cercando di staccare Caleb ma anche io non riesco cosí decido di urlare con tutte le mie forze.
<<SMETTILA! SMETTILA DANNAZIONE! NON TI RICONOSCO CALEB! FERMATI!>>

mi ascolta.
Caleb si alza e viene verso di me guardandomi come per leggere cosa provo in questo momento scrutano il suo viso malconcio per le ferite: preoccupazione, rabbia verso il padre, senso di colpa...

<<andiamo a casa, Caleb>>
Lo prendo per mano e faccio per uscire di casa.

<<grazie Signora Evans...>>
Dico infine ed esco di casa andando verso la macchina.

<<guido io>>
Lui non si oppone e resta in silenzio salendo dalla parte del passeggero.
Guido fino ad una farmacia e intanto non parliamo.
Compro cotone, disinfettante e cerotti.
Apro la sua portiera e lo faccio voltare verso di me.
Mi viene da piangere a vederlo cosí... e lo faccio... mi lascio sfuggire una piccola innocente lacrima.

<<andró un altra volta a Manatham>>
Lui non risponde e le lacrime iniziano ad aumentare.

<<non piangere>>
Dice infine.

<<si... si scusa>>
Mi asciuga velocemente le lacrime e tampono la fronte ferita, sussulta ma non si lamenta.

<<non piangere nemmeno dentro... tu non c'entri >>

<<se non avessi detto quelle cose, se non avessi accettato... non saremo qui adesso... io non->>
Silenzio... interrotta dalle sue labbra piene sulle mie.
È un bacio soffice e triste.
Il suo indice e pollice tengono il mio mento e con l'altra mano mi cinge la vita mentre mi avvicina di più a lui.
Sono completamente incantata, chiudo gli occhi e mi lascio trasportare.
Finalmente! Era ora! Non vi speravo più! Ehi... Jennifer... vai giù di lingua.
Oh dio santo! Sparisci.
Ma in quel momento l'unica cosa che sparisce è il nostro bacio.
Caleb si allontana e distoglie lo sguardo.

<<scusa, ma non stavi zitta>>
I suoi occhi sono spenti e guarda dritto davanti a sé.
Morta...
Vuota...
Mi sento tante cose in questo momento... ma stranamente non sorpresa.

Quel Coinquilino Snervante - DAL 18 APRILE IN LIBRERIA!Where stories live. Discover now