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Soleil

Corro da una parte all'altra per la camera, ho bisogno di cambiarmi ma soprattutto di sbrigarmi.
Prendo un jeans azzurro a palloncino, metto la cintura e di sopra metto un top rosa corto con le maniche pompose. È molto carino, lascia scoperte le mie clavicole e ha dei fiori e delle foglie disegnate.

Prendo le mie Nike basse e mi spazzolo i capelli lisci, ricadono fino al mio fondoschiena in maniera dritta

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Prendo le mie Nike basse e mi spazzolo i capelli lisci, ricadono fino al mio fondoschiena in maniera dritta. Metto un po' di fard e un po' di mascara come trucco, non esagero mai. Prendo la borsa, la giacca e infine esco dalla camera. Ho geografia del territorio come prima lezione, spero che vada tutto bene.
Cammino veloce sul marciapiede e calpesto il prato del campus, è immenso cavolo!. Sbuffo e salgo gli scalini finalmente.

<Ok, ora devo trovare l'aula> parlo da sola, bene. Fermo un ragazzo dai capelli chiari tirati indietro e lo noto meglio. È davvero carino, ha degli occhi di un azzurro acceso ed esprime bontà da tutti i pori. Magari poi mi sbaglio, non si sa mai.
<Si,> mi chiede con un sorriso dolce, <ehm.. Sai dirmi dove si trova l'aula di geografia? Il corso?> annuisce e mi indica il corridoio a sinistra, <è la terza sulla destra> annuisco, <grazie mille> sorrido e lui mi fissa attentamente.

<Sei nuova?> non mi aspettavo questa domanda, pensavo gli avessi dato fastidio. <si, tu?> nega e si incammina con me sul corridoio. <Sono qui da due anni, comunque io sono Andrew> mi porge la mano e io la stringo, <Soleil> alza le sopracciglia stupito, <hai un nome particolare> sorride, mi fa sentire a mio agio questo ragazzo, sembra davvero gentile.
<di dove sei?> guardo l'aula di geografia e mi volto verso di lui, <Vengo dell'Ohio.> starei ancora a parlare però non voglio fare ritardo. <bel posto, bè ti lascio ora, non vorrei trattenerti> ridacchia e io sorrido.

<È stato un piacere Soleil> lo saluto con la mano mentre va via e dopo entro in aula. Mi siedo nella seconda fila ed estraggo il mio quaderno arancione. La maggior parte delle cose che ho, come oggetti, vestiti, penne o altro è colorata, qualche volta indosso anche il nero però diciamo che sono una persona che ama i colori di solito.
Guardo gli altri entrare, credo che loro siano gli ultimi perché i posti sono già pieni, dopo mi rivolgo alla professoressa con lo sguardo e la analizzo.

Indossa un tailleur nero e dei tacchi, sembra professionale di certo e anche giovane, direi sulla trentina. <Buongiorno a tutti, benvenuti a coloro che frequentano il corso per la prima volta e, anche a coloro che io ho rimandato o che continuano il loro studio.> scrive il nome alla lavagna e dopo si rivolge verso noi<sono la professoressa Meyer e non Mayer, sono nata in Germania e attualmente vivo qui con mio marito, avete domande?> sembra una persona distinta e molto diligente, la vedo un po' dura.

Alzo la mano e mi indica con il mento<tu sei?> domanda camminando sui tacchi, <Sono Soleil Torres, sono nuova e vorrei chiederle come si dividerà il nostro studio> sorride colpita. Non sono una persona che ha paura di dire ciò che pensa, parlo con garbo e con calma ma le mie idee le esprimo senza esitare.
<Il nostro piano di studi si evolverà in tre parti, per i primi due mesi studieremo i territori in maniera più approfondita, nella seconda parte faremo dei test e nella terza, pretendo una tesina di almeno tre pagine piene, su quello si baserà il vostro punteggio> annuisco e lei torna al suo posto.

Quando inizia a spiegare il Belgio io inizio a prendere appunti, sul territorio, il clima, cultura e altro. Alla fine della lezione mi sistemo la borsa ed esco per dirigermi alla prossima lezione, quella di arte. Avrei una pausa di dieci minuti però non mi va di perdere tempo. L'aula d'arte per fortuna è qualche metro più in là, busso e quando sento un avanti mi rallegro di colpo.
Ci sono delle tele appese a dei cavalletti, colori, tempere in uno scaffale e una marea di pastelli.

<Oh, ciao. Tu devi essere la ragazza che ha vinto la borsa di studio> il signore davanti a me ha un volto simpatico, porta un cappellino alla francese e indossa una camicia con degli schizzi di vari colori. <Si sono io> sorrido e stringo la sua mano.
<Se vuoi puoi iniziare a disegnare qualcosa, per oggi non darò nessun compito. Disegna ciò che vuoi, puoi scegliere la tela> annuisco felice e mi dirigo alla prima tela sulla destra, vicino la finestra.

<Io torno tra qualche minuto, devo consegnare dei documenti al rettore> prende dei fogli sulla cattedra, <si, va bene> rispondo annuisce trafelato e dopo esce.
Guardo la tela completamente liscia e bianca, e poi mi alzo per prendere i pennelli, insieme ai colori. Una volta seduta inizio a pensare. Cosa disegno?, potrei raffigurare una ragazza? Una coppia? O un qualche oggetto?.
Prima che io possa davvero pensare a qualcosa, inizio a muovere il pennello, lo intingo nel color carne e creo dei tratti, di profilo.

Continuo a pennellare il volto, la mascella e creo una ragazza appoggiata con il gomito sinistro alla finestra, il suo sguardo è rilassato ed è rivolto verso l'esterno. Devo ancora fare i capelli, ho perso pure il conto dei minuti, il professore manca da un po'. Sono entrate altre due ragazze in aula, però non mi sembrano davvero interessate.
Questo corso non è primario me ne rendo conto, però il suo valore ce l'ha. Continuo a spennellare e rifinisco i bordi della finestra.

Ad un tratto inizio a sentirmi osservata, le ragazze di prima sono uscite per andare in bagno credo, perciò non credo siano loro. Mi volto verso la porta e noto un ragazzo, alto e ben piazzato. Ha i capelli marroni e i suoi occhi sono dello stesso colore, porta un orecchino nero sull'orecchio sinistro ed è pieno di tatuaggi. Deglutisco, è bello, molto bello. Il suo modo di guardarmi però ha un non so che di sufficienza, sembra che mi stia giudicando.

Ritorno a dipingere indifferente anche se sento ancora il suo sguardo. <Mocciosa, hai visto una ragazza castana e alta, con voce fastidiosa?> ci sarebbero milioni di ragazze così, in realtà.
<Sono nuova, non conosco nessuno> dico con voce tranquilla. Sento che si avvicina a me con i suoi stivali, io invece continuo a guardare la tela.
<Che gran cazzata> sta parlando del mio disegno forse? Mi volto verso di lui e lo becco guardare con aria altezzosa, e anche schifata il mio disegno.

Oh, ma certo! Come se lui sapesse cosa vuol dire la parola arte!, resto impassibile e apro bocca<perché 'che gran cazzata?'> chiedo curiosa di sentire la sua strabiliante e stupida ipotesi. <Che cosa c'è di così affascinante? È solo una ragazza che guarda fuori dalla finestra, è ridicolo.> lui è una persona superficiale mi sa, già ne sono sicura. Emetto un sorriso e lo guardo attentamente. <Che cosa vedi tu?> mi guarda cupo in volto e sembra che mi fulmini sul posto.

<Mi prendi per il culo?, una ragazza, chiunque riuscirebbe a vederla> è anche rude, oserei dire. Scuoto la testa, non ha idea di ciò che sta guardando.
<tu sei una persona superficiale non è vero?, tu non vedi la ragazza per bene, non analizzi il tutto. Vedi solo quello che vuoi vedere e poi lo sminuisci come se non avesse senso, ma in realtà il senso ce l'ha, sei tu a non capirlo. > dico di getto, fa una neutra, <vivi nelle favole mocciosa> si allontana e va verso la porta.

Non mi ha dato neanche il tempo di spiegargli il senso, ecco un'altra prova della sua superficialità. All'improvviso si volta e mi squadra con disappunto. <Se tu guardi la merda, vedi sempre merda. Non ci sono fiorellini o arcobaleni> mi lancia un'ultima occhiataccia e poi esce. Scuoto la testa divertita, <già è superficiale> sussurro per poi guardare il mio disegno. Mi basta poco per capire le persone. Capisco tutto in fretta e mi è bastato qualche minuto per capire com'è fatto lui.

Angolo autrice.

Stasera l'altro capitolo. ❤






 I colori della FelicitàWhere stories live. Discover now