6. È complicato

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Cole ha detto che sarebbe passato a prendermi dalla mia camera prima di andare. Io sono riuscita a prepararmi abbastanza in fretta: ho messo un semplice tubino nero, fatto un trucco molto leggero, anche perché quando tornerò non mi andrà di struccarmi e dovrò farlo praticamente dormendo, e piastrato i capelli. Poi ho incominciato a sentire troppo caldo, quindi li ho legati in una coda alta lasciando libere un paio di ciocche sul viso.

Il tasto dolente sono le scarpe. Ero indecisa su quali mettere, poi ho optato per la comodità e ho indossato un paio di zeppe intrecciate in fili bianchi sul davanti.

Non so se questa sia stata una scelta giusta o troppo azzardata, generalmente la persona che mi aiuta a scegliere cosa mettere, con cosa abbinarlo e gli accessori per completare il tutto è Violet. Violet.

Un sospiro involontario esce dalle mie labbra e mi schiaffeggerei perché il mio pensiero va sempre a finire a loro due, ma ho paura che il poco fard che ho messo rimanga intrappolato sulla mia mano.

Basta Catherine, non ci pensare di più. È una parentesi chiusa della tua vita, devi andare avanti e goderti questa dannata vacanza.

Ricordo a me stessa e riacquisisco un minimo di lucidità. Sono bella, ricca e intelligente. Posso avere chiunque io voglia. Loro due valgono meno di zero.

Quando bussano alla porta, mi affretto ad aprire a Cole che si prende qualche secondo per studiarmi. Sembra abbastanza soddisfatto, almeno fino a quando i suoi occhi si posano sui miei piedi.

<<Come rovinare tutto>> sospira <<Che cazzo sono quelle, Catherine?>>

<<Delle scarpe?>>

<<Non stiamo andando alla sagra della crocchetta di paese, né a ballare il tango con i sessantenni pensionati, mi è bastata l'esperienza di stamattina... Spostati>> si fa spazio ed entra in camera mia cominciando a guardarsi attorno. Prego, fa come se fossi a casa tua.

Si fionda subito nel mio armadio e comincia a spostare vestiti a destra e a manca. E indovina chi dovrà rimettere in ordine? Chiaramente io. So che ci sono le cameriere, ma non mi va che mettano mani tra i miei vestiti, anche perché chissà quante camere hanno da preparare quotidianamente. Non voglio passare per la disordinata di turno.

<<Perché hai tre paia di décolleté praticamente identiche ma di colori diversi?>> domanda afferrando il paio nero e passandomelo. Chiedilo a quella masochista di mia madre... <<Metti queste e togli quella robaccia dai piedi>>.

<<Ma io voglio stare comoda!>> protesto.

<<Io non voglio fare figure di merda, muoviti>> sbuffo pesantemente, mi siedo sul letto e comincio a cambiarmi le scarpe. Qualcuno mi dia la forza per non mandare male pure lui.

Mi metto in piedi e vacillo un po': sono passati mesi dall'ultima volta che ho indossato tacchi così alti. Forse l'ultima volta è stato alla mia laurea, poi ho passato le mie giornate in ciabatte e sandali bassi. Cole mi afferra dal braccio e sfrutto la sua spalla come appoggio. <<È molto comodo. Trovi un paio che ti sta bene, che non ti ammazza i piedi più di tanto e lo compri di tutti i colori disponibili. In questo modo non devi impazzire ogni volta che ti compri un vestito nuovo>>

<<Roba da ricchi. Capisco, ma non comprendo>> dice facendomi ridere. Finisco di indossare le scarpe e lui fa un fischio di approvazione. Lo fulmino con lo sguardo.

<<Non pensi che mi guarderanno male?>>

<<Perché dovrebbero, stai benissimo>> se lo dice lui.

Under the same night sky Where stories live. Discover now