14. Regole

610 34 39
                                    

È una calda giornata d'estate, il sole mi pizzica la pelle in maniera piacevole. Sono davanti allo specchio e sorrido fiera al mio riflesso. Indosso un completo azzurro e un top bianco, un paio di decolletè, che però sono stranamente molto comode, sembrano quasi delle morbide calze imbottite.
"Ce l'hai fatta" riesco a vedere le mie labbra mimare a me stessa. E il sorriso si amplia a dismisura.
Sento il rumore della serratura che si sblocca e mi volto verso la mia destra, dove si trova la porta della mia stanza. Alexander entra e con passi ampi e veloci si avvicina a me per abbracciarmi.

<<Brava, scricciolo>> mi sussurra stringendomi forte. Mi lascio confortare dal calore della sua stretta e apro gli occhi quando avverto qualcun'altro entrare nella mia stanza: mamma e papà ci guardano con gli occhi pieni di emozione.
<<Dobbiamo andare, ragazzi, la presentazione avrà inizio tra poco...non vorrai fare tardi, Catherine>> ci richiama mamma. Mal volentieri, mi stacco dalla presa di Alexander e mi giro per raccogliere tutte le cose che ho lasciato sparse per le stanza, per prima cosa prendo la mia borsa con mani tremanti.

Oddio che emozione!
Oggi verrà presentato il mio libro per la prima volta. Ho deciso di non adoperare il mio nome e di mantenere l'anonimato, motivo per cui la presentazione sarà tenuta da un rappresentante della casa editrice con cui ho avuto modo di discutere più volte del romanzo. Io sarò nel pubblico ma, nonostante questo, sento il mio cuore battere forte come se volesse uscire fuori dal petto.
<<Sono pronta, andiamo>> dico mettendo la catenella della borsetta sulla spalla e afferrando il telefono che avevo lasciato sopra il letto insieme al bracciale che i miei mi hanno regalato per l'occasione: una sorta di porta fortuna, un regalo di buon auspicio.

Sistemo i miei capelli perfettamente ondulati e mi volto finalmente verso la porta: mamma, papà e Alexander restano fermi, immobili.
<<Andiamo?>> ripeto, questa volta più incerta però.
Niente, nessun movimento.
Toc, toc.
Qualcuno bussa alla porta.
<<C'è qualcuno fuori>> constata Alexander in tono meccanico <<deve entrare>> mi dice ma la persona al di là della porta non sembra intenzionata a fare nulla.

Toc toc.
<<Deve entrare>> a parlare è ancora mamma con un sorriso. E perchè allora non lo fa?
Comincio a spazientirmi: non posso permettermi di perdere tempo, non posso arrivare tardi alla prima presentazione del mio stesso libro. Che brutta figura farei con l'editore?
<<Catherine>> questa volta a parlare è papà <<La porta>> pronuncia queste tre sole parole e immediatamente il bussare si intensifica.
Toc toc toc toc.
Bussano alla porta e-

Oddio, stanno bussando alla porta!
Spalanco gli occhi di scatto e mi tiro su a sedere, saltando giù dal letto e correndo alla porta senza neanche dare un'occhiata al mio aspetto. La apro repentinamente e sobbalzo quando vedo il braccio di Nicholas sospeso a mezz'aria, pronto a continuare a bussare.
Anche lui si blocca sul posto, mette su una smorfia soddisfatta quando mi vede e lascia scorrere il suo sguardo su tutta la mia figura.
Per favore, fa' che abbia un aspetto  decente e che non sembra che sia appena stata attaccata da uno stormo di uccelli.
Lui, come sempre, ha un aspetto impeccabile: indossa un paio di pantaloncini beige e una camicia di lino a maniche corte, color blu notte.

<<Sono le...>> si interrompe per leggere l'orologio che ha al polso e ruotarlo verso di me affichè anche io possa vedere che ore sono. <<Nove e cinquanta>>
Nove e cinquanta? Non è possibile, avevo impostato la sveglia!
<<Oddio, Nicholas, mi dispia->>
<<Sono trascorsi esattamente un'ora  e cinquanta minuti dall'ora in cui avevamo fissato il nostro appuntamento>> ripete e non sembra per niente scocciato dalla mia sbadataggine.
Anzi, sembra quasi soddisfatto.

Under the same night sky Where stories live. Discover now