7. Rimanere incastrata

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Il rumore di un telefono mi desta dal mio sonno. Ci metto un po' prima di svegliarmi del tutto, sono sotto il lenzuolo, indosso il pigiama e sembra che io non abbia nessun tatuaggio sbucato all'improvviso. Molto bene, Catherine, ti è rimasto un po' di buonsenso.

Mi allungo per recuperare il telefono e mi sfugge uno sbadiglio non appena, senza neanche vedere chi sia, rispondo con voce ovattata alla chiamata. <<Pronto>> sbiascico a stento.

<<Catherine, finalmente, ci hai fatto prendere un colpo. Perché non hai risposto alle nostre chiamate ieri? Mamma e papà sono preoccupatissimi>> Alex mi rimprovera ma riesco a registrare metà delle parole che pronuncia. Calma, c'è qualcuno qui che ha bisogno di tempo.
Il mio cervello ad esempio.

<<Stavo evitando Noah>> piagnucolo e mi giro di lato, rannicchiandomi su me stessa e avvicinando le ginocchia al petto. <<Posso tornare a dormire, adesso?>>

<<No>> risponde subito autoritario e comincio a lamentarmi mentre non riesco a tenere neanche gli occhi aperti. <<Uffa, che rompicazzo>> sussurro ma lui deve avermi sentito.

<<Io? Sei tu che sparisci mentre sei da sola, in mezzo al nulla e...>> <<Si, si, ho capito. Tranquillo, non mi sono suicidata per i miei patemi d'amore>> lo interrompo. <<Dimmi cosa vuoi e poi posso tornare a dormire>>

<<Come stai?>> sussurra dall'altra parte della cornetta e io sospiro afflitta. <<Come vuoi che stia, Cole? Questa sta diventando una vacanza terribile>>

<<Cole? Chi è Cole?>> domanda e spalanco gli occhi quando capisco cosa ho detto. Mi tiro di scatto a sedere e mi sbatto nervosamente una mano in fronte. Zitta mai, eh Catherine?

<<Nessuno, devo averlo sognato poco prima che tu mi svegliassi>> invento e per qualche secondo si sente soltanto silenzio. <<Catherine>> ripete il mio nome in tono calmo ed esigente.

<<Sì?>> domando timorosa che non ci abbia creduto.

<<Chi è Cole?>> ripete e chiudo gli occhi sconfitta. Devo parlare anche se poi sarò costretta a sorbirmi una predica lunga quanto I Miserabili. Non posso farci niente. <<Ho conosciuto un ragazzo in questi giorni, è simpatico e molto gentile con me e>>

<<Ci sei andata a letto?>> mi domanda e temo di vedere i miei bulbi oculari rimbalzare sulle lenzuola, tanto ho aperto le palpebre. Ew, che immagine disgustosa. Ma da dove gli vengono in mente?

<<No!>> inevitabilmente si presenta nella mia mente la scena di noi due che- Oh santo cielo! Non ci pensare, non ci pensare. <<Ma per chi mi hai presa? Punto primo. Punto secondo, noi due non parliamo di queste cose e, punto terzo, anche se fosse non te lo direi>> urlo scandalizzata, non vedendo l'ora di chiudere questa chiamata.
Aiuto, ma perché?
<<Voglio solo accertarmi che non ti metta nei casini>> mi risponde soltanto e cerco di eliminare quanto appena detto.

<<Non preoccuparti, me la so cavare, lo sai>> provo a rassicurarlo ma il suo tono continua a non sembrarmi del tutto convinto per tutta la durata della chiamata.

Dopo venti minuti di raccomandazioni, conforto a distanza e promesse di non sparire più, mi preparo facendo una doccia d'acqua fredda. Abbastanza rigenerante devo dire. Esco dalla stanza con i capelli raccolti in uno chignon disordinato, dei semplici pantaloncini di jeans bianchi e una camicetta gialla.

Quando arrivo in mensa, mi guardo attorno ma con mio grande disappunto non trovo Cole da nessuna parte. Speriamo che non sia morto annegato nel suo stesso vomito!

Under the same night sky Where stories live. Discover now