Epilogo

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Due anni dopo

Nicholas Clarke

Un raggio di sole colpisce i miei occhi, infastidendomi e ridestandomi dal mio sonno. Ci vuole poco prima che registri la situazione i cui mi trovi.

Abbasso lo sguardo e tutto ciò che vedo è una valanga di onde rosse stese sul mio petto, in contrasto con la pelle diafaina della schiena lasciata scoperta dal suo pigiama in seta.

Un sorriso si dipinge sulle mie labbra senza che io debba dare il comando. Sposto lievemente il capo in direzione del comodino per capire che ore siano.
Quando mi accorgo che è ora di alzarsi, stringo la presa sui suoi fianchi e le lascio una carezza sulla spalla.
<<Catherine>> sussurro il suo nome, scuotendola lievemente per svegliarla <<Dobbiamo alzarci>>.

In tutta risposta lei mugugna qualcosa di incomprensibile, affonda la sua testa nel mio petto e torna a dormire.
<<Dormiamo ancora un po'>> mi prega lei, facendomi sorridere.
<<Non possiamo, io devo andare in facoltà, tu devi prepararti>> non è necessario neanche che io continui, perchè immediatamente i suoi occhi si spalancano e il suo viso saetta verso l'alto, alla ricerca dei miei occhi.
<<Oh mio dio! Che ore sono?>>

<<Buongiorno, Rose>> non riesco a trattenere l'impulso di accarezzarle i capelli e lo faccio. Gli occhi sono ancora rapiti dal sonno ma gradualmente questo lascia posto allo spavento.
<<Oh mio dio!>> urla, sollevandosi dal mio corpo e alzandosi dal letto in men che non si dica.
Fine della pace.
Inizia a propinarmi mille pensieri al secondo e non ne sto ascoltando neanche uno, troppo impegnato ad ammirare la sua bellezza. E anche un po' della sua follia.

<<Ti vuoi muovere?>> mi urla contro, ricominciando a farfugliare, mentre stringe il nodo della sua vestaglia. <<Non capisco come fai ad essere così tranquillo, io non mi vivevo così bene l'università!>>
<<Andrà bene>>
<<Non devi dirlo!>> mi rimprovera come se avessi appena pronunciato una bestemmia. È pazza, non c'è altra spiegazione.
<<È scaramanzia!>>
<<La scaramanzia è una cazzata, amore!>> rispondo prontamente, abbandonando la prospettiva di restare ancora un po' a guardarla. Mi avvicino a lei con passi veloci, le cingo i fianchi con le mani e poggio il mento sulla sua spalla.

Si rilassa totalmente a quel gesto.
<<Andrà bene>> ripeto, e questa volta non faccio più riferimento al mio esame. Mi guarda dubbiosa attraverso lo specchio che abbiamo difronte.
<<E poi io sarò lì>> aggiungo e mette su una smorfia, storcendo il labbro.
<<Non devi per forza venire, sarai stanco una volta finito l'esame. Torna a casa e riposati>>
Scuoto la testa, lasciando un bacio sulla pelle liscia della sua spalla <<Non esiste, devo farti la mia domanda>> puntualizzo, sorridendo furbo, perché so che mi sta vedendo.
Lei rotea gli occhi.

<<Rifletterò molto su quello che dovrò inventarmi questa volta...>> Mi trucida con lo sguardo e sorrido intenerito a quella visione.
<<Magari tento di aiutarti un po' nel corso della mattinata>> si divincola, lasciandomi un veloce bacio a stampo, e non sono abbastanza rapido ad approfondirlo, perché lei si allontana e si dirige verso il suo comodino.
Qualcosa la ferma e capisco immediatamente di cosa si tratti. Si volta, con gli occhi lucidi, e mi chiede senza bisogno di parole se sia vero o stia avendo un'allucinazione.

Annuisco come conferma e lei si spinge in avanti, afferrando la cornice bianca tra le sue mani.

Ho abbandonato le mie peripezie da investigatore, nessuno sentirà più parlare di Nate Knight, se non come un lontano ricordo, però continuo ad essere attratto dai piccoli dettagli.
È capitato che qualche volta mi sia fermato a casa di Catherine. Nella sua stanza ha una vecchia foto sua e di Cole, è stata scattata il giorno del matrimonio a Parigi.

Under the same night sky Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora