31. Annie

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Devo ammettere che le premesse non sembrano essere troppo...rassicuranti.
Il silenzio regna sovrano nella stanza nei pochi secondi che seguono le parole di Nicholas. Nessuno dei due fiata e io mi sforzo di pensare a quale sarebbe la cosa giusta da fare.
Esco e, dopo aver salutato entrambi con grazia ed eleganza, faccio un inchino e sparisco dalla scena, oppure resto chiusa qui dentro facendo attenzione a non fiatare e fingo di non essere mai stata in questa stanza?
Chiaramente la seconda.

Muovo nervosamente la gamba per scaricare il nervoso e fulmino la figura dall'altra parte dello specchio. Ti diverte così tanto cacciarti nei guai? Non pensi che sarebbe gradevole trascorrere almeno un giorno, uno solo, non pretendo di più, senza alcun tipo di ansia e preoccupazione sulle spalle?

No, mi liquido immediatamente, non ci arrivi perchè sei troppo stupida!
Mi indico con uno sguardo macchiato dal rimprovero e poi mi dissolvo nell'incertezza. Alzo gli occhi al cielo, mortificata, mordo la lingua tra i denti e spero che tutto, almeno questa volta, vada in porto.

Trovo abbastanza ironica la situazione: secondo me sono più in ansia io, piuttosto che Garcia dall'altra parte della porta.
L'unica piccola differenza è che io non posso fare altro che starmene in silenzio a braccia conserte e aspettare che il tempo passi il più velocemente possibile senza troppi ostacoli.
<<Chi è lei? Cosa vuole da me? È una rapina? Adesso chiamo la sicurezza e vedrà...>> lo sento domandare, incerto, con voce tremante e subito dopo ho l'impressione che si riscuota per tornare in sé.
Non ottiene nessuna risposta da parte di Nicholas, eppure lo sento, il breve accenno di una risata, probabilmente dettata dall'ironia delle sue parole, che rimbomba e permea le pareti della stanza.

<<Non rida, perchè ora...>> si interrompe improvvisamente, prima di riprendere a parlare, questa volta più meccanicamente e sforzandosi di mantenere la voce ferma.
<<Salve, buongiorno, sono Santhiago Garcia e devo->> percepisco alcuni spostamenti bruschi e veloci, il rumore di un oggetto che viene lanciato e, fendendo l'aria, atterra sul materasso con un colpo sordo.
La mia faccia attonita sembra dire tutto.
Ma chi me l'ha fatto fare?
Qua va sempre peggio.

<<Ma cosa->>
<<Non sono qui per farle del male>> Finalmente Nicholas sembra voler dare una spiegazione alla sua irruzione e avverto il suo interlocutore tirare un sospiro di sollievo.
<<A meno che non si mostri abbastanza collaborativo>> aggiunge pacato, mandando in fumo il risultato appena raggiunto.
Complimenti per l'empatia, ora sì che si calmerà!

<<Cosa vuole?>> Diffidente, seppur evidentemente più calmo rispetto a prima, domanda Santiago a Nicholas.
<<Si accomodi>>
<<Sto bene in piedi>> controbatte fermo.
<<Va bene, allora...>> Pagherei oro per sapere quello che sta succedendo dall'altro lato della parete: queste pause non fanno altro che incrementare il sentimento di ansia a cui il mio povero cuore è sottoposto.

<<Ho bisogno di sapere da quanto tempo la sua azienda è sul lastrico>> afferma Nicholas senza mezzi termini e sono sicura che lo abbia lasciato esterrefatto.
D'altronde, mentre parlava con sua moglie quel giorno in bagno, sembravano entrambi determinati a non far trapelare la notizia.
<<Lei...Ma...Cosa sta dicendo? La mia azienda non è sul lastrico>> risponde, camuffando la difficoltà con qualche inconsistente risata incredula ma la sua esitazione è evidente e non convince neanche me, ad essere sincera, figuriamoci lui.

<<Non si sforzi di fingere, ha scelto la persona sbagliata con cui farlo e non le riesce neppure bene>> con poche parole, Nicholas lo smaschera e tenta di saltare gli inutili convenevoli del caso.
<<Non vedo alcun motivo perché dovrei parlarne con lei>>
<<Non ne vede proprio nessuno?>>
<<Neanche lontanamente>>
<<Come vuole>> percepisco che il detective si stia muovendo ma non riesco neanche lontanamente ad intuire quello che stia facendo. <<Questa le basta?>> Domanda subito dopo.

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