38. Presentimento

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Non sono certa di essere in grado di capire cosa si nasconda dietro quelle distese color nocciola, quello di cui sono certa è che il contatto con le stesse duri troppo poco per i miei gusti.

Spalanco gli occhi per fargli capire che tutto quello che volevo fare era cercare di aiutarlo ma lui non sembra essere troppo ben disposto nei confronti della mia spiegazione.

Mi guarda ancora per qualche secondo e poi sparisce dalla mia visuale. La sua assenza mi permette di concentrarmi su quello che sta accadendo. Mi accorgo che una mano si è posata sul mio fianco e un’altra è ferma sulla mia schiena.
Ogni segno di sorpresa sembra essere ufficialmente sparito dal corpo di Edgar che adesso mi stringe e ricambia il bacio senza troppe remore.

Mi coglie il panico e di riflesso mi allontano da lui proprio nel momento in cui lui cerca un mio consenso per approfondirlo. Edgar mi guarda stralunato, quasi come non sapesse che altro aspettarsi adesso da me: insomma, non gli do tutti i torti, ma lui non conosce una parte della storia e per questo non potrà mai capire cosa mi sia passato per la testa.

<<Catherine>> sussurra il mio nome e, a differenza di cosa succede con qualcun altro, è una semplice parola. Nessun brivido, nessuno sfarfallio nello stomaco.
<<Scusami>> pronuncio con decisione e lo supero a passo svelto senza pensare due volte a quello che sto facendo.

Cammino nella direzione della stanza di Nicholas e molto presto intravedo la sua figura a pochi metri da me. Lo seguo imperterrita, evitando di chiamarlo per non originare una scenata.
Una volta raggiunto dovrà ascoltarmi necessariamente.

Con mio grande sollievo, arrivata alla sua porta, mi accorgo che è solo socchiusa: ciò significa che si è accorto che l’ho seguito e che ha scelto volontariamente di non tagliarmi fuori. Respiro profondamente, preparandomi psicologicamente ad affrontare questo dialogo, e con passi ora più timidi e incerti mi addentro nella sua cabina.
Lo trovo di spalle. La sua giacca è abbandonata sulla sedia e lui è impegnato ad armeggiare con la chiusura del suo orologio.

<<Stava venendo nella tua direzione, non sapevo che avessi finito, ti assicuro che non lo avrei fatto>> è la prima cosa che mi sento di dirgli per chiarire immediatamente l’intento dietro le mie azioni. <<Dovevo fermarlo, dovevo->>
<<L’ho capito>> mi rassicura immediatamente lui e tiro un impercettibile sospiro di sollievo.

<<Oh...>> Ringrazio il cielo che sia così elastico mentalmente <<E allora perché sei andato via così?>> Smette di darmi le spalle e si volta, il viso è serio ma allo stesso tempo sembra tranquillo.
<<Perché sapere il motivo che ti ha spinto a farlo non rendeva la scena più semplice da vedere>> mi rifila un mezzo sorriso di sbieco che mi manda in paradiso.
E lo capisco, perché se lo vedessi baciare un'altra ragazza penso che morirei.

<<Non ha significato nulla, comunque>> aggiungo in un tentativo di dargli la conferma che ero del tutto indifferente.
<<Non mi dire...>> aggiunge lui, muovendosi con passo leggero e rilassato verso il suo armadio. Con tranquillità lancia una maglietta e un pantaloncino sul letto. <<Se solo lui sapesse...>>

Non capisco cosa stia farneticando adesso.
<<Mh?>> Mormoro affinché si spieghi meglio.
<<Se solo sapesse che quelle che volevi sulle tue erano le labbra di un altro ragazzo. Non volevi le sue labbra, vero Catherine? Tu volevi le mie.
Tu volevi me>>

La sua uscita mi destabilizza e mi sforzo di non darlo a vedere.
Ma ha un prontuario di frasi per mettere alle strette le ragazze o è una dote naturale?
Alzo le spalle con naturalezza <<Forse>> ammetto senza manifestazioni di ansia, con la stessa nonchalance di chi parla del meteo.

Under the same night sky Where stories live. Discover now