22. Comincio da domani

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Ho sempre pensato di essere stupida ma non ho mai immaginato di esserlo così tanto.
La verità è che tendo sempre a complicarmi la vita: perché, infatti, non ho pensato che, essendo Cole in questa stanza, avrei potuto usare il passpartout per finire di controllare la sua senza fretta né ansia?
Perché ho ritenuto più opportuno entrare in quella dove si trova adesso?
Chi mi capisce è bravo.

Il perché di questa mia riflessione?
Molto semplice.

Non appena mi addentro nella cabina, con Nicholas alle spalle e la chiave ancora stretta tra le dita tremanti e leggermente sudate per via del nervoso, capisco di aver fatto un buco nell'acqua.
Un enorme, infinito, disastroso e rovinoso buco nell'acqua.

Io mi aspettavo valanghe di banconote, sacchi pieni di gioielli, valigette blindate, oppure hacker criminali, ricatti, sequestri. Insomma, tutto ma non questo.

La mia bocca si spalanca così tanto che temo che a momenti la mia mascella tocchi terra.
Oh. Mio. Dio.
Cole è di spalle, privo della maglietta che indossava a cena poco fa, indumento ormai abbandonato a se stesso sul pavimento.

Riesco a vedere solo la sua schiena flettersi mentre le sue braccia sono protratte in avanti e le mani dolcemente posate sulle guance della persona di fronte a lui.

Il tutto dura pochi secondi perché entrambi devono avvertire la nostra presenza, annunciata dal rumore secco e scattante della serratura che viene sbloccata e al momento contrassegnata
da un mio sussulto e dai passi di due persone.
A proposito di Nicholas, non ho la più pallida idea di quale sia la sua reazione.

Cole si volta e la prima cosa che noto sono i suoi occhi, spalancati quasi come se avesse visto un fantasma, poi i capelli completamente in disordine e infine...
Le labbra gonfie e scarlatte.
<<Ma che cazz-?>>

Io, intanto, sposto lo sguardo alla sua destra. Essendosi girato, ha infatti permesso a me e a Nicholas di poter guardare meglio anche la persona con cui era impegnato a scambiarsi la saliva.
E no, non si tratta di una persona qualsiasi.

Le sue condizioni non distano poi così tanto da quelle di Cole: anche lui è privo di maglietta, le labbra sono rossastre, gli occhi sgranati e i capelli biondi completamente arruffati.
Simon ci guarda con lo sguardo allarmato e non mi sono mai sentita più in imbarazzo di così.
Buco nell'acqua.
Enorme buco nell'acqua.

Possibile che l'unica volta in cui Nicholas avrebbe dovuto fermarmi ha ben pensato di darmi man forte?
<<Scusate!>> Scatto in allarme e senza ragionare minimamente su cosa fare mi copro gli occhi con le mani per poter concedere loro un po' di privacy.
Un po' tardi forse.
<<Noi ce ne andiamo>> continuo, voltandomi per condurre me e Nicholas lontano da questa stanza.

Eppure, quando lo guardo, noto un sorriso sornione e non mi sembra proprio che abbia voglia di andarsene.
Di conseguenza, non ci metto molto a fare due più due e a capire che forse lui già sospettava qualcosa.
Alla faccia della generosità!

<<Nicholas?>> Sento la voce di Simon domandare  spiegazioni al ragazzo di fronte a me.
<<Non sono riuscito a fermarla>> si discolpa lui. Non ci hai neanche provato. <<Era fin troppo agguerrita>> aggiunge poi, mandando all'aria ogni briciolo di credibilità che la sua scusa vantava.
<<Come no>> borbotta il cameriere alle mie spalle e con la coda dell'occhio lo vedo piegarsi in avanti per raccogliere una delle due t-shirt ancora a terra. <<Non hai voluto>>
Ecco, personalmente penso sia molto probabile che Simon non abbia torto.

<<E perché avrei dovuto volerlo?>> Domanda in tono tagliente ed è evidente che non abbia tanta voglia di scherzare.
Anche Simon sembra rendersene conto e giocherella con l'orlo della maglia per scaricare la tensione.
È nervoso.

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