29. Malfunzionamento

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Ci sono alcuni giorni in cui mi sembra di essere un enigma di cui neanche io conosco la soluzione.

Io penso troppo, letteralmente per qualsiasi cosa mi accada.
Me lo ha detto Nicholas tempo fa, quando ero troppo spaventa sulla verità riguardo Cole e la possibilità che fosse implicato nel furto.

Tempo dopo, anche Edgar, per quanto mi conosca poco, è stato in grado di leggere sul mio viso che qualcosa in quel momento mi tormentasse e, alla stessa maniera di Nicholas, mi ha consigliato di cacciare via i pensieri dal momento che sanno essere davvero ingestibili.
E pensare che quei due neanche si sopportano! Sono più simili di quanto pensino...

Cole me lo ripete ogni volta che usciamo o andiamo a ballare insieme. "La vita è una, Catherine", "Forza! Fallo senza pensarci" mi ripete affinché lo assecondi nelle sue pazzie e, anche se in realtà ci rifletto un bel po' su, alla fine lo accontento sempre.
Quasi sempre.

Questo mio discorso ha dei riscontri anche per quanto riguarda le cose più idiote: quando Sandy si è offerta di farmi la manicure, alla fine ci ho impiegato troppo tempo a scegliere come desiderassi le mie unghie.
Ovviamente Taissa non ha mancato di sottolinearlo.
E ai tempi dell'università mamma, papà e Alexander dovevano puntualmente rassicurarmi prima di un esame, perché ero sempre convinta di non essere in grado di superarlo.

In poche parole io penso sempre troppo su tutto.
Allora perché basta che io venga punzecchiata nell'orgoglio per farmi prendere decisioni avventate e ritrovarmi in situazioni surreali e del tutto indesiderate?

È esattamente quello che mi chiedo mentre, in rigoroso silenzio, cammino al fianco di Nicholas, diretti non so dove e neanche voglio saperlo.
Farò la mia semplice presenza e me la svignerò non appena si presenterà la possibilità.

Queste sono le mie intenzioni e non ho intenzione di scendere a patti o compromessi.
Per nessuno e, soprattutto, con nessuno.

Non penso di aver mai seguito questa direzione ma Nicholas come sempre sembra sicuro di sé, quindi sono abbastanza tranquilla: sicuramente ha tutta la situazione sotto controllo.

Tra di noi regna il silenzio e riesco a percepire anche un lieve imbarazzo.
Poco prima del bacio mi piaceva il clima che si era venuto a creare tra noi quel giorno. Per quanto folle fosse la sua idea di escursione, in qualche modo aveva contribuito ad abbassare la barriera che ci separa.
E invece dal momento in cui sono uscita da quel bagno è cambiato qualcosa: ammetto che il fatto che io abbia preso atto del modo in cui i miei occhi lo guardano, forse rende la situazione più difficile per me.
Massì, probabilmente mi sto immaginando tutto.

Immaginazione o meno, una cosa è certa: questa cosa non ha senso di esistere. È una cotta passeggera, mi ripeto, andrà via com'è arrivata e sarà tutto un bellissimo, incasinato, ricordo.
Devo dimenticarmi della sua esistenza.
Sicuramente stargli accanto non è d'aiuto a questo proposito ma mi è sembrato di capire che non avessi scelta.
Passerà in fretta, qualsiasi cosa sia.
<<Dove stiamo andando?>> Domando, realizzando che non mi ha ancora detto cosa prevede il programma della giornata.
<<Allora ce l'hai ancora la lingua...>> Senza scomporsi, allude al mio essere taciturna dal momento in cui ci siamo incontrati.
Senti chi parla, non che lui abbia provato ad instaurare davvero una conversazione.

<<Avresti potuto parlare tu, se il silenzio non era di tuo gradimento!>>
<<Nah>> nega lui <<Io non parlo a sproposito>> afferma e mi sembra di cogliere un sottile attacco nei miei confronti.
<<Io sì?>>
<<Sì>> spalanco la bocca, indignata, e la richiudo subito dopo per paura di inveire insulti poco ragionati contro di lui.
Ad esempio che lui non dice neanche le cose che dovrebbe dire.
Come ad esempio che ha una moglie.
E un figlio.
Mio dio, ha un figlio...
Sto perdendo il controllo della ragione.

Under the same night sky Where stories live. Discover now