43. L'amore fa schifo

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So I'm gonna love you like I'm gonna lose you
I'm gonna hold you like I'm saying goodbye
💫

Oliver Stuann, chiunque egli sia, è conscio di quale sia l'identità di Nate Knight.
Conosce il suo viso, il suo vero nome e presumibilmente ogni singolo dettaglio della sua vita.
I miei occhi scorrono su quella parete e io, incapace di ragionare lucidamente, non posso che limitarmi ad osservare quesiti a cui nessuno potrà dare una risposta.
Com'è successo?
Perché?
Cosa succederà adesso?

Ci penso così ossessivamente che a malapena mi accorgo della presenza di Simon che affianca la mia figura e quella di Nicholas.
Passa in rassegna la situazione e, dall'espressione che sorge sul suo viso, non posso fare a meno di dedurre che abbia ben capito quale sia il punto focale della situazione.

Si volta e nei suoi occhi riesco a intravedere la stessa paura, la stessa sensazione di soffocamento e impotenza che avverto impadronirsi di me.
Anche io come lui, cerco lo sguardo dell'unica persona che sembra possedere la capacità di tranquillizzare ogni mia paura.

Nicholas è ancora immobile.
Potrei scommettere che invece nella sua testa sta ragionando su ciò che sia meglio fare. Quando ha terminato, prende a guardarsi attorno.
Il suo è tutto tranne che uno sguardo impaurito e spaesato. Passa in rassegna ogni angolo della stanza, soffermandosi su ogni singola persona presente, gli occhi tinti di ira sembrano adesso un abisso privo di ogni luce.

Un guizzo della mascella è tutto ciò che riesco a registrare prima che i nostri occhi si incrocino e i muscoli contratti del suo viso si rilassino lievemente.
Dura solo un attimo, però.
Sembra sul punto di dire qualcosa, poi non lo fa e va via.
E questo come devo interpretarlo?

Scatto come una molla, attratta da lui come una calamita.
<<Nicholas!>> Urlo, facendomi spazio tra le persone, faticando tuttavia a reggere il suo passo. <<Nicholas, aspetta!>>
Una mano intercetta il mio braccio, bloccandomi dal polso e impedendomi di proseguire il mio tentativo di raggiungerlo.
<<Catherine>> mi chiama Simon, avvicinandomi a lui. <<Ha bisogno di stare solo, lasciamogli un po' di tempo, okay?>>

Tempo?
E chi ci assicura che ce ne sia ancora, di tempo?
<<Dobbiamo fare qualcosa, Simon, dobbiamo farlo scendere di qui, portarlo via. Ti prego, aiutami, ci sarà qualcosa che possiamo fare, non dobbiamo lasciarlo->> e non riesco a completare la frase perché scoppio immediatamente in un pianto che mi sconvolge il petto e mi attanaglia lo stomaco.

<<Vieni qui>> sussurra lui, spalancando le braccia per permettermi di rifugiarmi in un suo abbraccio.
<<Ho paura>> singhiozzo con un peso sul petto che non accenna a muoversi di lì. Simon mi accarezza la schiena ma dalla sua mano tremante deduco che si sta solo sforzando di apparire tranquillo.

<<È un rischio che Nicholas aveva messo in conto>> mi sussurra per rassicurarmi ma sortisce l'effetto contrario.
Dovrebbe rendermi più tranquilla sapere che è un irresponsabile che, pur sapendo a quali possibilità andasse incontro, ha deciso senza esitazione di imbarcarsi in questo tentativo di vendetta?
<<E allora perché ha reagito così?>>
<<Perché vederlo accadere è sicuramente un'altra cosa e...>> Tentenna, prolungando il suono di quell'ultima lettera.
<<E?>>

<<E perché erano altre le cose che non aveva messo in conto>> esala e gli occhi si riempiono nuovamente di lacrime nel capire l'antifona.

<<Pensi>> un singhiozzo mi interrompe <<Pensi che riuscirà a cavarsela?>>
<<Non lo so>> sospira, e apprezzo la sua sincerità. Non mi ha assicurato che sarà così solo per consolarmi, non ha riempito la mia testa di mille chiacchiere <<Però se c'è qualcuno che può farcela, non è altri che lui>>
E io spero che sia così.

Under the same night sky Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora