18. Verità

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Non ricordo esattamente quando la frequenza dei battiti del mio cuore sia aumentata in maniera così notevole, so soltanto che in questo momento mi sto impegnando più del necessario per restare in piedi e mantenere un'apparenza tranquilla.
Anche se, in tutta onestà, ho paura di essere prossima al fallimento.

<<Stai tremando, Catherine>> a quanto pare, almeno su qualcosa, avevo ragione.
Nicholas mi sta guardando da qualche minuto mentre io, dalla mia parte, riservo a lui lo stesso trattamento.
<<Non provare a distrarmi>> sibilo determinata.
Sembra quasi essere colpito dal mio atteggiamento, si prende il suo tempo per riflettere e poi fa un altro tentativo.
<<Tremi ancor prima di sapere chi io sia: è evidente che hai paura di me>> mi sussurra <<Perché non archiviamo questa conversazione cosicché tu possa vivere serena per i prossimi tre mesi?>> Propone suadente, tentando di voltare la situazione a suo favore.

<<Non ci riuscirai>> lo studio in ogni dettaglio del suo viso. I suoi occhi sono fermi, sembrano quasi rilassati, come se stesse tranquillamente facendo conversazione. Ci vuole un po' di impegno per riuscire a scorgere quel barlume di concentrazione e attenzione che sta impiegando.
Deglutisce nervosamente e schiude un poco le labbra, anche loro immobili. È così vicino che sento il suo respiro rimbombarmi nelle orecchie.
<<A fare cosa?>>
<<A raggirarmi>> rispondo, posando le mani sulle sue spalle e tentando di smuoverlo un po' per aumentare la distanza tra noi.
Come da copione, fallisco.

Non sposto il suo corpo di neanche pochi centimetri, mentre sul suo volto adesso aleggia un sorriso.
<<Bel tentativo>> mi dice.
Lo fulmino con un'occhiata eloquente e tento di non perdere di vista il mio obiettivo.
<<Adesso parla>>
Alza le spalle, scuotendo la testa.
<<No, non mi va>>
<<Posso dirti che comincio a pensare che tu sia una grandissima testa di->>
<<Vedo che ci stiamo scaldando...>> Constata, all'apparenza soddisfatto, e con un ghigno che vorrei fargli sparire dalla faccia.

Mi sfugge un gemito carico di rassegnazione.
<<Senti, penso che se non vuoti il sacco entro cinque minuti, me ne andrò in giro a raccontare a tutti che rubi telefoni agli sconosciuti>>
<<Il pericoloso ragazzo che rubava telefoni e li restituiva>> mi prende in giro ma non mi arrendo.
<<Che ne dici de "Il pericolo ragazzo che chiedeva ad una sconosciuta di fingersi la sua fidanzata per coprire qualcosa che sta facendo"...Ti sta più a genio?>> Propongo, sarcastica, mentre lui non sembra scomporsi tanto.
<<Non ti crederà nessuno>>
<<Bene, allora proviamo>> rispondo, pronta ad allontanarmi per spifferare a chiunque sia il primo che appaia sul mio cammino tutta la situazione.

"Ehi, lo vedi questo ragazzo? Ruba telefoni e sa vita, morte e miracoli di chiunque...Tu come ti chiami? Vediamo se vale anche per te. Non trovi che sia sospetto? Forse dovrei avvertire le autorità!"
Penseranno che io abbia qualche rotella fuori posto, lo so già.

Con uno scatto intercetta il mio braccio e in pochi secondi sono di nuovo con le spalle al muro, a dividerci è solamente l'altra sua mano, che immagino sia lì per attutire il colpo della mia schiena contro la parete.
<<Smettila, Catherine, non sto giocando>> ribadisce e, mio dio, al momento è ancora più vicino di prima. Non a caso, il tremore che sembrava essersi affievolito, adesso è più forte rispetto a pochi minuti fa.
<<Neanche io>> non so dove trovo il coraggio di rispondere.
Entrambe le sue mani si allontanano dal mio corpo e una corre tra i suoi capelli, lascia che le dita si perdano tra le ciocche e sospira.

Passano attimi in cui nessuno dei due osa fiatare.
E dentro mi domando perché sia così ostinato.
Qualcosa mi dice che è probabile che la mia intuizione non sia altro che la punta dell'iceberg e che, per una volta, non sono stata stupida e cieca.

Under the same night sky Where stories live. Discover now