Capitolo 23: IO CI SARO'

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"Ma che diavolo ci fai qui?"

Quando apro gli occhi mi trovo di fronte quelli cristallini di Ian. Biascico qualcosa che non credo abbia un senso logico e mi lascio mettere seduta. Il mio corpo sembra eccessivamente pesante.

"Holland? Ehi, piccola Holland?"

Quell'espressione, uguale a quella di mia madre, mi fa stringere il cuore nei ricordi.
Le mani di Ian tirano indietro alcune ciocche di capelli che mi sono finite sugli occhi. Poi afferrano la bottiglia vuota, abbandonata a terra e la scaraventano lontana. "Cosa hai fatto? Perché?"

Sostenere lo sguardo magnetico del ragazzo che ho davanti è alquanto difficile. Mi sento come una bambina che ha appena commesso uno sbaglio, un reato dal quale non può più tornare indietro. Stringo gli occhi sulla sua figura, sul suo viso tanto vicino al mio. Uno strano calore mi coinvolge tutta.
La testa non smette di girare e lo stomaco di contorcersi. Eccoli, gli effetti collaterali della mia vecchia amicizia; il tremore, la nausea e quel maledetto senso di stordimento.

"Ho litigato con Ashley" sputo fuori, "io non appartengo al suo mondo, non appartengo a nessun mondo"

"Ehi" Ian si siede al mio fianco e tenta ancora di fermarmi i capelli dietro le orecchie. L'umidità della notte li ha resi crespi e indomabili.

"La mia vita fa schifo" La mia voce è piatta, priva di enfasi o emozione. E' come un disco che ripete la stessa lagnosa melodia. "Ho rotto con Ashley, ho rotto con te, ho appena scoperto che il mio fidanzato vede di nascosto quella puttanella di Phoebe e poi... mi manca da morire mia madre"

Ian tira fuori dalla tasca un fazzoletto. Lo piega in due e me lo avvicina al viso. Frastornata dai residui di alcool lo seguo mentre mi ripulisce la faccia. Le sue dita passano la stoffa con delicatezza al disotto dei miei occhi e anche intorno alle mie labbra, catturando tutte quelle lacrime che lì avevano fermato la loro discesa. Poi mi prendono il volto e lo stringono. Tutto smette di muoversi e ondeggiare, anche la nausea trova un suo equilibrio, mentre il suo sguardo cattura ogni singola sensazione che provo.

"Questo è solo un momento della tua lunga vita, passerà prima di quanto tu possa pensare" afferma.

"Io sono da sola"

"Anche io sono da solo, ma se lo siamo in due allora non lo siamo davvero"

Un barlume di speranza si accende in un angolo nascosto del mio cervello. Brilla e rischiara un po' della coltre nebbiosa nella quale sono precipitata. "Vuoi dire che non sei più arrabbiato con me?"

Ian annuisce, lasciandosi sfuggire un piccolo sorriso. "Non lo sono più, probabilmente non lo sono mai stato. Ho passato questi giorni a pensare al nostro litigio, a quanto sia stato  sciocco ad abbandonarti in quella panchina, non me ne sarei dovuto andare così, e sono stato anche uno stupido a prendermela con te. Il nervosismo di quello che mi è accaduto mi ha reso cieco, diamine, avremmo dovuto agire insieme, non prenderci a parole!"

La notte si fa più profonda nell'immenso parco del campus ed io mi chiedo soltanto come abbia fatto Ian a trovarmi, a sapere che ero qui, in questo solitario angolo di mondo con tutto il mio dolore. Adesso vive a Downtown, nell'hotel di Melinda, cosa ci fa da queste parti? Forse doveva vedersi con Ashley oppure si sono visti prima che io tornassi. Il nome di Melinda mi fa stringere lo stomaco e quello di Ashley lo fa rigirare su se stesso. Caccio dentro ogni sorta di fastidio e taglio corto: "Come mi hai trovata? Cosa sei venuto a fare qui?"

Le parole mi sembrano giganti lettere da mettere in fila, una dietro l'altra come un trenino con tutti i suoi vagoni. Ian si allontana da me, si accomoda meglio sulla panchina e fa in modo che la mia testa si appoggi alla sua spalla.

"Non riuscivo a prendere sonno. Sentivo che c'era qualcosa che non andava, non so spiegarlo, si è trattata di una sensazione che mi ha spinto fino al college" guarda davanti a sé, probabilmente ripercorrendo quella strana emozione. "E appena ti ho vista, è stato come se mi si fosse rotto il cuore"

E il mio di cuore, a queste parole, per poco non si incrina sul serio.

"Ho bisogno di te, piccola Holland. Io mi fido di te. So che tu puoi capirmi e aiutarmi"

Piccola Holland mi fido di te.
Il mio cuore esplode in tanti piccoli pezzi che impiegano una buona dose di tempo per rincollarsi di nuovo insieme.

Avvicino la mia mano alla sua, posandola sopra. "Io ci sarò, non ho nessuna intenzione di tirarmi indietro, allontanerò quella maledetta paura e cercheremo Tom Felton se è ciò che desideri, cercheremo un senso alla collana e a tutto quello che ti è successo. Lo troveremo. Te lo prometto"

Ian non risponde, i suoi occhi guardano ancora lontano, forse verso la sua vera vita o la sua famiglia perduta. "Hai un posto dove andare per questa notte?" chiede semplicemente.

"Da America. Sono sicura che lei mi accoglierà"

"E' davvero molto tardi per presentarsi alla sua stanza, non credi?" si passa una mano sul mento, scorrendola sulla mandibola.

Il silenzio fa compagnia ai nostri respiri ed al sottile vento che spunta attraverso gli alberi. 

"Prendi questa, coraggio" sfila la sua giacca e me la posa sulle spalle. "Ce la fai a camminare fino alla fermata della metro? Forse riusciamo a prendere l'ultima corsa"

Mi sollevo con le gambe molli, quasi gelatinose. Un cerchio enorme alla testa comprime le mie tempie come una morsa. Il senso di nausea si riaffaccia in modo importante con il primo passo che faccio, tanto che devo aggrapparmi a Ian per non cadere a terra.

"Dove andiamo?" cerco di rimanere in piedi mentre attraversiamo il giardino fino all'uscita del campus.

Ian mi sostiene con il braccio destro, mentre con il sinistro spinge il mio trolley.

"Da me" dice. "Andiamo da me"

ENDLESS - Anime Rosse || Ian SomerhalderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora