✨2. La gelida realtà

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L'istitutrice spalancò la porta e con un colpo deciso allo stipite annunciò il suo solito buongiorno. Isabelle sussultò un istante, non troppo turbata da quel rumore che faceva ormai parte della sua quotidianità. Stropicciò gli occhi e allungò le braccia, pronta a iniziare una nuova giornata.

Osservò il soffitto, poche spanne sopra di lei: una macchia di muffa scura si diffondeva sempre più sulla superficie grigia e gonfia per l'umidità. La misurò con la mano: qualche tempo prima stava proprio tra il suo pollice e il mignolo mentre ora era lunga ben due spanne. Si guardò attorno: tutto in quella stanza, proprio come quella macchia scura, rifletteva la lunga storia di quell'edificio, costruito come scuola nazista molti decenni prima e mai ristrutturato. Le pareti ammuffite o crepate erano solo uno dei tanti segni di decadenza che circondavano Belle.

Si sollevò nel letto e gettò lo sguardo sotto di lei: qualche ricciolo dorato spuntava tra le coperte, Jane stava ancora dormendo beatamente, come sempre. Sorrise, per un semplice istante, poi spostò lo sguardo sugli altri due letti a castello, da cui le bambine erano già scivolate fuori: la puntualità era fondamentale, lo sapevano bene. Belle però non era particolarmente attenta a queste formalità, tutte quelle regole non facevano per lei.

Allungò le gambe fino a far scivolare le dita dei piedi fuori dalle lenzuola, assaporò la sensazione del tepore dei sogni che lentamente faceva spazio al freddo della realtà; sospirò e poi si sollevò nuovamente. Si liberò delle pesanti coperte e scese gli scalini del letto, per poi saltare a terra in un balzo dal penultimo gradino.
"Buongiorno, Jane... Mi dispiace, ma devi proprio svegliarti!"
Un fagotto nascosto sotto le coperte si voltò dall'altra parte, mentre come risposta Belle ricevette solo uno sbadiglio e un mugugno di facile interpretazione. Si avvicinò e scoprì in un lampo una testolina bionda, il viso nascosto contro il cuscino.
"Ancora cinque minuti..."
"Spicciati, siamo già in ritardo, anche oggi!"
Un sorrisetto un po' ribelle e compiaciuto fece il capolino sul suo viso, mentre si sedeva accanto a Jane, per nulla preoccupata.
La piccola bimba bionda e assonnata si sollevò allungando le braccia, i riccioli spettinati e gli occhietti ancora semichiusi.
"D'accordo, ci sono..."
Si strofinò gli occhi, mentre Belle le passava le pantofole grigie, come tutto, del resto, in quel luogo. Infilò i piedi scalzi nelle ruvide ciabatte e seguì Belle, trascinandosi dietro alla sua manina che la guidava, come una sonnambula.

Raggiunsero le toilette, ormai vuote, dove le altre bambine avevano lasciato le spazzole e le salviette sui lavandini.
"Oh, guarda un po': il bagno è tutto per noi, le galline sono già a colazione!"
Risero insieme e si diressero verso due piccoli lavandini vicini l'uno all'altro. Belle si sistemò davanti a uno specchio dai contorni arrugginiti, senza smettere di sorridere, e aprì il rubinetto, infilando le manine sotto il getto gelido. L'acqua corrente era uno dei pochi lussi che potevano permettersi: dal nuovo millennio era stata data anche al quartiere del popolo, ma soltanto quella fredda. L'elettricità invece rimaneva un miraggio: il fuoco era ancora l'unica fonte di calore e di luce.

"Belle, tu credi che un giorno ce ne andremo da qui?"
Jane fissava lo specchio, ancora intontita:
"Sai, stanotte ho sognato di avere una famiglia, una famiglia vera. Eravamo in una casetta tutta nostra, non c'era nient'altro che un piccolo camino, ma eravamo felici..."
Belle osservò una lacrima che scivolava sulla guancia arrossata della sua dolce amica e sentì il suo piccolo cuore sciogliersi in un istante:
"A volte i sogni si avverano... Il segreto è non smettere mai di crederci. Mi prometti di non farlo mai?"
Jane scrollò il capo, risoluta. Poi voltò lo sguardo su Belle, un po' più serena.
"Promesso!"
"Così va molto meglio, adesso lavati via quelle lacrime."
Belle diede l'esempio, raccogliendo un po' di acqua fra le mani e sciacquandosi la faccia; un brivido le percorse la schiena. Si voltò verso Jane, che stava subendo lo stesso supplizio. Lavarsi con l'acqua gelata di prima mattina era un vero shock, ma se non altro aiutava Jane a uscire dalla sua catalessi quotidiana. Era un benvenuto alla realtà...

Si pettinarono i capelli a vicenda e si infilarono le divise: delle calzamaglia che Belle proprio non riusciva a sopportare, una gonna stinta, una camicetta stropicciata e un maglioncino a fantasia scozzese, di lana ruvida. Per fortuna erano ancora piccole per indossare il corpetto, e potevano legarsi i capelli con un semplice nastro, dopo una rapida pettinata. Nel giro di qualche anno sarebbero diventate delle "signorine", che parola insopportabile! A quel punto non sarebbe più stata così semplice la routine mattutina.

How to love a BeastWhere stories live. Discover now