✨13. Una gioia fugace

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Isabelle aveva ripensato a lungo alla saggezza insita nelle parole di Maurice, in quelle lunghe settimane. Da quella sera non lo aveva più rivisto: le aveva rivelato che, una volta terminato l'inventario, avrebbe chiuso il negozio per le vacanze natalizie e sarebbe andato fuori città per qualche settimana, a trovare un vecchio amico. Era stato un po' evasivo sull'argomento, e così Belle non aveva indagato ulteriormente sulla sua vita privata. Era stato difficile reprimere la sua curiosità, ma era sicura che il suo amato libraio non le avrebbe mai tenuto nascosto niente di importante. Così non aveva protestato, nonostante sul suo viso si leggesse chiaramente una nota di delusione. In compenso, aveva accettato con gioia alcuni libri che Maurice le aveva offerto, per farsi perdonare quella lunga attesa. Si erano dati appuntamento al primo Total Equality day del nuovo anno, dopo tre settimane dal loro ultimo incontro.

Quel periodo di attesa, sebbene lungo e difficile, per Isabelle era stato più sopportabile rispetto ai mesi precedenti: aveva seguito il consiglio di Maurice, iniziando a ignorare le voci che gli altri diffondevano su di lei. Le persone la cui opinione era degna di rispetto si contavano sulle dita di una mano, e a lei bastava essere speciale per quelle. Non avrebbe più dato ascolto a dicerie gettate al vento per farla soffrire, frutto dell'invidia e del disprezzo che nascevano dalla superficialità. Adesso si era fatta strada in lei una nuova convinzione: l'opinione che contava davvero era quella di chi riusciva a vedere oltre, a leggere il suo piccolo cuore. Così, sebbene l'atteggiamento degli altri nei suoi confronti non fosse cambiato, era stata lei a trasformarsi, a vedere il mondo attraverso nuovi occhi. E questo l'aveva aiutata a ritrovare la pace interiore di cui aveva bisogno.

Questo cambiamento interiore era stato più semplice del previsto, soprattutto grazie ai suoi amici del cuore, che erano il suo sostegno costante. Aveva osservato a lungo Jane e Gilbert, suoi compagni di viaggio in quel mare in tempesta: tutti disprezzavano l'affetto che legava quei due ragazzi, i loro sogni senza futuro, ma a loro non importava. Erano come due giovani alberi che crescevano intrecciati: i loro rami si innalzavano al cielo, indissolubilmente legati da un'affinità che non si poteva descrivere a parole. La loro gioia era imperturbabile: avevano creato un'oasi nel deserto che li circondava e nemmeno l'aridità di quel mondo apatico avrebbe potuto prosciugare le acque del loro sentimento. Belle aveva il privilegio di far parte di quell'oasi felice: anche se era innegabile l'attrazione che quei due ragazzini provavano l'uno verso l'altra, l'amicizia che li legava a lei era altrettanto forte. Il detto "non c'è due senza tre" nel loro caso calzava proprio a pennello, e di giorno in giorno quel terzetto si faceva sempre più stretto, distinguendosi dalla massa amorfa che lo circondava.

Trascorso il periodo natalizio, Belle iniziò a contare con impazienza i giorni che la separavano dal suo appuntamento con il libraio. Aveva appena terminato la lettura di "Nicholas Nickleby", un capolavoro Dickensiano di cui Maurice era appassionato, e non vedeva l'ora di condividere con lui l'euforia provata per l'ironia travolgente di Dickens. Si era appuntata sul suo amato taccuino i passaggi più significativi del romanzo, le descrizioni più azzeccate e i colpi di scena più inaspettati. Ne aveva parlato anche a Jaqueline, e non vedeva l'ora di raccontare tutto a Maurice, di osservare ancora una volta i suoi occhi orgogliosi rivolti verso di lei. Era un'immensa soddisfazione renderlo felice: le sembrava di poter ripagare, anche se in minima parte, tutto quello che aveva fatto per la sua lettrice preferita, di ricambiare l'immensa fiducia che Maurice aveva riposto in lei.

Con tutti questi pensieri che fluttuavano nella sua mente assorta, le mani che tamburellavano sul taccuino rosso e il grosso libro di Dickens sotto il braccio, Belle attendeva in fila l'apertura delle porte dell'istituto. Finalmente la lunga attesa era ormai agli sgoccioli: la fatidica mattina del Total Equality Day era arrivata. La mano libera stretta in quella di Jane e le gambe che fremevano di impazienza, era pronta a correre in strada. Avrebbero raggiunto in un lampo Gilbert e poi tutti insieme sarebbero volati alla velocità della luce verso la libreria. Maurice si era affezionato anche ai due amici di Belle, in quegli anni: Gilbert e Jane erano unici nella loro dolcezza. Erano riusciti a risvegliare nel suo cuore un po' arrugginito dal tempo una calda nostalgia. L'affetto genuino che legava quei due piccioncini aveva trovato in lui un ammiratore indiscusso. Amava vedere la sua piccola Belle circondata da due animi affini al suo, che sapevano condividere la sua stessa euforia.
"Belle, vuoi darmi qualcosa? La borsa, il taccuino e quel libro enorme... Non ti sembra di avere un po' troppe cose da portare?"
Il nasino arricciato di Jane esprimeva tutto il suo disappunto, ma Belle strinse al petto il suo diario e ammirò il grosso volume che aveva tra le mani.
"No, tranquilla... La cultura non è mai troppo pesante, Jaqueline lo dice sempre. Un giorno avrò anche io una borsa piena di libri come la sua, devo pur abituarmi!"
Jane scosse la testa, osservando le sottili braccia dell'amica che portavano il loro carico senza indugio. Poi sollevò lo sguardo oltre la folla di ragazze che le precedeva, indicando all'amica la porta che finalmente si spalancava. Incrociò lo sguardo di Belle, elettrizzato:
"Pronta?"
I riccioli dorati ondeggiarono al cenno di assenso di Jane, mentre le due amiche seguivano passo a passo l'avanzata della coda, sempre più vicine all'uscita. Non appena ebbero varcato quel passaggio verso la libertà, iniziarono a correre tra la folla, dirette verso l'istituto maschile.

Il loro punto d'incontro era all'angolo della siepe che circondava l'edificio: proprio dove le foglie si facevano più rosse e piccole, Gilbert aveva nascosto una piccola scatola di metallo, che era diventata la loro cassetta per scambiarsi la corrispondenza. Crescendo, infatti, avevano dovuto fare i conti con gli impegni scolastici in continuo aumento: purtroppo non era più possibile vedersi assiduamente come ai vecchi tempi. Quella cassetta però era la custode dei loro sogni, dei racconti con cui si tenevano sempre aggiornati. Ed era proprio lì, davanti a quella siepe, che Gilbert le aspettava.

Jane fu la prima a vederlo, a giudicare dalle sue guance che sembravano aver preso fuoco, e non soltanto per la folle corsa. Alzò il braccio libero in segno di saluto, riuscendo a farsi scorgere tra la folla, gli occhi spalancati sotto le lunghe ciglia, sollevate quasi quanto gli angoli della bocca, che rivelavano un ampio sorriso. In risposta, Gilbert ricambiò il sorriso e si tolse il cappello, liberando i folti riccioli scuri che si riversarono sulla sua fronte. Poi, dopo aver staccato la schiena dalla siepe a cui era appoggiato, fece un inchino con saltello accluso, avvicinandosi alle sue amiche. Stava per salutarle, ormai a pochi passi da loro, ma Isabelle non gli lasciò il tempo di aprire bocca:
"Eccoti! Svelto, dobbiamo andare subito da Maurice, non sto più nella pelle..."
Mentre Belle riprendeva fiato, piegata in due sotto il peso dei suoi libri, Gilbert le tolse di mano il grosso fardello e prese sottobraccio entrambe, le ampie spalle a sostenerle. Abbassò lo sguardo con dolcezza, posandolo prima sulla sua cara Jane, che lo guardava orgogliosa, e poi su Belle, che non lo guardava affatto. Riuscì a intercettare i suoi occhi da cerbiatto e la scrutò con falso rimorso, fingendosi offeso:
"E questo sarebbe il modo di rivolgersi al portantino dei tuoi libri?"
Belle gli diede una gomitata, divertita dal suo finto muso lungo, e scosse la testa, senza smettere di sorridere.
"D'accordo, portantino. Vedi di non rovinarli, quei libri, o farai una brutta fine..."
"Signor sì, capitano."
Gilbert annuì con un cenno del capo, mentre le sue labbra si sollevavano in un sorriso beffardo, e si rimise il cappello, lasciando che la visiera gli scivolasse da un lato. Belle lo osservò con la coda dell'occhio, pensando a quanto somigliasse a Peter Pan, con quell'aria da ragazzino sperduto. Stava diventando un bel giovane, comunque: il suo portamento sicuro donava alla sua alta figura un'aria quasi aristocratica, se non fosse stato per i suoi modi un po' fanciulleschi. Gli occhi verdi e luminosi risaltavano sul suo viso gaio, sempre illuminato da quel sorriso contagioso. I sui suoi lineamenti delicati diventavano più virili a poco a poco, mentre le sue gambe slanciate ritrovavano la proporzione con il suo tronco, prima così mingherlino. Belle aveva notato i suoi cambiamenti esteriori, così evidenti, ma aveva soprattutto osservato la sua trasformazione interiore. La dolcezza e l'affetto profondo, radicato, che crescevano in quel cuore leale erano riflessi in quegli occhi verdi assorti, che intrecciavano lo sguardo della sua più cara amica. Osservò la mano di Jane, posata sul suo braccio, che lo stringeva con dolcezza. Doveva proprio ammettere che quei due formavano una bella coppia...

Distratta da tutti quei pensieri, Belle seguiva i rapidi passi dei suoi amici quasi senza accorgersene, lasciandosi trascinare verso la meta tanto attesa. Avevano già attraversato la porta Ovest e percorrevano le strade affollate del Middle District. In testa stava Gilbert, che si faceva strada nella mischia con la sua alta figura, tenendo a braccetto Jane e Belle, che lo seguivano a ruota. Finalmente lasciarono alle loro spalle i viali centrali, per immergersi nel vicolo della libreria, riprendendo fiato e tornando a camminare l'uno accanto all'altra.
Gilbert si voltò a osservare il volto trepidante di Belle, al colmo della felicità per il culminare della lunga attesa ormai così vicino:
"Allora, sei pronta a incontrare il tuo vecchietto preferito? Devo ammettere che è mancato anche a me... E tu che dici, Jane? Hai sentito la mancanza del libraio?"
La ragazzina dai folti riccioli dorati gli sorrise, felice di poter condividere la stessa spiccata sensibilità del suo interlocutore:
"Maurice è come un nonno, come potrebbe non essermi mancato?"
Belle sorrise a quelle parole, felice dell'affetto genuino che i suoi amici avevano coltivato nei confronti del libraio. In effetti era diventato per tutti loro un amico, un confidente e un saggio consigliere: un vero e proprio nonno acquisito.

Il suo sorriso, però, fu di breve durata: ciò che apparve alla sua vista in quel momento la sconvolse, togliendole il fiato. In un attimo, tutta la gioia che aveva riempito il suo cuore si dissolse, mentre il suo battito si faceva sempre più accelerato. Incapace di parlare, si fermò, le gambe divenute come di ghiaccio, mentre una morsa la stringeva in un terrore senza voce, a cui non voleva credere. Le sue dita scivolarono via da quelle di Gilbert e corsero a coprire il suo volto sconvolto, mentre gli occhi si riempivano di lacrime, annebbiandole quella vista sconcertante.

How to love a BeastWhere stories live. Discover now