✨25. Il seme più prezioso

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Isabelle ne era assolutamente certa: Jacqueline sarebbe stata assunta. D'altronde, le premesse non lasciavano spazio ad alcun dubbio: quel gentiluomo, che la sua insegnante aveva tanto decantato, non avrebbe saputo resistere al suo fascino letterario. Le certezze di Belle divennero ben presto realtà, quando, a pochi giorni di distanza dal suo colloquio, Jaqueline venne di persona a darle la buona notizia, con gli occhi lucidi per l'emozione.

Rivederla varcare le porte dell'istituto, anche se solo per un breve saluto, fu per Belle una gioia immensa. Quei giorni senza di lei erano stati davvero difficili e, se pensava ai tanti che ancora dovevano venire, le mancava il fiato. Comunque, quella sera ascoltare i racconti gioiosi di Jacqueline fu una vera e propria liberazione. Per la prima volta, dal giorno in cui era fuggita e dal quale aveva ricevuto solo rimproveri, tornava a sentirsi priva di ogni catena. Grazie alle parole di Jaqueline, piene di sentimento, Belle riuscì a spiccare il volo, oltre quelle pareti di cemento.

Immaginò ogni cosa: le descrizioni di Jaqueline riuscivano a tracciare nella sua mente i contorni dei volti di Mr Gaumont, con il suo sorriso gentile e benevolo, e delle sue sorelle. Riuscì a immaginare i begli occhi limpidi della maggiore, Claire, con il suo viso candido e le sue mani affusolate. Scrutò lo sguardo vacuo e il nasino all'insù della terza figlia, Lydie, la più frivola. Assaporò la voce delicata e avvolgente di Marie, la quarta, futura cantante senza dubbio. Sorrise immaginando il viso ancora fanciullesco e i piedini impazienti della piccola Geneve, la più giovane. Si commosse davanti all'immagine di una madre da poco rimasta vedova, la cui unica ragione di vita erano i tanti figli, ma i cui nervi sempre a fior di pelle davano l'aria di essere un po' priva di compostezza. Quella famiglia si figurava già ai suoi occhi come piena di buoni sentimenti e ricca valori a lungo custoditi e serbati nel cuore.

Impaziente di osservare di persona ciò che la sua mente aveva già visualizzato in modo così vivido, Isabelle promise di andare a trovare Jaqueline al suo nuovo alloggio il prima possibile. Passarono solo pochi giorni prima che Belle tenesse fede alla parola data: la sua curiosità non le permise di aspettare a lungo. Una sera di quella stessa settimana, infatti, anziché accompagnare Jane e Gilbert al focolare di casa Blythe, abitudine ormai divenuta quasi quotidiana per tutti e tre, Isabelle salutò in fretta i suoi amici e si diresse a passo spedito verso il Middle district. Grazie al suo pass riuscì a varcare senza difficoltà l'ingresso al quartiere in cui si trovava casa Gaumont, da poco divenuta l'abitazione della stessa Jaqueline. Seguì le indicazioni che aveva ricevuto e riuscì in breve tempo a trovare l'edificio, che corrispondeva perfettamente alle descrizioni della sua insegnante.

Grazie alla luce del sole da poco tramontato, che rischiarava ancora il cielo con le sue tinte rosate, riuscì ad ammirare la facciata della palazzina, osservandola dal lato opposto della strada. Era un edificio abbastanza piccolo, eretto su due piani soltanto. Si affacciava sul viale alberato con la sua facciata bianca, tinta a tratti dalle ombre scure degli alberi e a tratti dalla luce calda del sole. Il freddo delle ombre si intrecciava così alle tinte rosate del tramonto, in un gioco di luci e ombre ammaliante. Lo stile architettonico sembrava moderno, ma le linee erano addolcite da diversi elementi classici. La colpirono in particolare due lanterne antiche, illuminate dalla luce elettrica, che si affacciavano sulla strada, ai lati dell'edificio, sotto a due balconcini tondi, dalla volta a forma di conchiglia. Quegli elementi unici rendevano la palazzina diversa da tutte le altre, curata nei dettagli. Eppure, a differenza delle opulenti ville dei Dominers, la semplice eleganza di quell'edificio lo rendeva all'apparenza accogliente e ospitale. Avvolto dai colori del tramonto, che facevano da sfondo ai suoi contorni lineari, accarezzato dalle fronde degli alberi, che lo rendevano immerso in una fiaba, era meraviglioso. L'unico difetto che sapeva trovare in quel quadro era la cornice: l'edificio purtroppo si affacciava sul cemento della strada. Era un viale alberato molto curato, ma ben diverso dalla campagna in cui si trovavano le residenze dei nobili.

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