✨26. Tra superficialità, imbarazzo e ilarità

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Varcata la porta della sala da pranzo, Isabelle si ritrovò in un'ampia sala, sovrastata da un lampadario che diffondeva la sua aura luminosa su ogni cosa. I cristalli di cui era fatto scindevano la luce elettrica in tutte le sfumature cromatiche che la componevano, gettando sulla tovaglia bianca bagliori di ogni colore. La tavola era imbandita e apparecchiata ad arte. Tutto era curato nei minimi dettagli: dalle stoviglie argentate ai tovaglioli in tessuto, dai piatti in porcellana ai bicchieri di cristallo. Le sedie erano ancora vuote, c'era soltanto una ragazza con una cuffietta bianca che trafficava per aggiungere un posto, spostando alcune stoviglie per fare spazio, e rompendo con quel gesto l'armonia della tavola perfetta. Mr Gaumont si offrì subito di andare nella stanza accanto per prendere la sedia mancante, mentre Belle si mise all'opera per aiutare la ragazza nel suo lavoro. Per la prima volta, le lezioni di galateo le tornavano utili a qualcosa, e poteva sentirsi quasi soddisfatta nel sapere come disporre posate e bicchieri secondo l'ordine che le era stato insegnato, destreggiandosi attorno alla tavola con disinvoltura. La giovane donna le rivolse un sorriso imbarazzato e colmo di gratitudine, si sistemò una ciocca di capelli che per la fretta era scivolata davanti ai suoi occhi e fece un inchino a Mr Gaumont, prima di lasciare la stanza.

Si fermò un istante per fare entrare alcune figure femminili piuttosto chiassose che erano nel frattempo accorse all'ingresso della sala. Una di queste, in particolare, la spinse da una parte, facendosi avanti senza troppe formalità:
"Jules, abbiamo ospiti? La cuoca mi ha detto che hai fatto aggiungere un posto a tavola, non sarà mica un ufficiale? Oh, come vorrei conoscerne uno!"
Mr Gaumont scosse la testa, posando le mani sulle spalle della sorella, che saltellava per l'aspettativa e gli girava intorno come un cagnolino in cerca di attenzioni.
"No, Lydie, niente affatto, per fortuna. È una compagnia decisamente più istruttiva..."
Si voltò sospirando, mentre cercava Belle con lo sguardo, rimasta dall'altro lato della tavola.
"Eccola: vi presento Miss Isabelle Bennet. È venuta a trovare la sua insegnante, e ci farà l'onore di trascorrere la serata alla nostra tavola."
Con un cenno del capo, Mr Gaumont la invitò ad avanzare, mentre le sorelle si affacciavano alla porta per osservarla di soppiatto. Belle, che poco prima, alla vista di quel quadretto familiare, era indietreggiata sentendosi di troppo, seguì con qualche esitazione l'invito di Jules e fece un passo avanti, piegandosi poi in una piccola riverenza, il viso leggermente teso.
"Spero di non esservi di disturbo, è un piacere fare la vostra conoscenza."
Una figura slanciata avvolta da un candido vestito azzurro, dal viso lucente e gentile, con gli stessi lineamenti regolari di Jules, ma con una femminilità che a lui non apparteneva, fece capolino alla porta.
"Il piacere è nostro, signorina Isabelle. Sono Claire, la maggiore tra le sorelle. Mademoiselle Jaqueline ci ha parlato di voi, e attendevamo con ansia il vostro arrivo. Spero che mio fratello vi abbia accolto con la premura che meritate."
Si fece avanti, mentre i suoi capelli scuri semi raccolti ondeggiavano sulle sue spalle, e ricambiò la riverenza di Belle, piegando il capo e abbassando il viso disteso, coperto da un velo di lentiggini.

Lydie invece, nel frattempo, aveva finalmente interrotto il suo saltellare insopportabile e osservava accigliata quell'ospite indesiderata. Percorse con lo sguardo la sua figura, dall'alto al basso, soffermandosi sui suoi vestiti rovinati e sui vecchi stivaletti che spuntavano al di sotto. Una smorfia di disgusto e compatimento abbruttì a un tratto il suo viso, piegando la fronte e le sue gote in un'espressione di prorompente delusione. Scosse i suoi boccoli e arricciò il nasino all'insù, mentre prendeva posto a tavola senza più degnarla di uno sguardo. Evidentemente non la riteneva degna delle attenzioni che avrebbe riservato con piacere a un ufficiale, o a qualunque bifolco in divisa. Belle riuscì a stento a trattenere una risata, ricordando le parole di Jules riguardo alla poca profondità dei discorsi delle sue sorelle.

Fu poi la volta della piccola Geneve, che trotterellò al fianco del fratello, aspettando un suo bacio sulla guancia, e che poi si fece avanti a osservare con i suoi grandi occhi curiosi la nuova arrivata. Trascorse qualche istante a scrutarla in silenzio, avvicinandosi in punta di piedi al suo volto imbarazzato. Poi il suo viso si aprì in un sorriso euforico: evidentemente quel volto doveva aver risvegliato in lei dei caldi sentimenti.
"Se siete amica di Jules, allora siete anche amica mia. Ti siedi vicino a me?"
Belle non ebbe tempo per rispondere: ancora confusa da tutta quella confidenza, fu trascinata dalla stretta impetuosa di quella bimba dall'affetto dirompente, che non doveva avere più di dieci anni, ma che aveva una forza inimmaginabile nelle sue braccia sottili.
Belle si sedette, senza protestare, al posto che la sua nuova giovane amica le aveva assegnato, sperando in cuor suo di non averlo rubato a nessuno.
"Genny, ormai dovresti essere grande abbastanza da capire che non puoi disporre degli altri a tuo piacimento, specialmente degli ospiti."
Jules provò a rimproverare velatamente la piccola di casa, ma con scarso successo, perché lei sembrò non aver minimamente udito le sue parole, mentre dondolava i piedini avanti e indietro sulla sua sedia, continuando a tempestare Isabelle di domande. A un certo punto, quel dialogo concitato con la sua piccola interlocutrice fu interrotto da una voce piena di agitazione, che accompagnava, o meglio annunciava l'arrivo di Madame Gaumont, capace di monopolizzare ogni conversazione con i suoi monologhi teatrali.
"Oh, Jules, ma non hai alcuna pietà per i miei poveri nervi! Ho appena saputo da Anne la novità: come puoi chiedermi di accogliere un ospite con così poco preavviso? Quando arriverà il gentiluomo che stai aspettando?"
Osservò la sua figura allo stipite della porta, in metallo, sfruttando quella superficie come uno specchio improvvisato. Poi rivolse tutta la sua attenzione alle figlie:
"Claire, sistemati il fiocco tra i capelli e pizzicati le guance: per carità, cerchiamo di dare un po' di colore al tuo viso pallido, in qualche modo!"
Entrò nella sala avvicinandosi alla figlia e strizzandole le gote con le sue dita indelicate.
"Prima la nuova istitutrice piombata dal cielo... Ora questo! Oh, Jules, con le tue idee strampalate mi farai venire un altro esaurimento, non c'è alcun dubbio!"
Belle osservò quella figura piuttosto in carne che si muoveva con foga tra le sue due figlie maggiori, sistemando le pieghe dei vestiti, arricciando qualche boccolo tra le dita, stringendo i nastri dei corsetti. Sembrava un personaggio uscito da una fiaba, o forse da un incubo, ma in ogni caso sembrava provenire da un altro mondo. Si destreggiava per la stanza, senza aver minimamente notato la sua presenza, concentrata su se stessa e sull'aspetto delle figlie. Mentre girovagava per la stanza, passando da una all'altra e continuando a parlottare tra sé e sé, il suo petto si sollevava e si abbassava sotto il vestito dalla marcata scollatura, seguendo il ritmo concitato del suo respiro affannato. A un certo punto si fermò per osservare il risultato del suo rapido lavoro di restauro, sventolandosi il viso con un ventaglio e asciugandosi la fronte con un fazzoletto. Alternava i due gesti con la stessa trepidazione che aveva avuto poco prima la giovane Lydie nel suo saltellare. La sua sola vista riempiva gli occhi di Belle della stessa angoscia immotivata. Jules si teneva la testa tra le mani, gli occhi sollevati verso il soffitto e la fronte corrugata in un'espressione annichilita.
"Vi state preoccupando per nulla, madre. Davvero, non c'è alcun bisogno di tutte queste premure. Non c'è nessun pretendente in vista, almeno per questa sera..."
Sua madre, colta alla sprovvista da quelle parole che avevano fatto crollare ogni sua certezza, lo guardò con aria di rimprovero e delusione:
"Cosa intendi dire, Jules? Era forse uno scherzo, uno dei tuoi capricci? Non hai chiesto tu di aggiungere un posto a tavola?"
Il figlio diede un piccolo colpo di tosse per ritrovare la sua voce calma, tendando di non perdere la pazienza.
"Esatto, l'ho fatto. La nostra ospite è già qui tra noi, ma non vi siete nemmeno accorta della sua presenza, presa com'eravate dalla vostra inutile foga."
Si voltò verso Belle, un sorriso forzato sulle labbra sottili.
"Vi presento Miss Isabelle Bennet. È venuta a trovare la sua insegnante, e le ho semplicemente chiesto di fermarsi a cena. Sono sicuro che apprezzerà la nostra accoglienza, senza alcun bisogno di attenzioni eccezionali. Ora calmatevi, per piacere."
Le scostò la sedia con decisione, mentre Madame Gaumont fissava allibita la sua "giovane ospite", che sembrava una senzatetto raccolta da chissà quale strada, e cercava di dissipare il sogno di un gentiluomo alla sua tavola, sempre più piena di donne.
"Tutta questa agitazione per questa... ragazzina? Oh, Jules, prima o poi mi riunirai al mio povero marito nella fossa, a forza di alterare i miei fragili nervi con questi tuoi scherzi privi di gusto."
Si lasciò cadere sulla sedia con un profondo sospiro, agitando le braccia per scansare il figlio che cercava di rassicurarla e ridimensionare il suo turbamento.
"Lasciami in pace, ho bisogno di aria. E adesso chi dobbiamo aspettare ancora?"
Spazientita, si voltò verso i due posti ancora vuoti:
"Ovviamente l'istitutrice che manderà in rovina le tue sorelle! Cosa starà facendo ancora con la povera Marie, a quest'ora? Le calerà la vista a forza di passare il tempo su quegli spartiti, e Dio solo sa come faremo a trovarle marito quando avrà degli occhiali spessi come il fondo di questo bicchiere! Oh, per favore, cara Lydie, versami un po' di quello, ho bisogno di calmarmi."
Madame Gaumont indicava con le dita frementi la bottiglia di vino troppo distante per le sue braccia corte, mentre agitava un bicchiere verso la figlia.
"Certo, madre. Avete ragione: Jaqueline ci stressa tanto da ottenebrare la nostra mente, con tutte quelle pagine da studiare."
Le passò il bicchiere, pieno fino all'orlo, fissandola con il suo sguardo melodrammatico.
"Gli uomini apprezzano di certo un bel viso molto più di una testa piena di inutili lezioni, è innegabile! Non vogliono una maestrina, ma una donna con dei boccoli dorati a incorniciarle il viso e dei begli occhi a riempirle lo sguardo di fascino..."
Si voltò verso il fratello, giocherellando con una ciocca dei suoi capelli dorati, una smorfia di compatimento a piegarle le labbra carnose:
"A eccezione di qualcuno di mia conoscenza, con dei gusti davvero assurdi in fatto del gentil sesso, sempre che gli piacciano davvero le donne e non solo le piante, poi!"
Jules diventò tutto rosso a un tratto, la mandibola serrata e il pomo d'Adamo che si innalzava già per dare risposta a quelle parole prive di senno. Non ebbe il tempo di replicare, perché dei passi interruppero quel discorso che non avrebbe mai dovuto avere inizio, prima che degenerasse ulteriormente.

How to love a BeastWhere stories live. Discover now