✨29. Onde del mare color cioccolata

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Belle osservava le dita tremanti di Gilbert, che strappavano lentamente il sigillo della busta stretta tra le sue mani. Non poteva vedere completamente il suo viso, nascosto in parte dai riccioli scuri che ne coprivano la fronte, ma immaginava le sopracciglia corrugate per l'apprensione e gli occhi adombrati, sotto il peso dell'ansia. Si soffermò sulla sua mandibola serrata, sulla tensione delle sue spalle, rigide per l'apprensione. Le dita si mossero frenetiche sulla carta, traendo dalla busta alcuni fogli. Belle, seduta di fronte a lui, proprio accanto alla sorellina di Gilbert, Anne, allungava gli occhi su quei documenti. Anche da quella distanza poteva notare il timbro del governo che risaltava sul frontespizio, a ribadire l'ufficialità di quei documenti. Trattenne il fiato, stringendo la mano della piccola Anne che la affiancava silenziosa come non era mai stata, mentre Gilbert scorreva con lo sguardo una riga dopo l'altra e si mordicchiava le labbra, piegate sotto il peso di ciò che lo attendeva, e che ora si faceva a un tratto reale e ineluttabile. Dopo alcuni secondi di silenziosa attesa, che sembrarono a Isabelle ore interminabili, quelle mani tese ripiegarono la carta, mentre gli occhi continuavano a restare bassi e assorti nei loro pensieri.

Belle voleva sapere, non poteva più aspettare... Eppure, allo stesso tempo, non trovava la forza per interrogarlo sul futuro che lo attendeva. Nessuno attorno a lei riusciva a trovarla, né la piccola Anne, che era cresciuta, ma che era ancora troppo piccola per capire appieno ciò che stava succedendo, né i fratelli poco più grandi di lei, né quelli poco più piccoli di Gilbert, seduti in terra accanto a lui, né Jane, che lo guardava con aria visibilmente preoccupata, mentre allungava a sua volta lo sguardo sulle carte piegate che portava in grembo. I suoi riccioli dorati si posavano ora sulle spalle di Gilbert, mentre, in piedi per l'apprensione, appoggiava da dietro le mani sulle sue spalle e si piegava ad affiancare il suo viso. Cercò di richiamare la sua attenzione, dolcemente, per riportarlo alla realtà:
"Allora? Dove ti mandano?"
Jane, con gli occhi pieni di speranza e terrore al tempo stesso, sfiorava i riccioli di Gilbert con le dita tremanti, ricercando il suo sguardo basso e intristito. La sua voce cercava di nascondere l'insicurezza, calda e dolce come sempre. Belle spostò lo sguardo da quella figura angelica e lo posò per qualche istante sui fratelli di Gilbert: i maggiori erano in preda alla stessa apprensione, pensierosi e immersi nel silenzio. I minori erano invece travolti da una frenetica curiosità: giravano per la stanza fermandosi per qualche istante e poi riprendevano a vagare avanti e indietro, forse contagiati dall'ansia generale. I signori Blythe, i genitori di Gilbert, erano seduti dietro Belle e Anne, adagiate su due cuscini ai loro piedi. Isabelle, con la coda dell'occhio, notò le loro mani intrecciate, strette nella stessa preoccupazione per il destino del loro primogenito. I loro visi pallidi erano tesi, impotenti eppure devastati al tempo stesso dalla doccia fredda che li aspettava. Tutti erano in attesa, persino la piccola Anne che tamburellava con le sue dita sulla mano di Belle e la osservava con i suoi grandi occhi: poteva sentire il peso dell'ansia addensare l'aria, nel lungo silenzio che seguiva la domanda di Jane, quell'interrogativo che nessun altro aveva avuto il coraggio di formulare.

Di lì a poco avrebbero saputo dove era stato assegnato il loro Gilbert, quel figlio, fratello, amico, amato da tutti loro. Le sembrava impossibile che quel momento tanto temuto fosse arrivato. Il tempo scorreva sempre troppo in fretta, e in men che non si dica era arrivata la sua lettera di assegnazione, poco dopo il compimento dei suoi ventun anni. Alcuni dei suoi compagni l'avevano già ricevuta, ed erano ormai pronti a partire per il servizio civile che era stato loro affidato. Belle aveva sempre pensato che sarebbero riusciti a prepararsi per quel giorno lontano che li avrebbe separati, convinta che, una volta cresciuti, avrebbero saputo affrontarlo al meglio, più consapevolmente. Soltanto adesso si rendeva conto che per certe cose non sarebbe mai stata pronta, indipendentemente dall'età. Ormai aveva capito che la paura dell'ignoto, dell'incertezza, del futuro, non poteva affievolirsi con la crescita, ma che, anzi, era aumentata ogni giorno di più. Sospirò, sotto il peso di quella consapevolezza, e si scostò la ciocca ribelle dal viso, mentre osservava le labbra di Gilbert che finalmente si dischiudevano e i suoi occhi smeraldini che tornavano ad aprirsi al mondo:
"Nei mercantili governativi, al servizio trasporti... Sono stato assegnato a un'unità navale al servizio governativo per i trasporti di merci dei Dominers dal Regno Unito."
Belle non ebbe il tempo di osservare le reazioni degli altri, sopraffatta da quella rivelazione: Gilbert sarebbe stato un marinaio, il che implicava la sua lontananza per diversi mesi all'anno. Blois non era certo una città di mare, e nessuno di loro era mai stato sulla costa. I collegamenti tra la Francia e l'Inghilterra però erano frequenti, da quando l'Europa aveva adottato il modello angloamericano in tutto e per tutto.
"Ma non hai alcuna esperienza della vita di mare... Cosa ti faranno fare?"
Il padre di Gilbert era visibilmente confuso, e non era il solo.
"Credo una specie di mozzo, qui si parla di lavori manuali, come pulizie e riparazioni... Anche altri miei compagni sono stati affidati alla Marina o a navi mercantili come questa..."
Adagiò la testa sulle mani, le dita intrecciate ai riccioli scuri, la fronte sempre più corrugata, le spalle incurvate e il collo piegato.
"Quindi dovrai viaggiare verso l'Inghilterra e poi a ritroso verso la Francia? Nel canale della manica? Mio figlio tutto solo, in mare aperto! Non ci posso pensare..."
La mamma di Gilbert stava già calcolando le distanze che l'avrebbero separata dal figlio, la voce a un tratto sottile, divorata dal terrore dei pericoli che forse lo attendevano:
"Come farò ad averti così lontano? Verrai spesso a trovarci? E ogni quanto potrai scriverci?"
Jane si inginocchiò a fianco a lui, lasciandosi cadere sulle gambe stanche, cercando di rassicurarlo con tutto l'affetto che traboccava nel suo gran cuore:
"Io ti scriverò ogni settimana, e sono sicura che riuscirai a venire spesso, non è vero?"
Gli prese le mani, portando il suo sguardo sul suo volto luminoso, che tentava di trasmettergli tutta la serenità di cui era capace con un sorriso fiducioso. I lineamenti di Gilbert, induriti dall'ansia, si ammorbidirono a un tratto, addolciti da quella dimostrazione di affetto ed empatia senza uguali, mentre il suo sguardo vacuo riprendeva la luce che gli apparteneva. Strinse a sua volta le dita di Jane, intrecciate alle sue:
"Non lo so, ma lo spero con tutto il cuore. Volevo esserti più vicino, Jane... Volevo essere più vicino a tutti voi. Alcuni miei compagni sono stati affidati a Blois o ai dintorni... Non desideravo altro."
I fratelli di poco più giovani di Gilbert si passavano i documenti tra le mani, impallidendo al pensiero che di lì a poco la stessa sorte sarebbe potuta capitare anche a loro. I più piccoli invece, impressionati dalla lunga descrizione dell'incarico che avrebbe assolto, in lungo e in largo per l'oceano, sognavano i suoi viaggi che, ai loro occhi, sembravano meravigliosi:
"Ma cosa dici? Sarà bellissimo! Chissà quante avventure!"
"Nostro fratello, un marinaio! Chi l'avrebbe mai detto?"
Gilbert sospirò, sollevandosi affiancato da Jane, dai riccioli che scivolavano leggeri sulle sue braccia.
"Già, chi lo avrebbe mai detto?"
Guardò Belle, gli occhi nei suoi, mentre un sorriso beffardo affiorava sul suo viso, dischiudendo una fossetta custode di ricordi lontani:
"Un tempo c'era una ragazzina che inventava storie di pirati e sirene... Forse era la sola a immaginarmi come pirata dei mari..."
Belle sorrise a sua volta, mentre una lacrima scivolava leggera sulla sua guancia.
"I tuoi riccioli erano perfetti per i miei racconti: bastava una brezza leggera ed ecco delle onde del mare color cioccolato..."
Gilbert scoppiò a ridere, sospeso tra i ricordi e l'ironia di quella cantastorie.
"Sei sempre stata la mia scrittrice preferita..."
Jane, grata per l'intervento dell'amica che aveva aiutato il suo ragazzo riccioluto a riportare alla luce il suo sorriso, corse ad abbracciarla, ritrovando il suo entusiasmo:
"Anche la mia!"
Poi si voltò, ammirando il suo marinaio in tutto il suo splendore:
"E tu, invece, pirata dei nostri sogni di bambine, non mi sfuggirai tanto facilmente. Sarai lontano, ma quando tornerai abbronzato dal sole e irriconoscibile nella tua bella divisa da marinaio, io sarò sempre qui ad aspettarti."
Gilbert arrossì, visibilmente imbarazzato per la presenza di tutta la famiglia che ascoltava quei discorsi smielati in silenzio, ma incapace di resistere alla dolcezza di quella ragazza che scioglieva la sua corazza e lo travolgeva con la sua euforia. La prese per mano, cercando di ricomporsi, e rivolse il suo sguardo, di nuovo serio, ai genitori, le spalle sollevate per la sicurezza che quell'angelo dai riccioli d'oro sapeva dargli, con la sua semplice e immensa presenza.
"Mamma, papà, voglio che sappiate che ovunque sarò vi penserò sempre. Una volta ripagato il prezzo della mia istruzione, tornerò da voi e vi aiuterò con il lavoro. Ci sarò sempre, per voi."
I suoi genitori lo abbracciarono, pieni di orgoglio e affetto.
"Sono certo che ti attende un futuro straordinario, ragazzo mio. Non sarà un'esperienza facile, ma sono sicuro che ne tornerai più forte e maturo di quanto già sei. E noi saremo sempre qui a sostenerti, qualunque scelta farai. Lo sai: il lavoro c'è e un posto per te ci sarà sempre, ma vogliamo che tu scelga ciò che davvero vorrai."
La mamma di Gilbert annuì, gli occhi lucidi e la voce commossa:
"Proprio così, caro. È giusto che tu viva la tua vita, sono certa che saprai raggiungere ogni tuo sogno."
Gilbert li abbracciò, e poi fu la volta della piccola Anne, che si gettò a capofitto tra le sue braccia, piangendo lacrime amare.
"Non te ne andare... Voglio venire con te!"
Gilbert la prese in braccio, mentre Belle le teneva ancora la mano, accarezzando il dorso con dolcezza. Quella bimba così sensibile era stata sopraffatta da tutte le emozioni che la circondavano.
"Non preoccuparti, Anne. Ti racconterò tutto e sarà come essere stata con me per tutto il tempo... Ti scriverò tutto quello che succederà nelle mie lettere, che leggerai con mamma e papà. E al mio ritorno ti porterò la conchiglia più bella che riuscirò a trovare, che non sarà mai bella quanto te."
Anne non sapeva più se piangere o ridere, mentre Gilbert le faceva il solletico e la coccolava senza più lasciarla andare. Poi, quando si fu calmata, la affidò nuovamente a Belle, che riuscì a distrarla con uno dei suoi racconti. Allora fu la volta dei fratelli, che lo abbracciarono tra lacrime e sorrisi amari.
"Dovete promettermi di prendervi cura di mamma e papà, mentre sarò via. E mi raccomando: difendete queste ragazze a qualunque costo."
Rivolse uno sguardo pieno di parole non dette alla sua amata Jane e alla cara Belle, che per lui era ormai una sorella. Le abbracciò e poi asciugò le lacrime che rigavano il viso di Jane, che erano scese silenziose sulle sue guance arrossate. La prese per mano, conducendola fuori di casa per una delle loro passeggiate serali, questa volta non più all'insegna della spensieratezza.

Belle osservava le loro figure, così vicine, unite contro il destino che li attendeva. Non poteva fare a meno di pensare a quando, molto presto, sarebbero stati separati. Erano come due alberi cresciuti l'uno accanto all'altro, dalle radici intrecciate e dai rami che si sfioravano in cerca l'uno dell'altra. Sospirò, mentre la piccola Anne le passava una delle sue bambole per chiederle di giocare insieme a lei. Si asciugò una lacrima solitaria di nascosto, per poi tornare a guardare quella bimba piena di speranza, sorridendole dolcemente. Invidiava la sua capacità di rifugiarsi nella fantasia, per sfuggire al mondo e tornare a sognare, libera da ogni paura.

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