✨38. La vie en rose

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"E adesso dove mi stai portando?"
Il frusciare della gonna dietro a sé e le dita ancora strette a quelle di Gilbert, Jane si lasciava scivolare lungo una seconda scala a chiocciola, scendendo lentamente dalla torre scenica. Questa volta la scala non era illuminata e l'unico chiarore arrivava dal piano sottostante, diffondendosi tra le assi di legno che formavano gli scalini sospesi. Jane si appoggiava al corrimano, sperando di non inciampare, facendosi condurre dalla sua guida, un gradino alla volta.
"Non vorrai rovinarti la sorpresa! Siamo quasi arrivati..."
La luce diventava sempre più intensa, mano a mano che si avvicinavano agli ultimi scalini. Ben presto, Gilbert si fece da una parte, lasciando libero il passaggio a Jane, un sorriso soddisfatto a distendere il suo viso:
"Dopo di te..."
Jane sentì le sue dita scivolare via dalle proprie, mentre si fermava sull'ultimo scalino e alzava lo sguardo su ciò che aveva d'innanzi. A pochi passi da lei si apriva un corridoio tra due ampie pareti di tessuto. Lentamente, si fece avanti in quel passaggio in cui era convogliata tutta la luce, sfiorando la pesante stoffa dei tessuti che si allungavano fino a sfiorare il pavimento.

Un passo alla volta, il fiato sospeso e le labbra socchiuse, iniziò a intuire quale fosse il luogo che stava per varcare. Le assi di legno del pavimento facevano risuonare ogni suo passo, mentre il battito accelerato del suo cuore non voleva fermarsi. Gilbert la seguiva, trattenendo a stento l'emozione e lasciando che la sorpresa prendesse forma a poco a poco davanti agli occhi sognanti di Jane. Lei, a un tratto, si voltò verso il suo cavaliere pieno di aspettativa, l'euforia negli occhi carichi di stupore:
"Ma... siamo tra le quinte del teatro!"
Lui annuì, ancora in silenzio, ridendo di cuore per quella voce sussurrata, ansiosa di cose proibite.
"Gilbert, ma sei sicuro? Stiamo andando verso il palco!"
Gli sembrava ancora bambina, incapace di infrangere le regole, anche soltanto per una serata. Quegli occhi smaniosi eppure impauriti sapevano travolgerlo con la forza della loro ingenua dolcezza.
"Questa sera, non porti limiti."
Jane annuì, voltandosi nuovamente e ritrovando la sicurezza di cui aveva bisogno. Sollevò le spalle, prese fiato, e poi si incamminò con decisione verso il palco. Solcò passo dopo passo quel percorso che solo i più grandi musicisti, attori e cantanti avevano varcato. Seguì le loro orme, immaginando gli applausi, il silenzio brulicante di una sala gremita di gente, le luci puntate sul palco e mille emozioni pronte a diffondersi nell'aria. E fu allora che la meraviglia raggiunse il culmine: si fermò, incapace di parlare, al centro di quel palco straordinario, che convogliava su di sé tutta la luce, tutta la poesia, con la sua immensa presenza.

Quante volte aveva sognato di poter vedere il mondo da quella prospettiva, di poter emergere dalle mura grigie in cui era cresciuta per vivere anche solo una serata piena di luce e colore. Eppure, così, nel silenzio e nella quiete, quella vista superava persino la sua straripante immaginazione. Si voltò verso Gilbert, pochi passi dietro di lei: il contrasto tra il suo smoking nero e la camicia bianca, che quasi scintillava alla luce intensa dei fari, faceva risaltare la sua figura in tutta la sua eleganza. La osservava, le guance leggermente arrossate e i capelli sempre più spettinati da quella mano immersa nei riccioli, senza mai staccare gli occhi da lei. Vibrava della sua stessa euforia, viveva il suo stesso sogno.

A un tratto, si fece avanti, passandole accanto e sfiorando la sua spalla quasi per sbaglio, dirigendosi verso il pianoforte, senza rompere il silenzio. Jane lo seguì d'istinto, quasi senza accorgersene, senza smettere di fissare quello strumento che convogliava su di sé tutta la sua attenzione, protagonista indiscusso del palco. Lui si fermò, lo sguardo beffardo nascosto in parte dalle onde color cioccolato che si facevano morbide come i suoi occhi assorti:
"Cosa stai aspettando? È qui per te..."
Jane diffuse ancora per un istante lo sguardo sull'ampia sala, sui palchi che la osservavano immersi nel silenzio, le poltrone di velluto vuote ma accoglienti, gli affreschi e gli intarsi dorati. Tutto sembrava in attesa, sembrava sussurrarle un invito a lasciarsi trasportare dalla forza della musica. E così, in un attimo, si ritrovò seduta davanti a quel sogno fatto di tasti silenziosi, pronti a lasciarsi sfiorare per dischiudere le proprie note e la propria magia.

How to love a BeastWhere stories live. Discover now