✨47. Onore o disonore

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"Non mi ringraziate?"
Isabelle mantenne lo sguardo basso, ignorando l'ironia di quella voce sommessa che sapeva urtare i suoi nervi come nessun'altra. Lo aveva già ringraziato una volta, non avrebbe saputo dire per quale assurda ragione, e non avrebbe certo ripetuto quella follia:
"Per cosa? Forse per la vostra presenza importuna e invadente?"
Mr Darcy sembrò non dare peso all'inflessione sprezzante della voce tremante di orgoglio di Belle, proseguendo come se niente fosse:
"Per il mio tempismo, suppongo. E per avervi liberata da quell'individuo dalle dubbie intenzioni."
Si voltò a osservare Mr De Vide, che si era ritirato in un angolo della sala, ma continuava a guardarli con aria indispettita.
Belle, allora sollevò gli occhi furenti su quel capo voltato, riportando la sua attenzione su di sé:
"E che dire delle vostre, di intenzioni? Come giustificate questo inutile salvataggio?"
Darcy ignorò quella domanda, sfiorandole la mano delicatamente e piegandosi in una lieve riverenza, riportando poi lo sguardo su di lei, un'espressione bizzarra in quegli occhi stretti:
"Mi concedete il prossimo ballo, signorina?"
La freddezza di Belle era gelida quanto il suo cuore di ghiaccio, impassibile:
"Come dite?"
Darcy, in risposta, strinse impercettibilmente quelle dita alle sue.
"Miss Bennet, mi fareste l'onore di condurvi in questo ballo?"
Belle allora lasciò con veemenza la mano di quel damerino impertinente.
"L'onore? O volevate piuttosto dire il disonore?"
Si voltò, dandogli le spalle, ma lui la affiancò in un istante, sussurrandole il suo avvertimento:
"Vi ricordo che quel tizio continua a fissarci. Sarebbe ben felice di venire a soccorrere una certa damigella in difficoltà. È questo che volete?"
Isabelle si voltò, rivolgendogli uno sguardo tagliente, quasi potesse ferirlo e vendicarsi così delle sue stesse parole:
"E voi cosa volete, invece? Forse vincere una certa scommessa?"
Darcy strinse gli occhi, colpito, forse per la prima volta, dalle sue accuse:
"Che cosa stareste insinuando?"
Gli si avvicinò, le fiamme dell'odio nei lineamenti tesi, davanti a quella sua plateale ingenuità, a offuscare la sua innegabile consapevolezza.
"Perché mai, Mr Darcy, vorreste farvi vedere al fianco di una supponente bugiarda, "a malapena passabile", per giunta?"
I secondi di silenzio che seguirono parvero interminabili agli occhi infiammati di Belle. La collera le premeva sulle tempie, mentre quella Bestia la osservava ricambiando il suo stesso astio. Poi, in un attimo, Humbertus lambì il suo fianco con il braccio destro. Fu un gesto improvviso, quasi impercettibile, che la portò a ruotare il busto e a fronteggiarlo, senza che quasi se ne accorgesse.
"Cosa fate?"
Belle, colta alla sprovvista da quella mossa inaspettata e travolta dalla forza di quel silenzio, non seppe opporsi all'ondeggiare che quella mano pareva imprimere al suo corpo con una naturalezza irreale, al ritmo della musica che stava ora iniziando a diffondersi nella sala. Darcy, allora, incrementò lentamente la presa della sua mano sulla sua schiena, avvicinandola a sé per riuscire a farsi sentire, seppur senza alzare il tono della voce, bassa e pungente:
"Così avete origliato i miei discorsi! Allora non mi ingannavo su di voi..."
Lei, il fiato spezzato, rispose con lo stesso tono tagliente, ma la sua voce sussurrata rendeva evidente la sua fragilità, che sfiorava il vacillare dei suoi passi:
"A quale proposito?"
Darcy sorrise, con quel suo fare arrogante e sprezzante, con quella smorfia sarcastica che sapeva farla imbestialire:
"Siete disperatamente alla ricerca di un buon partito, al punto da cercare di conquistarlo con un simile sotterfugio: ingannarlo prima sulle vostre origini e immischiarvi poi in questioni che non vi riguardano?"
Belle, scivolando involontariamente nella presa delle sue braccia, trattenne il respiro, incapace di fermarsi o di scappare da quella guerra di parole:
"Non è colpa mia se vi siete creato un'opinione distorta sul mio conto. Vi avevo avvisato: voi non mi conoscete affatto."
Mr Darcy, allora, abbassò il mento e indicò, con un cenno del capo, da dietro la sua schiena, la spilla appuntata sul suo vestito:
"Mi avete nascosto la vostra reale identità, signorina Bennet. Potrei denunciarvi, per quella sera a teatro. Non solo non avevate ancora fatto il vostro ingresso in società, piccola debuttante, ma siete anche una giovane della peggior specie, cresciuta nel lower district. Vi siete circondata di un'ampia cerchia di conoscenze solo per raggiungere le vostre futili ambizioni. Siete un'arrampicatrice sociale al pari della vostra amica, o anche più di lei."
Era troppo: Belle non poteva rimanere ad ascoltare quelle accuse, non avrebbe mai accettato un giudizio simile da quell'individuo che non era nemmeno lontanamente degno del nome di gentiluomo.
"Le vostre parole, signore, sono l'emblema della vostra ipocrisia. Vi ergete a difensore di giustizia, quando siete il primo a comportarvi da meschino."
Seguendo i passi della danza, Humbertus aumentò le distanze dalla schiena di Belle, girandole attorno e tornando a fronteggiarla.
"Se mi giudicate tale per ciò che ho detto, signorina, siete in errore. Si tratta della verità..."
Isabelle gli diede le spalle, questa volta attorniando lei con i suoi passi la sua figura impettita.
"Non sono solo le vostre parole gettate al vento. Sono anche le vostre azioni ingiustificabili."
Darcy ricercò il suo sguardo:
"A cosa vi riferite?"
Lei lo squadrò con rinnovata determinazione, pronta a difendere la vittima di quel damerino indisponente.
"Che dire di Mr Wickham?"
Humbertus allora sembrò perdere quel cipiglio divertito che aveva contraddistinto la sua voce ironica sino a quel momento. Si fermò, lasciando per la prima volta la presa sul suo fianco:
"Ve l'ho già detto: il signor Wickham ha la fortuna di possedere un tratto così felice che gli vale a farsi delle amicizie. Se sia capace di mantenerle è meno certo."
Belle rimase immobile, a sua volta raggelata da quella freddezza:
"Ha avuto la sfortuna di perdere la vostra. E si può dire che sia un evento irreversibile?"
Darcy abbassò lo sguardo, rifuggendo le sue domande indiscrete:
"Senza dubbio. Perché me lo domandate?"
Lei rimase a fronteggiarlo, continuò a cercare quei suoi occhi di ghiaccio, per nulla intimorita:
"Per decifrare il vostro carattere."
Humbertus allora riportò quelle finestre gelide su di lei, sollevando il mento e squadrandola con velato interesse:
"E che avete scoperto finora?"
Isabelle si lasciò andare, allora, a un fiume in piena di parole, sfogando con esse tutta la sua rabbia repressa, la sua insofferenza e il suo cinismo incompreso:
"La vostra arroganza, supponenza, gelosia. Il vostro orgoglio senza eguali, la vostra scarsa capacità di giudizio e la prontezza con cui esprimete le vostre dubbie opinioni."
Darcy, per un attimo, parve privato di quella maschera di sicurezza che ostentava di continuo:
"Così è questo ciò che pensate di me?"
Lei continuò, senza alcuna pietà, a gettargli in faccia la sua tanto agognata vendetta:
"Se già prima nutrivo solo disprezzo per la vostra classe sociale, ora ne sono disgustata. E come vi permettete, dopo una simile insolenza, di venire da me e insultarmi nuovamente invitandomi a danzare con voi e trascinandomi qui?"
Humbertus, allora, si infervorò, deciso a non farsi vincere da quella ragazzina supponente:
"E io che pensavo di avervi fatto un favore, a liberarvi da quel cascamorto in divisa... Cosa pretendereste? Che ritirassi le mie parole sul vostro conto, forse? Quello che ho detto a Charles è ciò che penso, nient'altro che la verità."
Non poteva difendersi a quel modo, pretendere di essere nel giusto, di averla salvata, quando non aveva fatto altro che offenderla e giudicarla in malo modo, dal primo momento in cui l'aveva vista.
"L'unica espressione veritiera che è uscita dalle vostre labbra, signore, è il definire questa serata una farsa. È il truce inganno a cui queste fanciulle disgraziate sono assoggettate: credono di poter essere veramente felici conquistando il cuore di un ricco principino come voi. Fortunatamente io sono libera da questo inganno, specialmente dopo aver avuto lo spiacevole inconveniente di conoscervi."
Darcy le si fece più vicino, ignorando le coppie di ballerini che li urtavano e rimanendo fermo nella sua arroganza:
"Badate a come parlate, signorina. Non vi permetto di riferirvi a gentiluomini del mio ragno con tali parole, siete accecata dalla vostra collera."
La musica, ormai, era così lontana dai loro animi in collera, dal battito tempestoso dei loro cuori. Parevano essersi alienati dal mondo stesso, sopraffatti da quel conflitto senza tregua, in cui si impegnavano strenuamente per avere l'ultima parola:
"Oh no, affatto, signore. Non sono mai stata così lucida. Quelli che voi definite gentiluomini, sono in realtà esseri subdoli e ingannevoli, pronti a disprezzare queste povere e ingenue ragazze. Giocano con i loro sentimenti, per poi buttarle via come fossero bambole di pezza."
Humbertus, allora, tentò di porre fine a quell'oceano di parole che si addensavano come onde indomabili le une sopra le altre. Era disgustato da quei discorsi, da cui si sentiva oltraggiato senza alcuna ragione.
Si piegò un'ultima volta su quel volto in fiamme, che lo guardava con un odio indomito. Sfiorò quei capelli, le cui perle intrecciate scintillavano quasi quanto gli occhi scuri di quella ragazza priva di senno, che sapeva fargli perdere le staffe come nessun'altra. Prese fiato, poi, ritrovato il controllo, le rivolse un ultimo affronto, a malapena sussurrato:
"Per quanto mi riguarda, di certo non ingannerò i vostri sentimenti: il disprezzo che provo per voi è alquanto evidente. Vi auguro una piacevole serata, signorina."
Si voltò, lasciandola lì, in balia del silenzio, mentre la musica terminava e le altre coppie applaudivano nella loro effimera contentezza. Lei lo seguì con lo sguardo, alzando la voce, per farsi sentire, o forse per imprimere le sue ultime parole in quel cuore di ghiaccio, incise con la forza del suo sdegno:
"Andate pure in cerca di una dama passabile a cui dedicare le vostre melliflue attenzioni... Chiedetele l'onore di accompagnarvi, domandatelo a una che non disonori la Bestia che siete. Dovreste imparare dal vostro amico a trattare le donne con un minimo di rispetto."

Un capitolo breve, ma decisamente intenso, che ne dite? Una guerra di parole senza tregue, un dialogo senza pause, letteralmente!😅

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Un capitolo breve, ma decisamente intenso, che ne dite?
Una guerra di parole senza tregue, un dialogo senza pause, letteralmente!😅

In effetti, riguardandolo, mi sono stupita nel non vedere alcun paragrafo, ma solo un flusso continuo di battute. Non è stato facile filtrarle attraverso gli occhi di Belle, riuscire a raccogliere nelle pagine le sue impressioni, il suo vissuto, la sua rabbia e il battito tempestoso del suo cuore. Spero di essere riuscita nell'intento e tremo all'idea che tutti questi botta e risposta vi siano parsi artefatti o ripetitivi! Confido nella vostra pazienza...😌

La tensione sale, e anche l'odio reciproco continua a crescere! Decisamente i nostri due orgogliosi "soldati di parole" non sono più indifferenti. Le loro offese creano crepe sempre più profonde, che smuovono fibre interne e che stanno forgiando il futuro di questa storia... ✨

Rimango come sempre in trepidante attesa dei vostri pensieri al riguardo... Cosa vi ha colpito di questo dialogo scoppiettante? Quali scene degli originali vi ha ricordato? Sicuramente avrete colto la principale fonte di ispirazione del capitolo...🤭

Ormai siamo entrati nel vivo degli eventi! Vi aspetto con ansia nei prossimi capitoli, e vi ringrazio ancora una volta per tutto! 🥰
A presto,
Naomi✨

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⏰ Last updated: Apr 21 ⏰

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