✨3. Apparenze

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Anche quella mattina, dopo essersi sorbite un'altra strigliata per il ritardo con cui erano arrivate a colazione, Belle e Jane si accodarono silenziose alle compagne, verso le aule dove avrebbero fatto lezione. Le materie che venivano loro insegnate erano le più disparate: dalla musica all'arte, dalla letteratura alla storia, dall'equitazione al cucito, dalla cucina alle pulizie. Il programma dell'istituto sembrava perfetto, capace di dare un'istruzione all'avanguardia a tutte le alunne, ma in realtà aveva solo un obiettivo: formare delle perfette donne di casa, servizievoli e utili al padrone o al marito, se mai si fossero sposate.

Belle lo sapeva bene, nonostante la sua tenera età: era evidente che l'istituto, così come la società a cui apparteneva, voleva salvare solamente le apparenze. In realtà assomigliava a una fabbrica, in cui venivano create in serie come con uno stampino delle signorine pronte a servire la nobiltà. Sapeva che un giorno il suo futuro sarebbe stato quello: dai ventun anni avrebbe dovuto servire un Dominer. Aveva visto le ragazze più grandi lasciare la scuola, tra lacrime e sospiri, ma faticava a credere che potesse esistere un luogo più grigio di quelle quattro pareti e in cuor suo sperava di uscire da quella prigione il prima possibile, non come schiava, ma come ribelle. Sognava di esplorare il mondo in incognito, una fuggiasca senza nome, libera di non appartenere a nessun altro che a se stessa.

Immersa nei suoi sogni, anche quella mattina si sedette al banco che le era stato assegnato. Osservò l'orologio, dove le lancette scorrevano lentamente, molto lentamente. Rimase seduta in silenzio con un solo motivo di sopportazione: attendeva con ansia l'ora di letteratura, l'unica che amava davvero. Jane, proprio accanto a lei, era altrettanto persa nei suoi pensieri: fissava con ammirazione il vecchio pianoforte stonato che c'era in fondo alla classe, desiderando l'ora di musica con tutta se stessa. Se Belle era l'amante indiscussa dei libri e dei loro racconti incantati, Jane era nata per la musica: le sue dita scorrevano sul piano come se non avessero mai conosciuto nient'altro. Quella superficie polverosa prendeva vita in un istante, quando quella bambina dagli occhi appassionati sfiorava le note di una semplice melodia, e tutti rimanevano incantati a guardarla. Il precettore di musica, pur essendo un uomo rigido e insofferente, ritrovava l'ispirazione ascoltando l'emozione che le dita di Jane sapevano sprigionare. Se con le altre ragazze era frettoloso e annoiato, a lei si dedicava con assiduità, fiducioso che un giorno quel dono le sarebbe stato utile, per affascinare un ricco nobile in cerca di moglie.

La porta della classe aveva una piccola campanella, che suonava ogniqualvolta qualcuno apriva i battenti. Ed ecco che quel suono tintinnante riportò Belle e Jane alla realtà, annunciando lo scorbutico professore di storia, che stava varcando la soglia. Posò sulla cattedra la sua pesante borsa e rivolse alle alunne il suo sguardo svogliato. Estrasse un blocco di fogli da sotto il braccio e iniziò a distribuirli alle bambine, senza nemmeno guardarle in faccia. Per lui erano solamente dei numeri, degli aridi cervelli da riempire di falsa conoscenza.
"Avete trenta minuti a partire da adesso. Venti domande, trenta minuti, non uno di più."
Tirò fuori dalla borsa un giornale stropicciato e si stravaccò sulla sua sedia, lasciando le alunne sole con le verifiche a sorpresa.
Belle osservò il suo foglio accigliata: odiava le crocette, che non le sembravano mai completamente giuste o sbagliate, ma sempre incerte.

Per prima cosa, scrisse il suo nome e il suo codice in cima alla pagina: probabilmente quei numeri sarebbero stati l'unica cosa che il professore avrebbe letto. Poi mise in alto a destra la data del giorno, per esteso: Venerdì 13 Novembre 2011.
Sospirò innervosita e poi iniziò a leggere. La prima domanda era semplice, chiedeva di indicare la data della grande liberazione. Belle ricordava perfettamente che si trattava del 2 Settembre 1945, così segnò la prima crocetta senza indugio. In quel giorno era crollata la dittatura di Hitler e la Francia era stata liberata, così come gran parte del mondo.
Proseguì: la domanda successiva chiedeva la forma di governo adottata da allora da Stati Uniti ed Europa. Anche questa era facile: se nell'Unione sovietica si era diffuso il comunismo, portando a un'altra dittatura, nel mondo occidentale, oltre la cortina, aveva prevalso la forma oligarchica, con al potere i Dominers. In fondo l'uomo non aveva fatto altro che danni, con tutte le forme di governo che aveva sperimentato. A Belle venne in mente quello che aveva letto in un vecchio libro, più attuale che mai: "l'uomo ha dominato l'uomo a suo danno". In quella semplice frase era racchiusa l'unica verità che la storia aveva dimostrato. Scosse la testa, mordendosi le labbra, e continuò a leggere: a cosa serviva la cortina di ferro? A separare "il mondo civilizzato" dal resto dell'umanità, simbolo della guerra fredda ancora in atto. Belle si soffermò a chiedersi se ci sarebbe mai stata vera pace nel mondo... Di certo gli uomini conoscevano soltanto la guerra.
La quarta domanda era ancor più insensata delle precedenti, e Belle avrebbe voluto cancellarla con la penna fino a sostituire quelle insulse parole con una macchia d'inchiostro: perché l'oligarchia era la forma di governo migliore e aveva portato vera pace e giustizia nel mondo civilizzato? Nemmeno una di quelle parole era veritiera, lo sapeva bene, nonostante i suoi soli undici anni alle spalle. Non c'era alcuna giustizia, non nel mondo che conosceva. Segnò la risposta arricciando il naso, con disgusto: perché solo i Dominers potevano impedire il caos della democrazia e l'avidità della dittatura: solo la cultura della nobiltà poteva garantire il governo perfetto.
Si rivolse alla domanda successiva, ancora più insulsa: perché era stata sacrificata l'uguaglianza? Rispose stringendo i denti, ancora una volta: per garantire la pace e i diritti fondamentali all'intera popolazione: bisogni primari, istruzione e svago per tutti, nessuno escluso, nemmeno i più poveri.
Come erano state divise le classi sociali, e di riflesso ogni città? Secondo il modello angloamericano, si erano formate tre classi distinte, cui corrispondevano i tre gironi in cui erano divise le città, definiti Lower class district, Middle class district e High class district: rispettivamente i quartieri dei proletari, della borghesia e della nobiltà, di cui i Dominers erano protagonisti, insulsi principini chiamati a governare dall'alto della loro insensata ricchezza.

Belle terminò il resto della prova e poi posò il pennino; rilesse il compito e lo consegnò all'insegnante, che sollevò gli occhi dal giornale solo per osservare il foglio che si adagiava sulla cattedra, senza degnarla di uno sguardo.
Quando suonò la campanella, annunciando l'ingresso del precettore di "Etichetta e galateo", la materia successiva nel programma della giornata, tutte le bambine consegnarono le verifiche e, così come era entrato, il professore di storia se ne andò, senza salutare.
Le ore successive si susseguirono con la stessa monotonia e lentezza, una dopo l'altra, tra insegnamenti su come apparecchiare una tavola perfetta e come inchinarsi davanti al futuro padrone, e alla fine anche la tanto attesa lezione di letteratura arrivò.

Una giovane donna dai folti capelli scuri fece tintinnare dolcemente la campanella, socchiudendo la porta e sporgendosi all'interno per salutare l'insegnante che stava abbandonando la cattedra. Si scusò per il disturbo e si volse con un sorriso alle sue alunne, sollevando gli occhiali sul suo nasino all'insù e osservando i visi delle ragazze, che si illuminarono di gioia, forse per la prima volta nell'intera mattinata.

How to love a BeastOn viuen les histories. Descobreix ara