✨24. Petali dischiusi

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Mentre tornavano sui loro passi, emergendo a poco a poco da quella natura che le aveva accolte nel suo abbraccio, Isabelle e Jaqueline erano nuovamente avvolte nel loro silenzio, intessuto tra i pensieri sussurrati alla brezza della campagna. Belle tentava di imprimere nella memoria ogni tratto del percorso fatto, perché era certa che quell'altalena solitaria, sospesa tra sogni e realtà, sarebbe stata la sua salvezza. Anche adesso che si allontanava da quel luogo suggestivo, sentiva la forza e l'attrazione che esercitava su di lei, nonostante la distanza: sembrava bisbigliarle il suo arrivederci, assicurarle che sarebbe sempre stato lì ad attenderla, per cancellare ogni sua lacrima e rinnovare in lei la speranza.

Ora che anche gli ultimi avvenimenti che avevano sconvolto la vita di Jaqueline si erano fatti chiari nella sua mente, i suoi pensieri avevano preso nuovi percorsi: non si interrogava più passato o sul presente della sua insegnante, piuttosto si soffermavano sul futuro che l'attendeva. Che ne sarebbe stato di lei? Dove avrebbe vissuto? Come sarebbe riuscita a vivere senza alcun aiuto economico da parte della famiglia?

Belle sollevò lo sguardo interrogativo su Jaqueline, incrociando i suoi occhi espressivi che in un istante sembrarono cogliere ogni sua domanda. La sua insegnante rallentò il passo, dandole modo di affiancarla, e poi si rivolse al viso incerto di Isabelle con il suo intramontabile sorriso:
"Non devi preoccuparti per me: non sono senza un tetto, né senza lavoro. Certo, la mia situazione è cambiata, ma non farò la fame, puoi stare tranquilla."
Il peso che le spalle di Belle avevano portato fino a quel momento si fece a un tratto più leggero, sciolto dalla serenità della calda voce dell'insegnante, ma la curiosità si fece ancora più forte:
"Avete un piano?"
Jaqueline scoppiò a ridere, ancora un volta, per quella ragazzina che riusciva sempre a stupirla con il suo irrefrenabile entusiasmo:
"Non lo definirei proprio così, ma diciamo di sì: mi si presenta una grande opportunità. Una delle giovani che lavora nelle nostre cucine è venuta a sapere della mia situazione ed è subito corsa in mio soccorso."
Jaqueline sospirò, sulla scia delle sue riflessioni:
"È incredibile come una persona che quasi non mi conosce nemmeno sia stata pronta ad accogliermi quando mio padre, il mio stesso sangue, non vuole nemmeno avermi sotto il suo tetto..."
Tornò a posare lo sguardo su Belle, ritrovando il sorriso e la forza di continuare il suo racconto grazie ai suoi grandi occhi comprensivi:
"Madeline è una giovane dalla gentilezza sconfinata. Vive nel Lower district, non lontano dall'istituto. Ha condiviso con me la sua piccola stanza; non è molto spaziosa, ma è accogliente. È stata davvero generosa nell'offrirmi un alloggio temporaneo."
Belle si illuminò: Jaqueline sarebbe stata poco distante da lei, forse non l'avrebbe persa! Ma poi? Cosa avrebbe fatto?
"Siete in cerca di un nuovo impiego?"
La sua insegnante annuì e sollevò delicatamente gli occhiali che erano scivolati sulla punta del suo naso.
"Non voglio essere precipitosa, ma potrei aver trovato qualcosa che fa al caso mio... Avrò un colloquio domani con un possibile nuovo datore di lavoro."
Isabelle era sempre più carica di aspettative: i suoi occhi sgranati esprimevano tutta la sua euforia.
"Di che cosa si tratta?"
Le guance di Jaqueline presero a un tratto colore, a quella domanda posta con tanto entusiasmo. Belle interpretò quel rossore per l'emozione che doveva aver condiviso, ma una nota d'imbarazzo sembrò velare gli occhi della sua insegnante, a un tratto sfuggenti.
"Mi ha scritto un gentiluomo, nelle scorse settimane. Evidentemente gli è capitato di leggere alcuni dei miei articoli e... sembra averli apprezzati. È il maggiore di cinque figli, l'unico maschio. È da poco morto il padre e adesso è lui, che è ancora scapolo, a dover prendere la direttiva in famiglia. La secondogenita è da poco entrata in società, mentre le minori sono ancora piuttosto giovani, ma tutte in età scolare."
Isabelle era sempre più curiosa:
"A che classe sociale appartengono?"
"È una famiglia borghese. Grazie ai commerci del figlio si sono arricchiti ma lui, dello stesso pensiero del padre, rifiuta di comprare il titolo nobiliare. Da quanto ho letto nelle sue lettere, non sono interessati alle formalità ma alla sostanza: ecco perché vorrebbe che mi prendessi carico dell'istruzione delle sue sorelle, che finora è stata impartita da lui e dal padre."
Una piccola pausa carica di emozione interruppe quel flusso di pensieri che stava riempiendo il cuore di Belle di gioia e, forse, di un pizzico di gelosia.
"Lui non mi vede come una minaccia per le sorelle, ma piuttosto come una figura femminile che vorrebbe prendessero ad esempio. È pienamente d'accordo con il mio punto di vista sull'educazione che viene attualmente impartita ed è rimasto deluso dalle scuole, anche da quelle del Middle district, così lui e il padre si sono dedicati in prima persona all'istruzione delle sorelle."
Belle non poteva fare a meno di notare l'ammirazione che le parole di Jaqueline, sempre più infervorate, sembravano esprimere.
"Si rende conto che, crescendo, le sue sorelle avranno sempre più bisogno di attenzioni, di una presenza costante che il suo lavoro gli rende sempre più difficile provvedere. Inoltre ha ammesso di aver compreso la loro necessità di essere affiancate da una figura femminile matura, con cui sentirsi in sintonia."
Jaqueline, lo sguardo sognante e il viso sempre più arrossato, incrociò per un istante gli occhi di Belle, stretti in una smorfia maliziosa. Immediatamente, tornò a ostentare una falsa indifferenza, cercando di nascondersi dietro una maschera di freddezza che Belle non aveva alcuna difficoltà a dissipare.
"Insomma, per farla breve, Mr Jules Gaumont mi ha offerto un impiego con vitto e alloggio, e uno stipendio che mi permetterebbe di raggiungere in breve tempo di ripagare la cara Madeleine per la sua generosità e di raggiungere, forse, l'indipendenza economica. Ma, soprattutto, mi ha garantito piena libertà per quanto riguarda i miei metodi di insegnamento e il contenuto delle mie lezioni. Non è meraviglioso?"
Belle annuì, trattenendo a stento il suo sorriso beffardo, e rivolgendole la più ingenua delle espressioni che riusciva a fingere.
"Sicuramente è un gentiluomo fuori dal comune, da come lo avete descritto."
Jaqueline sembrò intravedere la malizia celata in quelle parole, ma il suo viso riuscì a simulare la stessa falsa indifferenza di poco prima.
"Forse... Comunque non posso affermarlo con certezza. Tutto ciò che so di lui deriva solo dalla nostra esigua corrispondenza. Conoscerlo di persona chiarirà ogni cosa, sicuramente."
Belle su chiedeva se quella corrispondenza fosse stata realmente così esigua... Osservò la sua insegnante con attenzione: le sue dita che giocherellavano dolcemente con il braccialetto che portava al polso, rigirandolo sul braccio sottile, i suoi occhi pieni di luce sembravano in contemplazione del nulla, il suo viso rasserenato si distendeva in un'espressione piena di sentimento. A un tratto rivedeva in lei la stessa aura romantica che avvolgeva sempre Jane, ogni volta in cui un certo Gilbert riempiva i loro discorsi.

Belle si soffermò a riflettere per la prima volta su quella nuova consapevolezza: che Jaqueline fosse una donna graziosa era un dato di fatto, ma per lei era sempre stata la sua insegnante, la sua maestra di vita, e non l'aveva mai creduta una giovane capace di innamorarsi. Non sapeva come mai quel pensiero non avesse mai sfiorato la sua mente. La considerava da sempre come una figura materna, quasi eroica: nessun altro avrebbe potuto eguagliare la sua figura. Adesso, per la prima volta in vita sua, vedeva le sue piccole fragilità: il suo animo romantico e infervorato emergeva da quelle crepe sottili. Tutto a un tratto, la sua giovinezza ancora fiorita si faceva evidente: si riversava nel rossore delle sue gote, dischiuse in un sorriso sognante.

Isabelle non le aveva mai domandato direttamente quanti anni avesse, ma aveva sentito le voci degli insegnanti che si lamentavano della sua giovane età e inesperienza. Forse, da quello che aveva sentito, non aveva ancora raggiunto i trent'anni. C'era chi diceva ne avesse ventisei, chi affermava con certezza che i suoi anni fossero un paio di più, ma Isabelle non si era mai posta a lungo quell'interrogativo. Per lei, che ne aveva solo sedici, qualsiasi età sopra i ventuno era tale e quale a un'altra. Oltre quello spartiacque che la separava dalla schiavitù che la attendeva non riusciva a guardare. In più, Jaqueline era da sempre nella sua vita, o quasi: da quando era stata solo una bambina di otto anni quell'insegnante ne aveva fatto parte, e da quel giorno lontano per lei era sempre stata come una sorella maggiore, quasi la madre che non aveva avuto.

Per la prima volta, adesso, la vedeva come una giovane donna ancora agli inizi del cammino della vita. Una rosa ancora nel pieno della sua fioritura, con i suoi petali delicati appena dischiusi verso quel mondo che non meritava affatto il suo profumo. Una giovane già matura, certo, anche per le tante esperienze tristi che aveva vissuto. Le delusioni non erano di certo mancate nella sua vita, ma forse adesso le si apriva una nuova porta su grandi opportunità. Forse in quell'impiego, o forse in quel nuovo datore di lavoro che sembrava esercitare una così grande attrattiva su di lei, Jaqueline avrebbe potuto vedere avverarsi i suoi sogni. Lo meritava: aveva subito fin troppe ingiustizie e angherie nell'istituto e nella sua famiglia. Ma adesso il suo vero valore sarebbe stato riconosciuto e apprezzato. Avrebbe avuto l'opportunità di far fruttare tutto il potenziale che era stato a lungo trattenuto e ostacolato, contro ogni logica.

Una nuova speranza prese a infiammare il cuore di Belle, euforico e orgoglioso. Ancora una volta, in quella lunga mattinata, fece scivolare le sue dita in quelle di Jaqueline, che la affiancava. Questa volta, però, la sua stretta era decisa, piena di entusiasmo. La sua insegnante ricambiò quel gesto con la stessa euforia. Belle sollevò gli occhi su quel viso, finalmente sereno, e non riuscì a trattenere una lacrima di gioia. Solitaria, quella goccia di rugiada si fece strada sulle sue gote, dischiuse in un caldo sorriso. Il silenzio era pieno di luce, questa volta. La stessa luce che quella lacrima conteneva in ogni molecola che ne era parte. Belle, forse per la prima volta, riponeva una fiducia incondizionata nel futuro della sua insegnante. Non vedeva l'ora di vedere che svolta avrebbe preso la sua storia, quella favola la cui protagonista meritava un lieto fine senza eguali.

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