✨8. La libreria delle rose

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Isabelle percorse la vetrina senza staccare gli occhi dagli scaffali che intravedeva oltre il suo riflesso. Con il viso smanioso e le mani trepidanti, si avvicinò alla porta e appoggiò le dita su quella superficie di vetro un po' impolverata, che rifletteva la sua immagine come uno specchio. Cercò ancora una volta di sbirciare all'interno, posando la fronte contro quel vetro opaco. Il suo peso, però, spinse la porta e la aprì senza che lei potesse fermarla. Trattenne il respiro e strinse con tutte le sue forze la maniglia, mentre scivolava attraverso quel passaggio, cercando di non cadere. Il cigolare dell'uscio che si dischiudeva con forza fu accompagnato dal tintinnare leggero di una campanella, che annunciava l'ingresso della piccola Belle, ancora appoggiata allo stipite, che cercava a stento di ritrovare il suo equilibrio.
"Chi abbiamo qui?"
Un signore occhialuto le si avvicinò a piccoli passi, un libro tra le mani e un sorriso compiaciuto in volto:
"Tu devi essere la signorina Isabelle, non è così?"
La bimba tentò di ricomporsi, si raddrizzò sollevando le spalle e fece un piccolo inchino, nascondendo le mani tremanti dietro la schiena.
"Sì, signore, sono io. Spero di non avervi disturbato."
Lo scrutò con curiosità, mentre cercava di scacciare un piccolo groppo in gola che le aveva fatto tremare la voce. La soggezione causata da quell'incontro così agognato era palpabile sul suo viso arrossato. L'uomo si tirò su gli occhiali sul naso arcuato, abbozzando una smorfia divertita e intenerita al tempo stesso.
"Nessun disturbo, Isabelle! Anzi, ti aspettavo con ansia."
Con qualche altro passo un po' strascicato la raggiunse e le strinse la mano con il suo braccio libero. Le morbide dita di Belle, infreddolite e chiuse a riccio per l'agitazione, si sciolsero in quella stretta calda e ruvida, mentre la bimba alzava lo sguardo sui capelli ingrigiti dal tempo e spettinati che coronavano il volto sorridente che aveva d'innanzi. Il libraio si voltò lentamente e le fece cenno di seguirla, gli occhi benevoli che scintillavano sotto le palpebre un po' cadenti. Tornò sui suoi passi e si avvicinò alla scrivania davanti a cui era seduto poco prima, mentre Isabelle osservava la sua schiena leggermente incurvata dal tempo. Non sembrava vecchissimo, ma il suo portamento aveva un qualcosa di goffo e quasi rallentato, arrugginito. Anche da lontano, Belle notava qualche ruga che gli anni avevano inciso sul suo viso luminoso, proprio accanto agli occhi azzurri e limpidi. Rimase a osservarlo, mentre posava con cura il libro che teneva sottobraccio su una pila di altri volumi. Notò che, mentre spolverava un piccolo sgabello, ingobbendosi ancor più di quanto già non fosse per raggiungerlo, alzava nuovamente lo sguardo lucente su di lei.
"Vieni pure avanti, cara, sembri congelata! Fa' come se fossi a casa tua."
Isabelle allora, risvegliandosi dalla sua catalessi, irriggidita per le tante emozioni che tempestavano nel suo piccolo cuore, si avvicinò timidamente al suo gentile ospite, abbracciando con lo sguardo l'intera stanza e rimanendo estasiata dal mondo che si dischiudeva davanti ai suoi occhi.

Così intenta a osservare quel bizzarro personaggio, non aveva quasi notato la magia che la circondava: le pareti erano completamente occupate da scaffali pieni di libri. Mentre avanzava in quel corridoio di pagine e parole d'inchiostro, i suoi occhi sgranati si aprivano sempre più e le sue labbra dischiuse restavano mute per la meraviglia. Dovunque posasse lo sguardo, le pagine ingiallite e le copertine di cuoio erano padrone indiscusse di quel quadro meraviglioso. Camminando lentamente, esterrefatta davanti a quello scenario ineguagliabile, chiuse per un attimo gli occhi e assaporò il profumo della carta, così avvolgente da farla sentire subito a casa. Si lasciò cadere sullo sgabello, in preda a quei sentimenti indescrivibili, e si sfilò la pesante giacca in cui era avvolta, senza scostare lo sguardo dai suoi amati libri, accatastati con cura in ogni angolo. Accoccolata in quel paradiso, nulla avrebbe più potuto turbare i suoi sogni.

Il vecchio libraio la osservava altrettanto pieno di meraviglia, lo sguardo attento dietro la montatura dei suoi grandi occhiali. Lentamente, sollevò la schiena dalla poltrona in cui era sprofondato e si appoggiò con il gomito ossuto alla scrivania, rimanendo a guardare con una smorfia divertita e incredula quella bimba dai profondi occhi a cerbiatto, spalancati in uno stupore estatico.
"Così è proprio vero che ami leggere! La tua maestra aveva ragione, a giudicare dal visibilio dei tuoi occhi..."
Belle si risvegliò dal suo sogno, posando lo sguardo sul vecchietto che risaltava nel suo maglione a fantasia scozzese rosso e verde, e ritrovò la forza per riversare in un fiume di parole tutte le emozioni che l'avevano travolta:
"Oh sì, signore! Non credevo potesse esistere un luogo così straordinario... È più di quanto avessi mai sognato!"
Il libraio nascose il suo sorriso dietro alla sua grossa mano, cercando di mascherare i suoi occhi lucidi sotto le sopracciglia acquate, contagiato dall'entusiasmo di quella bimba.
"Straordinario... Che bella parola! Difficile per una ragazzina della tua età... Si vede che sei una vera lettrice. E, dimmi un po', qual è il tuo libro preferito?"
Belle abbassò lo sguardo sulle sue scarpe logore, che ciondolavano avanti e indietro seguendo il ritmo dei suoi pensieri in subbuglio:
"È difficile scegliere, signore... Me ne sono piaciuti così tanti!"
Il vecchietto annuì con un cenno del capo, mentre gli angoli della sua bocca si sollevavano ancora di più e gli occhiali scivolavano nuovamente sul suo naso aquilino.
"Continui a chiamarmi signore... Ma in effetti la colpa è mia: non mi sono ancora presentato!"
Si sporse in avanti e allungò una mano verso di lei, mentre Belle infilava nuovamente le sue piccole dita tra quelle rugose del vecchio.

"Sono Maurice, Maurice il libraio."
Gli sorrise, assaporando quelle parole pronunciate dalla sua calda voce, contenta di avere finalmente dato un nome a quel volto così simpatico:
"Piacere di conoscervi, libraio Maurice. Io sono Isabelle, Belle per gli amici."
Il libraio ricambiò il suo sorriso, ancora una volta.
"Allora, che ne dici, dovrei chiamarti Belle anche io?"
La bimba saltò giù dal suo sgabello e si avvicinò alla scrivania, mettendosi in punta di piedi per sfiorare le pagine del libro che il vecchio vi aveva posato sopra.
"Oh sì, certo! Ormai siamo grandi amici... Cosa stavate leggendo quando sono arrivata?"
Maurice si alzò dalla poltrona e affiancò la sua curiosa ospite, chiudendo il volume delicatamente e mostrandole la copertina.
"Il piccolo principe, un classico straordinario, divertente e incredibilmente profondo. Lo conosci?"
La piccola Belle osservò incuriosita lo strano personaggio dai capelli biondi e dal lungo mantello rappresentato sulla copertina.
"Mi sembra di averlo già sentito... Ma sicuramente non l'ho letto!"
Indicò il bambino dai capelli color limone che osservava poco prima, mentre la fantasia vorticava sulla scia dei suoi pensieri, facendo prendere vita all'illustrazione:
"È quello il piccolo principe, giusto?"
"Oh sì, è proprio lui. Hai indovinato!"
Agli occhi assorti di Belle sembrò che il mantello del piccolo principe avesse preso a svolazzare in un cielo di stelle e pianeti, mentre una storia sconosciuta attendeva di essere svelata.

Maurice si sedette nuovamente sulla sua poltrona, appoggiando il libro sulle ginocchia e osservando divertito il viso assorto di quella bimba piena di entusiasmo e curiosità, contagiato dalla sua euforia.
"È un racconto unico nel suo genere... Lo sto rileggendo ancora una volta, non mi stanca mai. Ero ancora alle prime pagine quando sei entrata; se vuoi posso ricominciare, se ti va di ascoltarne un pezzetto... L'inizio è molto divertente!"
Belle spostò senza indugio lo sgabello al fianco del vecchio libraio e vi si accoccolò nuovamente, allungando lo sguardo sulle pagine e facendosi tutta seria, mentre i suoi occhi scintillavano ancora di meraviglia, nascosti sotto qualche ciuffo ribelle dei suoi capelli scuri.
"Sono pronta, fate come se non ci fossi. Non voglio disturbarvi!"
Maurice la guardò con la coda dell'occhio, schiarendosi la voce, e poi iniziò a leggere, immergendosi con lei in quel racconto senza tempo.

Mentre il caldo suono delle parole di Maurice, avvolgente come il miele, si diffondeva nella stanza, dando vita a quei segni d'inchiostro che formavano la dedica e l'inizio del racconto, la piccola Belle iniziò a ridere, travolta dall'umorismo intramontabile dell'autore. Si coprì il volto con la piccola mano per cercare di soffocare quel suono così magico, che aveva risvegliato nel libraio una gioia ormai dimenticata da tempo. Maurice conosceva quelle pagine praticamente a memoria, ma scoppiò a ridere a sua volta, incapace di placare l'emozione che provava adesso, ascoltando il suono più bello al mondo: la risata di una bambina, trasportata dalle ali della fantasia.

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