✨5. Uno scontro fortunato

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Il giorno seguente, a differenza di tutti quelli precedenti, Isabelle e Jane si alzarono con largo anticipo, precedendo le compagne sia alla toilette che a colazione. In un batter d'occhio giunsero all'ingresso e si misero in fila: erano le prime pronte all'uscita dell'istituto, smaniose di avventurarsi in ogni angolo della città. Quel giorno soltanto erano padrone del loro tempo e nessun limite era imposto al loro spirito di avventura.
Dopo aver fatto l'appello, il precettore rilesse alle alunne le regole di comportamento da mantenere anche all'esterno, controllò che ognuna avesse il proprio distintivo ben in vista e ricordò a tutte l'orario del rientro. A quel punto, le porte si aprirono, e un flusso umano si riversò sulla strada.

Belle si sentì accarezzare dal sole, che faceva capolino tra gli alti grattaceli lontani del centro. L'aria frizzante le riempì i polmoni, mentre la gioia che provava si diffondeva su tutto ciò che la circondava. Anche le vecchie case grigie e diroccate del quartiere parevano a un tratto inondate di una luce nuova. L'unico programma della giornata era divertirsi: nessuna noiosa lezione e nessun inutile precettore. Dopo uno sguardo d'intesa e una risata di complicità, Belle e Jane iniziarono a correre tenendosi per mano, per non perdersi tra tutti quei bambini e ragazzi che scorazzavano nel quartiere.
Dall'altro lato della strada c'era l'istituto maschile, da cui stavano uscendo altrettanti ragazzi di tutte le età. L'atmosfera di festa era palpabile, in mezzo a quelle giovani voci che ridevano della temporanea libertà di cui potevano godere. Belle si soffermò a osservare tutti quei volti gioiosi, mentre sfrecciava con Jane al suo fianco in uno slalom senza fine.

Una curva a gomito dopo l'altra, svoltò in velocità l'angolo di una via, e d'un tratto sentì le dita dell'amica scivolare via dalle sue. Si voltò cercandola con lo sguardo e la vide a terra, qualche metro indietro. Preoccupata, tornò sui suoi passi per soccorrerla, ma la vide sorridere e allungare la mano a uno sconosciuto. Notò allora un ragazzino che la sorreggeva e la aiutava a rialzarsi, poco più alto di lei. Spintonò leggermente qualcuno della folla e riuscì a raggiungerli, interponendosi tra loro.
"Jane, come stai?"
Il ragazzo la sorreggeva ancora per il braccio, mentre Jane si ripuliva con la mano il vestito sporco di polvere. Alzarono lo sguardo sugli occhi preoccupati di Belle, e lo sconosciuto si rivolse a entrambe, con la voce tesa:
"Perdonatemi, è stata colpa mia: stavo correndo e l'ho urtata senza volere."
Jane gli rivolse uno sguardo benevolo e posò una mano delicata sulla sua spalla, per rassicurarlo, scuotendo i riccioli con dolcezza:
"Oh no, non dovete scusarvi. Anche noi correvamo senza fare attenzione. È stato un incidente da nulla."
"Vi siete fatta male?"
Gli sorrise, mentre le guance rosate si tingevano di un caldo rossore:
"No, davvero, non preoccupatevi. Mi duole un poco la caviglia, ma sono certa che non sia nulla."
Belle notò che l'amica stava in piedi a fatica, così si infilò rapidamente sotto la sua spalla.
"Forza, ragazzino, smettetela di ciarlare e mettetevi dall'altro lato a sorreggerla, se ci tenete a riparare al pasticcio che avete combinato."
Lo sconosciuto non se lo fece ripetere due volte: sostenne abilmente la ragazza, più di quanto potesse fare Belle, e indicò un luogo poco distante in cui adagiarla.
Jane zoppicò fino a una panchina, sostenuta dai compagni. Si sedette e sollevò appena la gonna, scoprendo la sua caviglia dolorante.
Belle si scostò i capelli dal viso, riprendendo fiato, e osservò l'amica.
"Ti fa molto male?"
Jane le rivolse uno sguardo malinconico:
"Abbastanza, a dire il vero... Non credo riuscirò a venire con te in giro per la città. Forse è meglio se rimango vicina all'istituto..."
Belle rivolse un'occhiata di rimprovero al ragazzo, che le guardava pieno di rimorso coi suoi occhi lucidi.
"È tutta colpa vostra... E adesso io come faccio? Dovevo conoscere il mio libraio..."
"Oh, Belle, ma tu devi andarci! Vai e non pensare a me... Stasera mi racconterai tutto e per me sarà come aver vissuto insieme questa giornata di festa."
"Ma non posso lasciarti qui da sola!"
Il ragazzo si piegò in avanti, sporgendosi per osservarle in viso, imbarazzato. Il suo profilo ancora infantile esprimeva tutto il suo rimorso, mentre i suoi occhi sinceri si posavano su di loro.
"Se me lo permettete, potrei rimanere io con voi, signorina. Vado subito a prendervi del ghiaccio..."
Jane spostò lo sguardo su di lui, facendo scivolare un ricciolo ribelle dietro l'orecchio e arrossendo ancor di più.
"Ne siete sicuro? Mi spiacerebbe farvi rinunciare ai vostri programmi della giornata."
"Oh no, davvero. Non avevo alcun programma, avrei girovagato senza una meta precisa per tutto il giorno. Così mi togliete dall'imbarazzo, signorina... Jane, giusto?"
"Esatto, e voi siete?"
Si alzò e le fece un inchino un po' goffo, togliendosi il cappello e lasciando che i riccioli scuri gli scovolassero davanti agli occhi luminosi:
"Gilbert, signorina. Vado subito all'istituto a prendervi del ghiaccio. Voi aspettatemi qui."
Dopo aver rivolto loro i suoi occhi smeraldo ancora un'ultima volta, si rimise il cappello, si voltò e ricominciò a correre, sparendo dietro l'angolo della via in un lampo, proprio com'era apparso. Jane rimase a osservarlo in lontananza, per poi tornare a rivolgersi a Belle:
"È gentile da parte sua. Poverino... Non vorrei averlo importunato!"
"Sei sempre troppo buona, Jane. Ti ha fatto cadere e tu gli fai gli occhi dolci... È stato lui a importunarti, non il contrario."
"Gilbert... È proprio un bel nome, non credi?"
Belle sospirò e alzò gli occhi al cielo, arrendendosi alla bontà genuina e, forse, disinteressata dell'amica.
"Allora vuoi che io ti lasci con lui, se ti sta così simpatico? Ne sei sicura?"
Jane posò le dita sulle sue e le strinse la mano, irremovibile:
"Oh, sì, Belle. Tu devi andare! Ormai la libreria sarà già aperta, cosa stai aspettando?"

How to love a BeastWhere stories live. Discover now