✨46. Un tipico esemplare di imbecille incompreso

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Isabelle non riusciva a farsi scivolare di dosso lo sgomento causatole dalle parole di Darcy. Tentava di apparire serena e impassibile, ma il suo stato d'animo era più che evidente. I polsi avvolti dal pizzo le prudevano per il nervosismo, il fiato le mancava, per i polmoni stretti da quel corpetto che odiava con tutta sé stessa. La testa le pareva vorticare quasi quanto le gonne roteanti che la circondavano, in quella confusione dettata dalla fiumana di cappellini piumati e dame intente a danzare. Era troppo: nonostante si fosse preparata mentalmente per quell'incubo, la determinazione a non farsi sopraffare era scemata non appena varcato l'ingresso.

Sin dal principio, infatti, quella serata si era prospettata come un vero e proprio inferno da solcare al fianco di Claire, che adesso le appariva come un fastidioso Caronte incapace di lasciarla. Le voleva bene, ma il suo animo turbato era così dissimile dall'esuberanza dell'amica... Invidiava la sua capacità di intrattenere conversazioni sul nulla e apparire interessata a quei discorsi vacui e inconsistenti, la sua gioia nel farsi guardare, ammirare, elogiare. Le appariva così perfetta, eppure così vuota, in quei momenti.
Eppure sapeva che, dietro quella facciata frivola e leggera, Claire nascondeva molto di più. Era una donna colta, generosa e piena di bontà. Era cresciuta con sani valori e forti principi, ereditati dal saggio papà e dal giudizioso fratello. La conosceva troppo bene per non sapere che dietro a quel bel viso si celava un gran cuore, i cui sentimenti genuini erano però difficili da cogliere a un occhio esterno, specialmente in quelle circostanze.

Belle sapeva, quindi, che alla base della determinazione dell'amica di starle accanto c'era una profonda comprensione della sua insofferenza, unita alla forte volontà di alleviarla. Se c'era un difetto in Claire, oltre alla vanità, era la sua determinazione, che si poteva quasi definire testardaggine. Si era riproposta di accompagnare Belle nel suo mondo, di condurla con sé e mostrarla con orgoglio per la meravigliosa ragazza che era, indipendentemente dalle sue origini. E, adesso che Darcy aveva osato criticarla, il suo obiettivo di rendere giustizia al suo valore era divenuto ancor più saldo. Era determinata non solo a restarle accanto, ma anche a trovarle un cavaliere degno di lei, che la guardasse con l'ammirazione che meritava, che le facesse percepire quanto fosse preziosa.

Belle apprezzava le sue buone intenzioni, la volontà di riportare un briciolo di autostima nel suo cinico cuore, ma avrebbe fatto di tutto, in quel momento, pur di liberarsi della sua presenza e, soprattutto, della presenza dei gentiluomini che continuava a presentarle. All'ennesimo cavaliere dal ciuffo lucido e dagli occhi grigi e spenti che le tendeva la mano, Belle, spazientita, si voltò verso Claire:
"Vi prego, andate pure dal vostro Charles. Non dovete preoccuparvi per me."
L'amica, risoluta e incapace di darsi per vinta, ancora una volta, scosse la testa, ciondolando i suoi boccoli intrecciati e sussurrandole in risposta:
"Niente affatto... Troveremo qualcuno che sia alla tua altezza, altro che quel damerino di Mr Darcy!"
Isabelle, che aveva appena rifiutato un altro bellimbusto dall'aria da "imbecille incompreso", per citare il geniale sarcasmo di Mantegazza, da lei tanto amato, inarcò le sopracciglia, esprimendo il suo disappunto:
"Non credo proprio, Claire. Nemmeno se mi presentassi l'intera sala da ballo: non sono affatto dell'umore."
Miss Gaumont sbuffò, spazientita:
"Non vorrai fargli credere che aveva ragione, nel definirti un'inetta... Almeno un ballo, per dimostrargli quanto si sbaglia!"
Trascorse qualche secondo di silenzio, in cui Isabelle cercava di trovare un compromesso, consapevole che Claire non si sarebbe certo arresa davanti alle sue proteste.
"Se accetto, mi lascerete in pace dopo?"
Miss Gaumont, soddisfatta, le rivolse un sorriso malizioso, annuendo. Belle allora, agitando un dito verso di lei, gli occhi stretti nella sua convinzione, precisò:
"Un solo cavaliere, un ballo soltanto. Poi sarò libera di rintanarmi nel mio guscio."
Suggellato quel patto, iniziò a ripensare alle parole di Jane e alle raccomandazioni di Gilbert, che non aveva affatto seguito. Era delusa dalla sua scarsa resistenza, che l'assenza di Wickham e la presenza di Darcy avevano contribuito ad esaurire. Claire, invece, soddisfatta per la propria vittoria, iniziò a guardarsi attorno con ben altri pensieri, cercando di individuare una vittima degna di quell'unico ballo che Belle le aveva concesso.

How to love a BeastWhere stories live. Discover now