✨36. Euforia disarmante

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Le prime note si dischiusero dolcemente, presero il volo come sottili ali di farfalla, spiegate lentamente nell'aria leggera. Le dita del pianista scivolavano sempre più veloci, davanti agli occhi sognanti di Jane. Scorrevano come le pagine di un libro, si libravano su quella superficie lucente, dando vita a un mondo fatto soltanto di suoni ed emozioni. Sembravano vivere di vita propria, trovare l'alito della vita nella musica stessa.

I tasti di quel pianoforte, così tremendamente vicini, catalizzavano il suo sguardo. Sembravano chiamarla, attrarla alla loro fredda e geometrica corazza, per soffiare nell'aria calde e fluttuanti note, quasi fossero bolle di sapone, incapaci di tornare a terra, incatenate al suo stesso respiro sospeso.

Lentamente, l'incanto della musica prendeva vita, mentre alla melodia dischiusa dal pianoforte si fondevano quelle degli altri strumenti. Uno dopo l'altro, i violini, le viole, gli strumenti a fiato, quelli a percussione, seguivano quello stesso flusso di note tracciate nell'aria, trascinando Jane in una dimensione completamente alienata dalla realtà, dove non esisteva nient'altro che il suono. Le sue percezioni erano ovattate, sconvolte, completamente assorbite da un unico senso, che si impossessava di tutta la sua attenzione. Anche il più piccolo frammento di realtà sembrava ormai infinitamente lontano, mentre quella musica riempiva la mente di sogni ed emozioni, facendo rabbrividire la sua schiena e battere il suo cuore al ritmo concitato di quella stessa melodia.

La sinfonia era sempre diversa, eppure le note erano perfettamente concatenate, in infinite sfumature di suoni: si sfioravano, si dissolvevano, per poi dare vita a un unico respiro.
E a ogni istante Jane si sentiva fluttuare nell'aria, sempre più in alto, fino a sfiorare quel lampadario di cristallo così lontano, che diffondeva i suoi bagliori su ogni strumento incantato. Le sembrava di perdersi tra nuvole vaporose, venti indiscreti, parole sussurrate, tra ricordi sospesi e sogni appena dischiusi, di sfiorare le stelle con le dita. Quelle stesse dita tremanti che si muovevano seguendo il flusso inesauribile della musica. Immaginavano di sfiorare il nero e il bianco dei tasti di quel pianoforte, seguendo il loro scendere e salire leggero, in cui si mescolavano, tingendosi di mille sfumature sempre diverse.

Il tempo scorreva veloce, senza che lei se ne accorgesse. Il viso illuminato da una smania indescrivibile, le guance arrossate per l'emozione che non sapeva contenere, il sorriso che, irrefrenabile, distendeva i suoi lineamenti delicati in un'espressione di pura euforia: era meravigliosa. Gilbert, senza mai stancarsi, ammirava quel quadro incorniciato dai riccioli dorati che scivolavano sulle sue spalle nude. Avrebbe voluto essere capace di dipingerla, di fermare su carta la sua espressione assorta e sognante, per custodirla per sempre. Il suo viso, piegato leggermente da una parte, rifletteva le stesse emozioni di Jane, mentre cercava di fissare nel cuore quell'immagine per trasformarla in ricordo. Aveva sognato a lungo quella serata, progettata nei minimi dettagli. Eppure, si sentiva impreparato a tutte quelle emozioni, completamente travolto da un'euforia disarmante.

Ogni tanto Jane, quando riusciva a voltarsi dalla meravigliosa orchestra che catalizzava la sua attenzione, gli rivolgeva uno sguardo colmo di gratitudine, gli occhi lucidi per l'emozione e sgranati per la meraviglia. Quelle frazioni di secondo, in cui Gilbert incrociava la luce dei suoi occhi, lo lasciavano senza fiato, facevano vibrare qualcosa nel suo cuore, che smuoveva le corde più profonde del suo animo. Allora stringeva le sue dita, che non lo avevano mai lasciato, come se fossero la cosa più preziosa al mondo. Il calore che emanavano lo trascinava lontano, scioglieva il suo cuore, in preda a sentimenti contrastanti. Non poteva perderle, ma sapeva che presto non avrebbe più potuto stringerle per lungo tempo. Presto quel volto angelico sarebbe stato parte solo dei suoi sogni lontani. Avrebbe cercato tutta la luce di quello sguardo senza più trovarla, in un cielo puntellato di stelle, mai luminose quanto i suoi occhi.

Al termine della sinfonia, erano entrambi ancora avvolti dai propri sogni, sospesi tra gioia e nostalgia, meraviglia e stupore. È strano come il cuore possa contenere certe emozioni che le parole non sanno descrivere. Ma a volte non servono parole, basta uno sguardo, uno di quelli che Jane e Gilbert si scambiavano da una vita intera, ma che quella sera erano più intensi che mai.

How to love a BeastWhere stories live. Discover now