✨18. La miglior medicina

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Quella sera stessa, non appena la situazione di Jane si fu stabilizzata, Isabelle scrisse un biglietto a Gilbert, per aggiornarlo su tutto quello che era accaduto e per rassicurarlo sullo stato di salute della sua fanciulla prediletta. Lo portò in un lampo alla cassetta postale loro riservata e tornò ben presto con una lettera scritta in fretta e furia dalle dita frementi di quel ragazzino riccioluto, che non aveva esitato a leggere la missiva e a rispondere prontamente. Purtroppo, Jane era già scivolata nel sonno, in preda alla stanchezza che l'antibiotico e la malattia avevano inflitto al suo fragile involucro, e Belle non volle svegliarla. Fu difficile resistere alla tentazione di aprire la lettera e leggerla subito, ma ritenne giusto consegnarla alla diretta interessata la mattina seguente.

Non appena l'istitutrice ebbe fatto capolino nella stanza con il suo quotidiano acido buongiorno, Belle si stropicciò gli occhi e scese di corsa le scale del suo letto per raggiungere quello di Jane. Uscì dalla camera a passo felpato, per non essere notata dalle compagne che si stavano ancora rigirando nei loro letti. Si addentrò nel corridoio, incrociando davanti alla porta della camera accanto l'istitutrice, intenta a svegliare altre ragazze con la sua voce stridula. Quando la vide, Belle accelerò il passo, tentando di ignorare la sua gelida presenza, ma le bastò incrociare il suo sguardo per sentire il sangue gelarsi nelle vene. L'occhiata che quella donna le rivolse fu più eloquente di mille parole: non disse nulla, ma la squadrò con il mento e le sopracciglia sollevate in una smorfia di compatimento e astio senza precedenti. Evidentemente non aveva affatto gradito il rimprovero da parte di Jaqueline, e di certo non aveva accolto con gioia una convalescente nella sua camera. Isabelle le passò accanto sostenendo il suo sguardo, decisa a non lasciarsi intimidire. Allungò una mano a tastare la tasca della camicia da notte, assicurandosi che la lettera di Gilbert fosse ancora al suo posto. In quel semplice gesto ritrovò la sicurezza di cui aveva bisogno: quella carta ruvida era lì ad aspettarla, e ad assicurarle che non era affatto sola.

Entrò nella stanza e si avvicinò al letto di Jane: i suoi riccioli dorati erano adagiati sul cuscino, una nuvola di morbidi capelli si diffondeva sulle lenzuola. La raggiunse e la riscosse dolcemente, tirando fuori dalla tasca il suo tesoro di carta per mostrarglielo.
"Ehi, Jane, guarda un po' cosa ti porto..."
L'amica aprì lentamente gli occhi assonnati e fissò per qualche istante la busta che Belle sventolava davanti al suo naso. Il suo viso pallido prese subito colore, mentre le fessure azzurre dei suoi occhi si spalancavano in un lampo. Si sollevò sul cuscino con i gomiti, carica di aspettativa, e prese tra le mani il regalo che Belle le aveva portato, ammirandolo in silenzio per un momento. Un sorriso sincero prese forma sulle sue guance rosee:
"Oh, Gilbert... Non avrei potuto iniziare la giornata meglio di così!"
Belle si sedette al suo fianco, felice di vedere l'effetto che quel semplice pezzo di carta, custode di un tesoro d'inchiostro, aveva avuto sulla malata. Jane si sistemò meglio sul cuscino e porse all'amica la lettera, dopo averla scartata. Qualche colpo di tosse riscosse le sue spalle sottili, riempiendo il silenzio. Prese fiato e poi tornò a sorridere, imperturbabile:
"Belle, potresti leggerla tu?"
I grandi occhi di Isabelle si illuminarono all'istante.
"Certo, non aspettavo altro!"
Aprì delicatamente le pieghe del foglio e si immerse in quelle parole d'inchiostro, dalle linee un po' imperfette e grossolane, ma piene di sentimenti:
"Carissima Jane e carissima Belle,
Come ben sapete, non sono molto bravo con le parole, specialmente a scriverle. La mia mente farfuglia cose incomprensibili, e la mia mano non riesce a starle dietro, specialmente ora che sono in preda all'apprensione. Vorrei tanto avere la capacità di Belle: le parole sono le sue migliori amiche, mentre a me sfuggono di continuo. Tento e ritento di formulare un pensiero e poi lo cancello e lo riscrivo da capo, senza mai riuscire a esprimere ciò che provo.

Tuttavia, tenterò di descrivervi lo sgomento che ho provato nel leggere il messaggio di Belle: quanto mi hanno fatto preoccupare quelle poche righe! Quando ho letto del tuo stato di salute, cara Jane, mi sono sentito terribilmente responsabile: non avrei mai dovuto farvi affaticare così tanto con tutti quei libri. Non fraintendermi, Belle: so bene quanto sono preziosi ai tuoi occhi, ma erano davvero troppo pesanti! Mi dispiace di aver sottovalutato la vostra fatica e i vostri sforzi.
Comunque, Belle mi ha rassicurato sul fatto che sei stata trattata con la cura che meriti, Jane. Ne sono felice... La vostra insegnante meriterebbe un monumento, ringraziatela da parte mia e complimentatevi con lei per il suo coraggio. Anche tu sei coraggiosa quanto lei e so che combatterai questo malessere con tutta te stessa. Non vedo l'ora di rivederti, nuovamente in forze, e di stringerti in un forte abbraccio."
Belle interruppe per un istante la lettura, sollevando le sue lunghe ciglia per posare gli occhi maliziosi su Jane, incapace di resistere alla tentazione di vedere l'effetto che quelle parole avevano avuto sul suo viso imbarazzato. Aveva gettato lo sguardo sulle righe successive della lettera, sempre più sdolcinate, e il sorriso beffardo che portava in volto ne era la prova. Jane, le guance già arrossate, la interrogò con occhi incerti, in parte ingenui e in parte illuminati di una strana euforia.
"Che c'è? Vai avanti..."
Belle cercò di nascondere una risatina divertita, ignorando la falsa noncuranza dell'amica, poi il sorriso malizioso tornò a fare capolino e si mordicchiò il labbro inferiore:
"Ora viene il bello, senti qui..."
Si schiarì la voce e poi riprese a leggere, dando enfasi a ogni parola come se stesse recitando una tragedia a teatro:
"Non sarò lì al tuo fianco di persona, ma puoi essere certa che sarò sempre accanto a te con ogni mio pensiero."
Sollevò nuovamente lo sguardo divertito: Gilbert era un'inguaribile romantico... E Jane adesso non poteva più nascondersi dietro una maschera di falsa innocenza.
"Sentitelo, l'innamorato..."
Le guance di Jane erano in fiamme:
"Belle, finiscila di prenderlo in giro! È solo un caro amico, dolce e premuroso..."
Belle sollevò un sopracciglio e scoppiò a ridere, questa volta senza contenersi. Anche Jane la seguì in quella risata liberatoria, che stemperava il suo imbarazzo. Poi Isabelle abbassò nuovamente lo sguardo sulla carta, le lacrime agli occhi per quanto si stava divertendo:
"Oh, senti qui, a proposito di premura... Beh, questo elogio mi stupisce: da te non me lo aspettavo, Gilbert!"
Prese a leggere con nuova foga, soffermandosi con rinnovato interesse sulle parole che l'amico aveva scritto su di lei.
"E so che potrai contare sull'infermiera più ottusa e premurosa del mondo, la nostra cara Belle, che non ti farà mancare nulla."
Sospirò, scuotendo la testa:
"Ottusa a chi? Ora sì che lo riconosco..."
Tese il foglio, per leggere le ultime parole quasi incomprensibili, scritte nel margine inferiore.
"Mi raccomando, riposati e riprenditi presto. Mi hai fatto spaventare, Jane: non sopporto l'idea che tu possa soffrire per colpa mia e che io non possa nemmeno essere lì con te in questo momento. Sappi che non accadrà più: ti proteggerò con tutto me stesso, puoi starne certa.
Sempre vostro,
Gilbert"

Belle terminò la sua recitazione e ripiegò la carta, soddisfatta, aggrottando il viso in una smorfia di finta commozione per quelle parole smielate. Passò la lettera a Jane, tornando a mordersi le labbra per non scoppiare a ridere:
"Bene, direi che con questa dose di zuccheri ti riprenderai in fretta! Rileggila tre volte al giorno, sarà la tua miglior medicina."
Jane la guardò con aria di tacito rimprovero, senza riuscire tuttavia a nascondere un sorriso. Belle le posò la lettera in grembo, dandole una delicata pacca sulla spalla e annuendo decisa, con un'aria di finta serietà:
"Fidati della ricetta della tua infermiera ottusa!"
In risposta, Jane sollevò il cuscino che aveva sotto i gomiti e glielo lanciò in faccia, scoppiando in una sonora risata, che fu subito condivisa dall'amica, presa alla sprovvista da quell'esplosione di vitalità. Iniziavano già a tornare le forze all'angioletto convalescente, e non c'era modo migliore di impiegarle che quella dolce vendetta, tanto agognata...

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