II ~Tempesta in arrivo~

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Il mattino seguente venni svegliata da una spinta di Anisha che mi fece sobbalzare dallo spavento. Come mio solito avevo dimenticato di impostare la sveglia e dunque ero in ritardo di mezz'ora.

Corsi letteralmente verso il bagno e mi lavai velocemente il viso e i denti, indossando poi dei pantaloni della tuta ed una maglia comoda. Scesi al piano inferiore, dove si trovava il nostro negozio, e nel frattempo mi sistemai alla bella e meglio i capelli ribelli.

«Finalmente, sbrigati e prendi quelle casse di legno, fai attenzione mi raccomando.»

Ascoltai l'ordine di mia madre e presi una delle pesanti casse di legno, mentre mia sorella quelle più leggere. Se fossi stata una vecchina avrei avuto la bella scusa per non fare quel pesante lavoro, ma a quanto pare dovevo inventarmi qualche altra cosa.

Passai l'intera mattinata a spostare e prendere casse con all'interno fucili, mappe e trappole per orsi. Purtroppo, nonostante non ne potessi più, non potevo non aiutarla; aveva osato addirittura minacciarmi di farmi restare digiuna per l'intera giornata e di non darmi i soldi per acquistare le cose utili per la scuola.

Sospirai, ormai priva di forze e mi sedetti sulla panca di legno fuori al nostro negozio.
«Faresti meglio ad avvisare tua madre, stasera ci sarà una bella tempesta e non vorrei che volasse via qualcosa», urlò dal camion il nostro rifornitore.

Maledizione, tempesta in arrivo significava lavoro extra. Nelle precedenti tempeste avevamo perso l'insegna e altre cose di poco importanza, dunque dovevamo rafforzare tutto ciò che avevamo per evitare altre perdite.

«Mamma ha detto il Signor Speed che questa sera ci sarà una tempesta!», urlai di rimando, entrando in negozio.

Mia madre, con in mano i fogli per il controllo della merce, si voltò verso di me con occhi sgranati. «Di nuovo! Accidenti non abbiamo tempo di rafforzare le... Aspettate, possiamo chiedere aiuto a Bilel, sono sicura che verrà subito.»

«Chi è Bilel?», chiesi, mentre mia madre -euforica- afferrava il telefono per chiamarlo. Mi avvicinai ad Anisha, la quale alzò gli occhi al cielo, e chiesi: «chi è Bilel?»

«Il macellaio, lo conosci.»

Dunque era davvero il macellaio del paese, lo conoscevo di vista, ma non sapevo nulla sulla sua vita privata. Inoltre era strano che mia madre facesse così tanto affidamento su di lui, essendo una donna autoritaria ed orgogliosa. «Io vado in camera, qui il lavoro è quasi terminato e devo prepararmi per uscire con Melinda.»

Lei annuì svogliatamente e colsi subito l'occasione per salire, darmi una rinfrescata ed indossare qualcosa di decente.

Afferrai la mia tracolla al volo ed uscii di casa, non prima di aver preso i soldi da mamma. Incontrai Melinda fuori al bar dei suoi genitori ed insieme ci avviammo verso l'unico parrucchiere presente in zona.
«Hai sentito la notizia del coprifuoco?», chiese improvvisamente.

«Coprifuoco? I tuoi genitori ti hanno messa in punizione?»

«No, il sindaco ha lanciato un allarme nazionale: tutti coloro che risiedono nei dintorni del bosco devono ritirarsi nelle loro abitazioni non oltre le dieci di sera. Ciò ovviamente è a nostro sfavore, perché al bar i clienti vengono maggiormente di sera e con questo coprifuoco rischiamo di non saldare i conti», sospirò sconsolata.

«Perché ha dato questo coprifuoco? Non l'ha mai fatto.»

«Ieri pomeriggio sono stati trovati morti sette cacciatori, si ipotizza un animale selvatico di grande dimensioni. Per la nostra incolumità, dobbiamo restare quanto più lontani da bosco e non dobbiamo uscire di sera.»

Un animale selvatico? «Pensi siano... Siano i lupi?»

«Non penso siano i lupi, tranquilla, si è parlato di un animale forte e grande e i nostri cacciatori sono in grado di uccidere i lupi.»

Annuii e mi rallegrai all'idea che non si trattasse di lupi. Fin da bambina avevo sempre avuto la fobia dei lupi, mia sorella mi disse che questa mia fobia nacque a causa di un incidente avvenuto con uno di questi: venni attaccata durante una gita in montagna e portata in grave condizioni al pronto soccorso. 

Dopo essere andate dal parrucchiere, ci avviammo al negozio di cartoleria più vicino per acquistare l'occorrente per la scuola.

«Un altro giorno e poi addio libertà», piagnucolò lei mentre io sceglievo un pacco di quaderni.

«Guarda il lato positivo: questo è l'ultimo anno, dopodiché addio liceo!», l'euforia non potette non impossessarsi del mio corpo.

«Hai già parlato a tua madre dei piani dopo il liceo?»

Scossi la testa, «no, perché lei non li approverebbe mai, quindi mi cerco prima un lavoro e con i soldi guadagnati mi pago il college», bel piano, peccato che non fosse facile da portare al termine.

«Buon pomeriggio ragazze», una voce a pochi metri da me mi fece sobbalzare dalla paura.

«Oddio!», mi voltai di scatto, «suor Anna mi perdoni, non l'ho sentita arrivare.»

«Non preoccuparti cara, vi state preparando per la scuola?»

«Sì.»

«Fate bene a studiare, ragazze. Io devo prendere questi cartoncini per i bambini del catechismo. Qualche volta venite a trovarci in chiesa, ci mancate da un bel po'», mi poggiò la mano sulla spalla e proprio sull'indice di questa non potetti non notare un anello in oro. Era veramente bellissimo, semplice, ma elegante.

«Verremo», annuì la mia amica.

La suora ci salutò con un radioso sorriso e si avviò verso la cassa, mentre io e la mia amica ci lanciammo occhiate divertite; non era sicuramente un bene mentire ad una suora, ma se non le avessimo dato la risposta che si aspettava, non avrebbe smesso di parlare e di ripeterci le stesse cose.

Ritornai a casa con le mani piene di buste e con all'interno l'intera cartoleria. Riposi il tutto nella mia camera, dopodiché mi avviai in cucina, trovando con mia grande sorpresa un uomo seduto al tavolo con mia madre.
«Eccoti qui finalmente, Bilel mi ha parlato del coprifuoco che ha instaurato il sindaco. Ho avvisato anche tua sorella, ma a quanto pare tu già lo sai, non mi sembri affatto sorpresa.»

«Melinda», dissi solo, guardando da capo a piedi il nostro macellaio di fiducia. Era un uomo di mezza età, molto curato e con poche rughe che gli contornavano gli occhi. Alto più o meno un metro e ottanta e molto snello. Non mi piaceva quel tizio, perché mia madre lo aveva fatto entrare in casa? «Cosa c'è per cena? Ho una fame da lupi.»

«Pollo con carote, piselli e patate. Questa sera Bilel rimarrà a cena da noi, apparecchia per un posto in più.»

Ed ecco che la fame mi passò. Sbuffai mentalmente ed affiancai mia sorella, la quale stava controllando la cottura del pollo. Presi l'occorrente per apparecchiare e posai il tutto sulla tavola.
«Perché nostra madre ha invitato il macellaio? Lei non invita mai nessuno in casa nostra», bisbigliai per non farmi sentire.

Lei rimase in silenzio e si dedicò esclusivamente alle patate. Sembrava essere totalmente in un altro mondo, i suoi occhi erano fissi in un punto preciso e si muoveva meccanicamente. Mai l'avevo vista in quello stato, cosa le era successo?

Una volta pronta la cena, ci sedemmo tutti a tavola ed iniziammo a mangiare silenziosamente.

«Dunque ragazze, parlatemi un po' di voi, non vi conosco affatto», doveva essere una richiesta, invece risultava essere un vero e proprio ordine.

«Io mi chiamo Anisha, ma penso che il mio nome lo sappiate già, ho vent'anni e mi sono ritirata da scuola al terzo anno di liceo per aiutare mamma in negozio. Adoro-»

«Va bene così, Anisha», la zittì la mamma, facendole abbassare lo sguardo. «Oks?», i suoi occhi mi puntarono intensamente.

«Non c'è molto da sapere su di me», borbotto.

«Invece penso che ci sia tanto da sapere, in paese parlano spesso di te, sai? Soprattutto dopo la morte di tuo padre», buttò lui il dito nella piaga. Era ufficiale, lo odiavo

Sentimenti Contrastanti||La Storia Di WoodsvilleWhere stories live. Discover now