XXVII ~Senza di lei c'è solo il vuoto~

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Prima di lasciarvi al capitolo voglio parlarvi di una scoperta scioccante che ho fatto pochi giorni fa. Grazie ad una lettrice, la quale scrive anche lei storie, ho scoperto che esiste veramente una cittadina chiamata Woodsville. Ho fatto diverse ricerche e ho scoperto che Woodsville è situata negli Stati uniti, precisamente a new hampshire e, vedendo le foto, mi sono resa conto che la vera cittadina rispecchia totalmente l'idea che mi ero fatta per il paesino in cui ambientare la storia. Sono rimasta totalmente sconvolta, pensavo che il nome lo avessi inventato io e che c'entrasse molto con uno degli elementi principali della storia, ma a quanto pare mi sbagliavo 😂.
Qui sopra vi mostro alcune foto della vera Woodsville

Gabriel

Erano passati esattamente quattro giorni dalla scomparsa di Oks. In paese si vedeva il suo viso ovunque: sui volantini, in televisione, sugli annunci online.
La madre e la sorella erano disperate, così come Melinda, la quale aveva chiesto a Sandel di accompagnarla nei paesi circostanti per incollare i volantini che lei stessa aveva creato e stampato.

Il branco non era riuscito a trovarla e nemmeno io, che mi ero spinto oltre le montagne. Impossibile pensare che una ragazza fosse scomparsa improvvisamente, oltretutto sotto i miei occhi. Mi maledicevo per non averla seguita subito, mi incolpavo per ciò che era successo. La mia coscienza mi puntava il dito contro e non mi lasciava respirare nemmeno per un secondo al giorno.

Stavo impazzendo, continuavo a ripetermi che prima o poi l'avremmo trovata; ma più passavano le ore, più quella convinzione svaniva. Io sapevo cosa fosse veramente successo, ma gli umani no, dunque non riuscivano a trovare una spiegazione alla sua sparizione. La gente del paese continuava a ripetere che nessuno mai era scomparso a Woodsville, proprio perché era un paese tranquillo. Altri, invece, erano felici che Oks fosse scomparsa; gli anziani più devoti alla religione la definivano una delinquente ed una peccatrice.
Mi chiesi più volte se quella gente avesse un cervello o no, arrivare addirittura ad aggredire verbalmente una ragazzina di solo diciassette anni solo perché si era trovata al posto sbagliato al momento sbagliato.

Stavo iniziando a cambiare opinione sul suo conto. Rimasi, però, ancora fermamente convinto che fosse una problematica di prima categoria, ma non tolleravo che le si puntassero dita contro ingiustamente.

«Gabriel», entrò nella mia roulette Sandel. Proprio come me, anche lui aveva profonde occhiaie scure, il prodotto di troppe notti insonni. «Ho appena accompagnato Melinda a casa», si strofinò il viso esasperato, «si rifiuta ancora di andare a scuola, domani vorrebbe andare in città con il treno, ma è una pazzia allontanarsi tanto; è convinta che Oks sia fuggita e non si dà pace.»

«Sappiamo benissimo che Oks non è fuggita ed è inutile allontanarsi così tanto.»

«È quello che le ho detto, anche perché -seppur fosse fuggita- non avrebbe soldi per acquistare il biglietto del treno. Gabriel... La smetti di bere birra? Hai terminato dieci bottiglie in pochi giorni!», me la strappò dalle mani.

«Dovresti essere fiero di me, sono esasperato a mille e non ho toccato alcol.»

«La birra sicuramente non è una bevanda genuina, dovresti-», si zittì quando qualcuno bussò alla porta.

Da essa entrò Simon, uno dei lupi che avevamo mandato in ricerca, il quale stringeva tra le mani una borsa particolarmente familiare. «Sandel, Gabriel, abbiamo trovato questa borsa a nord del bosco», ce la porse.

L' afferrai e la esaminai attentamente: era sicuramente di Oks, solo lei andava in giro con una borsa di jeans degli anni '50. La aprii e feci scivolare tutto ciò che era al suo interno sul tavolo. La prima cosa che mi balzò all'occhio fu il libro che aveva preso in prestito dalla biblioteca, quello sulle creature mitologiche. Subito dopo vidi il portafoglio, un pacchetto di fazzoletti e il cellulare.

«E con questo possiamo dire addio alla speranza di poterla rintracciare dal cellulare», borbottò Sandel. «Oh cazzo! La polizia voleva rintracciarla dal GPS del telefonino, se lo abbiamo noi, potrebbero incolparci della sua sparizione.»

«Ed è per questo motivo che consegneremo la borsa alla polizia, diremo loro dove l'hanno trovata. È inutile averla noi», rimisi tutto al suo interno e la chiusi.

Sospirai, mentre Sandel ringraziava Simon, e mi lasciai cadere sul letto. In quel momento, se non avessi avuto le gambe talmente gonfie ed indolenzite da non poter nemmeno fare una camminata veloce, la starei ancora cercando.
Da quando era scomparsa avvertivo in me una sensazione di vuoto, quasi come se mi mancasse una parte del corpo, come ad esempio un braccio o una gamba. Eppure non riuscivo dare una spiegazione a quella sensazione, non conoscevo Oks da molto tempo, tanto da poterla definire indispensabile per la mia vita.

«Era da molto tempo che non ti vedevo con quella espressione», esclamò Sandel. Aggrottai la fronte, capendo subito dove volesse arrivare.
«L'espressione di quando sei preoccupato, raramente l'ho vista sul tuo viso e questa è una delle rare volte.»
Feci per ribattere, ma continuò a parlare. «Non c'è nulla di cui vergognarsi o imbarazzarsi, è del tutto normale, Gabriel; perché, anche se tu ti ostini a non accettarlo, Oks è la tua compagna ed una parte di te starà sempre in preoccupazione per lei.»

Gli lanciai una veloce occhiata, ma non gli risposi. Ero consapevole che avesse ragione, purtroppo era impossibile negare l'evidenza, ma la sola idea che il mio futuro e le mie decisioni erano programmate da qualcun'altro mi faceva salire il nervoso.

Mi alzai dal letto e decisi di fare una lunga doccia fredda, nonostante fuori ci fossero dieci gradi. Il freddo non mi sfiorava minimamente, la mia temperatura corporea era molto alta, soprattutto nell'ultimo periodo. Strofinai i capelli con un asciugamano e mi avviai in cucina per mangiare un panino, trovando Sandel sdraiato sul divano.

«Da quando hai deciso di trasferirti da me?», esclamai, aprendo il frigorifero.

«Parli come se tu non fossi mai entrato nella mia roulette e ci fossi rimasto per intere giornate», rispose a tono, facendomi ridacchiare.

Bevvi un sorso di acqua e ritornai a letto per riposarmi. Il mattino seguente fui il primo a svegliarmi, ancor prima che sorgesse l'alba. Indossai degli abiti sportivi, dopodiché uscii dalla mia roulette e salutai con un'alzata del mento i lupi di guardia. Non mi sarei dato pace fin quando non l'avessi troverò.

Mi guardai attorno, non sapendo più dove andare, l'avevo cercata praticamente ovunque e -purtroppo- ancora non mi era possibile riuscire a fiutarla. Il bosco era ancora avvolto dal veleno dei Rosius -i quali stranamente sembravano essere spariti di punti in bianco- e non potevamo fare ricerche fin quando Oks non sarebbe tornata a casa sana e salva.
Camminai senza avere una meta precisa e con lo sguardo perso nel vuoto. Nonostante avessi riposato, avevo un terribile mal di testa che non mi diede tregua, vittimo anch'esso di continui pensieri.

Mi massaggiai le tempie e sospirai, alzando il viso verso uno dei luoghi più frequentati in estate dagli adolescenti di Woodsville: il lago.
E fu proprio lì, sopra a due possenti rami di un maestoso albero, che vidi una figura dalla chioma rossa.

Mi strofinai gli occhi, pensando che fosse solo una mia illusione, un frutto della troppa stanchezza

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Mi strofinai gli occhi, pensando che fosse solo una mia illusione, un frutto della troppa stanchezza. Eppure quella ragazza era proprio lì, davanti ai miei occhi e in tutta la sua bellezza.

Schiusi le labbra per chiamarla, ma il mio cervello si rifiutò di pronunciare il suo nome. Decisi dunque di avanzare lentamente verso di lei, per non spaventarla. Una volta arrivato in prossimità di ella, allungai il viso verso destra e la squadrai per bene.

Non c'era più alcun dubbio, impossibile che un'illusione fosse tanto reale.
«Oks?»

Sentimenti Contrastanti||La Storia Di WoodsvilleWhere stories live. Discover now