LIII ~Alleanza col nemico~

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Seduta ormai in quello che dovrebbe essere il suo ufficio, mi preparai psicologicamente a ciò che mi avrebbe chiesto. Cercai di rilassarmi, di non  mostrarmi spaventata, ma era inutile.
Mia madre, in quel posto, non aveva alcuna voce in capitolo e quando aveva chiesto a Bilel di partecipare al mio interrogatorio, lui le aveva subito negato la richiesta.

Mi chiesi ancora una volta come facesse a sopportarlo, lo amava veramente così tanto come voleva farci credere?
«Eccoci qui», entrò Bilel, chiudendo la porta a chiave. «Preferisci qualcosa da bere?», ma davvero stava facendo?

«No, grazie», risposi educatamente, giocherellando con la zip dello zaino poggiato sulle mie ginocchia.

«Va bene, arriviamo dritti al punto, dunque. Mi hai fatto intendere che sei giunta fin qui per delle risposte ed io sarò lieto di fornirtele», iniziò a passeggiare per la stanza, prima di avvicinarsi ad un mobiletto in legno. «Grazie a fonti certe so che hai trascorso la maggior parte delle giornate con i lupi, sei addirittura andata a Northside.»

Chi sarebbero le fonti certe?
«Sai di essere particolarmente speciale, vero Oks?», annuii, «bene. Fin dai tempi più antichi i tuoi amici lupi sono stati in conflitto con i Rosius, loro li vedono come dei mostri che sono pronti ad annientarli, ma io li vedo come una famiglia. Devi sapere che i Rosius un tempo erano essere umani, uomini e donne che conducevano una vita semplicissima. Il tutto cambiò con il diffondersi di un potente veleno derivante da chissà dove, la gente dei paesi morì a vista d'occhio, ma non per tutti quel veleno era fatale; un gruppo di uomini sopravvisse, ma con il passare dei mesi il loro corpo iniziò a mutare, arrivando a mimetizzarsi perfettamente nella natura, essi stessi divennero produttori di veleno e videro i loro coetanei soprannaturali come i nemici che avrebbero potuto annientarli in qualsiasi momento. Un tempo chiesero più volte aiuto tramite anche piccoli ed innocenti messaggi, ma questo gli fu sempre rinnegato, ecco perché iniziarono a difendersi uccidendoli.
Io ebbi l'onore di conoscerli a cinque anni, durante una gita in montagna persi i miei genitori e mi ritrovai da solo nella foresta. Non mi hanno mai fatto del male, né mai trasformato, anzi -seppur rimanessero sempre nascosti- mi aiutarono a cercare cibo e acqua e successivamente individuai Woodsville, da poco creatasi, e decisi di trasferirmi dalla foresta al paese per provare a cercare una cura.»

Qualcosa non quadrava. «Aspetta, c'è qualcosa che mi sfugge. Conosco una leggenda su Woodsville, ma quella non coincide con ciò che mi stai dicendo, giusto?»

«La leggenda, sì, coincide. Ero ancora un bambino quando i Rosius attaccarono quei nomadi in cerca di aiuto; loro volevano vendetta, perché quei pochi umani rimasfi erano fuggiti anziché aiutarli.»

«Impossibile, Woodsville è stata creata poco dopo la nascita di Cristo. Hai detto che eri un bambino a quei tempi.»

«Ed è la pura verità, non puoi nemmeno immaginare quanti benefici porta con sé quel veleno.»

Le mie labbra si schiusero leggermente, possibile che lui fosse vivo da oltre due mila anni? No! Era impossibile, era un umano e gli umani vivevano al massimo un secolo.
Lui aveva parlato, però, di alcuni benefici del veleno... Non ci stavo capendo più nulla, se quel veleno aveva ucciso molte persone, come poteva essere fonte di benefici?
«Quanti anni hai, Bilel?»

«Un bel po', non posso definirmi immortale, perché sono un umano, ma posso definirmi come un essere che muta lentamente nel tempo; invecchio, ma il mio processo si è rallentato.»

«Questo grazie al veleno?»

«Sì, con i secoli ho fatto numerose ricerche ed esperimenti e ho scoperto molte cose che mi traggono vantaggio.»

«Io in tutto questo che ruolo ho?»

Versò in un bicchiere di vetro del Whisky e si appoggiò ad una scrivania malandata, esattamente di fronte a me. «Tu sei la chiave. Devi sapere che fin dall'inizio dei miei esperimenti, i lupi si sono intromessi. Per trovare una cura necessitavo e necessito tutt'oggi di sangue potente e appartenente ad esseri sovrannaturali, ecco perché ho iniziato a cacciarli e a catturarne sempre di più.»
In quel momento capii perché Gabriel e il suo branco erano sempre in fuga. «Oks hai constato tu stessa quanto quegli esseri siano pericolosi, tu hai un grande dono: puoi prevedere il futuro, puoi vedere il passato delle persone mediante un semplice sguardo; tu puoi aiutarci a prevedere ogni loro mossa, così facendo abbiamo la possibilità di catturarli, di trovare una cura e di ripristinare la pace.»

Ero in grado anche di vedere il passato? Non ne avevo idea, davvero. Lui sapeva molte più cose di me ed i suoi piani erano ancora più folli di quanto pensassi. I lupi non erano cattivi, né nemici, finalmente lo avevo capito anch'io.
«Ho da poco scoperto le mie capacità, non sono ancora in grado di sfruttarle a mio vantaggio», confessai.

«Lo so, ecco perché volevo attendere un paio di settimane prima di venire a prenderti; volevo che imparassi con i tuoi tempi ad utilizzare i tuoi poteri, ma il fato ha agito da sé. Se vuoi, puoi restare qui, io posso aiutarti a migliorare.»

Io dovevo restare lì, Gabriel era incatenato a due camere da quella in cui ero e stava soffrendo. Se sarei rimasta lì, avrei avuto la possibilità di tenerlo d'occhio, di capire i loro piani di azione e di riferirli al branco. Dovevo convincerli a fidarsi di me.
«Restare qui? Qui sotto... Questa non è una casa, non è un posto in cui vivere», se avessi risposto subito di sì, avrebbe capito che c'era qualcosa che non andava.

«Lo so, ma quando tutto sarà finito, avremo una bella casa e saremo liberi di muoverci a nostro piacimento.»

Temporeggiai falsamente e rimasi in silenzio.
«Se preferisci, per il momento non coinvolgeremo tua sorella, so che non si è affatto trovata bene qui e so anche quanto tu voglia proteggerla.»

«E mia madre? Che mi dici di lei?»

«Tua madre non è obbligata a rimanere, io la amo e sono in grado di proteggerla; è lei stessa a voler restare.»

Sospirai pesantemente, come se l'aria fosse troppa poche per me. «Non lo so Bilel, non so di chi fidarmi oramai, ma arrivata a questo punto non ho altre scelte; sono pur sempre una ragazzina e ho bisogno del sostegno di qualcuno, non posso di punto in bianco abbandonare la mia famiglia e iniziare una vita in solitudine. Va bene, sarò tua alleata, ma sappi che per conquistare la mia fiducia dovrai lottare parecchio, non ti considero ancora un membro della mia famiglia e mi ci vorrà un po' per realizzare ciò che sta succedendo.»

Mi poggiò una mano sulla spalla con fare amorevole, «non te ne pentirai Oks, vedrai che sarò il padre che hai sempre desiderato, ma che non hai mai avuto.»

Sentimenti Contrastanti||La Storia Di WoodsvilleWhere stories live. Discover now