LVII ~Il sapore della libertà~

2.3K 141 2
                                    

Gabriel

Silenziosi avanzammo verso l'uscita che mi avrebbe condotto alla libertà. Ero decisamente nervoso, non solo perché sarebbe bastato il minimo errore per essere scoperti e sbranati, ma anche perché Oks sarebbe rimasta lì.

Non ero per nulla d'accordo con il suo piano, ma purtroppo -date le circostanze- non potevi agire egoisticamente; dovevo pensare al bene della mia famiglia e della sua, Oks era in gamba e lo stava dimostrando anche in quel preciso istante. Dovevo avere fiducia in lei, nonostante Bilel mi facesse salire il nervoso.

Mi fermai improvvisamente, quando la piccola ragazza dai folti capelli rossi afferrò la maniglia della cella nella quale riposavano i Rosius. Al di là non vi era alcun rumore, né ruggiti, evidentemente li avevano sedati.

Si voltò verso di me e mi lanciò una veloce occhiata. «Devi procedere sempre dritto, a quanto ne so, oltre il tunnel non vi è alcuna porta o sbarra. Se vuoi ti-»

«No, resta qui, non voglio che dopo torni indietro da sola», la interruppi, sporgendomi con il viso in avanti per vedere -nonostante l'oscurità- un ammasso di corpi puzzolenti e privi di ogni forma di umanità. «Oks, per favore, stai attenta. Non appena raggiungerò mio fratello, escogiteremo un piano per venirti a prendere.»

«Non fare nulla di avventato, ricordati che questa è la tana del lupo e solo uno stolto attaccherebbe. Io sto e starò bene, sono troppo importante per lui e non mi farebbe mai del male. Adesso sbrigati», concluse a bassa voce.

Annuii e, facendo un passo in avanti, le stampo un bacio sulla fronte. Inspirai il profumo dei suoi capelli e lo imprisi nella mia mente, perché sembrava quasi un addio?

La sua mano si posò sul mio braccio, facendomi distanziare di pochi centimetri. Successivamente fu lei a prendere coraggio, alzandosi sulle punte e posando le sue labbra sulle mie.
La morbidezza di esse, il calore che sprigionavano, mi spinsero ad avvolgere un braccio attorno alla sua vita e a infilarle -letteralmente- la lingua in bocca.

Oks boccheggiò per l'improvviso assalto, ma non si lasciò intimidire, anzi aumentò la presa su di me, ricambiando il bacio con altrettanto ardore.
Staccarmi da lei fu una condanna, ma non potei perdere altro tempo.

Un'ultima occhiata, prima di darle le spalle ed avanzare verso quei mostri. Camminai con lentezza, cercando di fare alcun rumore. Sarebbe stata un ottima occasione per ammazzarli tutti definitivamente. In quel momento erano innocui, addormentati e non poteva  opporre alcuna resistenza. Purtroppo non potevo.

La puzza che emanavano, puzza di cadaveri, era talmente forte da farmi venire quasi la nausea. Fui costretto a coprirmi il naso con il palmo della mano e, quando giunsi davanti ad un enorme masso, non potei  far altro che spostarlo di poco e passare in quella piccola apertura.

L'aria che si respirava oltre la cella era decisamente meglio, quasi riuscivo ad annusare il profumo degli alberi. Non potevo crederci di essere libero, mi sembrava quasi un sogno. Seguendo il piano di Oks era stato tutto molto più semplice, il mio -invece- era decisamente più complesso.

Corsi verso l'uscita e, non appena i miei piedi scalzi toccarono l'erba, l'istinto animalesco che era in me prese il sopravvento e -finalmente- potei liberarmi.
Con un ringhio mi concentrai affinché il lupo uscisse fuori. Ammisi -però- che la trasformazione avvenne in maniera più dolorosa delle precedenti.

Le ossa si calcificarono e si allungarono molto più lentamente, causandomi un dolore simile a quello della prima trasformazione. Lo strozza-lupo aveva danneggiato molto il mio corpo e sperai che tutto tornasse come prima.
Quando venni avvolto dal mio manto scuro e le zampe poggiarono sulla terra, mi spinsi in avanti ed iniziai una corsa verso il paese.

I sensi non erano sviluppati al massimo, per tale motivo non riuscii ad udire suoni lontani e a percepire altre presenze oltre la mia. Dovetti stare particolarmente attento, non sapevo se nelle vicinanze ci fossero seguaci di Bilel, motivo per il quale, preferii correre nei sentieri con maggiori alberi, cosicché potessi nascondermi per bene.

Arrivato a metà strada, però, fui costretto a fermarmi e a riprendere fiato. Ero debole, troppo, ma non potevo assolutamente fermarmi.
Feci per iniziare la corsa, ma in pochi secondi, il mio corpo venne sbattuto al suole ed un ruggito di dolore mi uscii non appena la testa sbatté violentemente sull'erba essiccata.

Provai fin da subito a ribellarmi, temendo di esser nuovamente catturato. Un odore particolarmente familiare, però, mi bloccò e mi fece sgranare gli occhi.

«Gabriel?», una voce mi arrivò dritta in mente, mentre il lupo che mi aveva messo al tappeto, si alzò e mi osservò dall'alto verso il basso.

Ancora barcollando mi rimisi su quattro zampe ed osservai mio fratello e Melina, la quale stava in groppa a quest'ultimo. Cosa ci faceva loro nella foresta?
«S-Sandel... Cosa ci fate qui? Bilel sta andando al villaggio, vuole catturare Anisha!»

«Lo sappiamo, è già arrivato. Prima di incontrare te stavamo seguendo il suo odore, ma è improvvisamente scomparso», e dopo quelle parole vidi Melinda scendere e lui stesso trasformarsi in essere umano.

Scossi il viso e, stringendo i denti quasi a spaccarli, ritornai anch'io in forma umana. Le ossa mi duolevano molto, la testa mi girava e un fischio insistente mi perforava i timpani.
«Frarello mio», le sue braccia mi avvolsero e mi strinsero forte. «Tu non hai la minima idea di cosa ho affrontato in queste settimane», si allontana di poco, tanto da permettermi di vedere i suoi occhi lucidi, «ti credevamo morto, ma io sapevo che non era così... Io... Io sapevo che non ti saresti fatto uccidere tanto facilmente», affermò singhiozzando e quasi sul punto di piangere.

In questo preciso istante il mio cuore aveva iniziato a battere all'impazzata. Mio fratello, la mia famiglia, il mio pilastro, quanto mi era mancato. Vederlo sul punto di piangere come un bambino mi fece abbozzare un amaro sorriso e stringerlo a me come farebbe un padre o un fratello maggiore nei confronti del fratellino in difficoltà. Sembrava che i ruoli si fossero invertiti.

«Sto bene, Sandel, e sai che ritornerò sempre da te; non posso mica lasciarti gestire il branco da solo», ridacchiò. «Penso che dovremmo tornare a casa, qui siamo troppo esposti, inoltre...», mi guardai attorno. «Un attimo... Avete detto che Bilel ha preso Anisha e l'ha portata a casa, ma io vengo proprio dal covo e non ho visto nessuno entrare, nemmeno dall'ingresso principale.»

«Ormai è troppo tardi, abbiamo perso le sue tracce e anche se conosci l'entrata del covo non penso sia prudente arrivare lì ne provare a liberarla», prense parola Melinda, rivolgendosi a me.

Mi ritrovai a darle ragione e, insieme agli altri, mi incamminai verso casa.
Il mio appartamento era stranamente pulito e profumato, evidentemente qualcuno lo aveva curato mentre io non c'ero e di ciò ne ero felice.
Mio fratello mi costrinse a fare un bagno caldo per rilassarmi, ma il mio pensiero volava sempre ad Oks e a ciò che era successo al branco mentre io non c'ero.

Oks era stata la mia salvezza ed io sarei stata la sua. Mi prima dovevo riprendermi del tutto e fare un riepilogo generale degli avvenimenti e dei nuovi problemi creatisi.

Sentimenti Contrastanti||La Storia Di WoodsvilleΌπου ζουν οι ιστορίες. Ανακάλυψε τώρα