LIX ~Lupi e Vampiri~

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Gabriel

Dal discorso che avevo fatto al branco erano passati un paio di giorni. Giorni in cui ogni uno aveva fatto la propria parte: gli anziani del branco avevano allenato i giovani per prevenire futili morti; colei che aveva il ruolo di insegnare ai bambini, aveva accolto questi ultimi nella propria casa e gli avrebbe fornito cibo e cure fin quando la situazione non si sarebbe risolta; Melinda era in contatto con la famiglia Reale, a quanto pare le cose non stavano andando bene dalle loro parti e ciò non poteva che giovare a noi, dato che il nostro esercito avrebbe potuto contare sul loro aiuto.

Sandel era sempre più distante e assente, non faceva praticamente nulla e quel poco che concludeva, lo indirizzava a me per le approvazioni. Non capivo cosa gli fosse successo, ma non avevo tempo da dedicargli.

«Gabriel ci sono i Reali in video chiamata-», sbucò improvvisamente Melinda.

«I Reali che fanno videochiamate? In che mondo siamo finiti», la interruppi, balzando in piedi.

«Taci, possono sentirti. Mi raccomando, non fare il maleducato, coniuga bene i verbi al congiuntivo e... Dio santo, sistema questi capelli!», disse nel panico, provando a domare le mie ciocche ricce e ribelli con le mani. Sembrava stranamente in ansia.

«Smettila, i miei capelli non si toccano», le afferrai le mani, bloccandola. «Inoltre, non ho alcun tipo di problema nel parlare e so coniugare i verbi al congiuntivo!»

Sbuffai, facendole una smorfia, ed avanzando verso il soggiorno. Mio fratello era già arrivato e stava parlando con loro qualcosa, ma si zittì quando arrivai alle sue spalle. «Buongiorno», dall'inquadratura potei intravedere solo la Regina e il Re, evidentemente le figlie erano dietro allo schermo o forse non c'erano proprio.

«Ciao Gabriel, stavamo giusto parlando con tuo fratello. Ci ha informati che state preparando il vostro branco per un imminente scontro, noi non avremmo motivo di coinvolgerci in tale scontro, se non fosse che il vostro nemico ora è diventato il nostro. C'è stato un altro attacco questa notte, sono morti oltre cento persone, tra donne e uomini. Il vostro Re mi ha contattato questa mattina e ci siamo accordati per un'alleanza. Manderemo i nostri più fidati soldati ad aiutarvi e anche la Regina ha proposto di raggiungervi, lei è una strega molto esperta e saprà sicuramente come aiutarvi.»

«Mi perdoni, Sire, ma siete consapevole che lotteremo contro creature sovrannaturali? Non penso che mandarci soldati umani possa aiutarci, sarebbe un suicidio per loro», presi parola.

Lui abbozzò un ghigno, «non ho detto che i miei soldati sono umani.»

Io e mio fratello ci osservammo per brevi attimi confusi, non erano umani?

«Non mi dite che... Che sono vampiri?!», sbraitò Sandel con occhi sgranati.

«Esatto, mi fido ciecamente di loro, non-»

«Cioè dovremmo allearci con dei vampiri?», lo interruppi sempre più sbalordito.

«Sapevo che avresti avuto questa reazione, il vostro Re mi aveva avvisato. So che fin dai tempi più antichi lupi e vampiri non si sono mai rivolto la parola, ma questo è un problema che coinvolge tutti e ti posso assicurarti che i miei soldati non hanno nulla contro di voi. Dobbiamo aiutarci a vicenda se non vuoi l'estinzione del tuo branco, perché è sicuro che se Bilel si sveglia un mattino e decide di attaccarvi, il tuo branco non avrà scampo», spiegò con calma il Re.

Aveva ragione, tutti sapevamo che avaa ragione. Personalmente parlando non avevo alcun problema nel collaborare con i vampiri, anzi, avremmo potuto imparare molto da loro. Mio fratello Sandel, però, aveva sempre avuto da ridire sulla loro vita e sulla loro presenza nel mondo.

Lo vedì, infatti, chiudere gli occhi per una frazione di secondi. «Va bene», sostenne poi, «è la soluzione migliore.»

«Mi fa piacere che hai capito, tra un paio di giorni mia moglie verrà lì. Non spaventatevi se improvvisamente la vedrete comparire dal nulla, userà il teletrasporto per giungere da voi senza rischiare di mettersi in pericolo.»

«L'attenderemo, grazie ancora per la vostra disponibilità», detto ciò staccò la videochiamata, voltandosi verso di noi e sbuffando.

«Su, non fare quella faccia, sono sicura che tutto andrà per il meglio», cercò di consolarlo Melinda. «Pensa che dopo questa battaglia sarete tutti finalmente liberi e potrete vivere la vita che avete sempre vol-», si interruppe quando il suo cellulare iniziò a squillare.
Lesse il nome sul display e sbuffò, battendo un piede per terra come una bambina. «Mamma», disse annoiata, mentre Sandel le lanciava occhiate preoccupato.

Perché tanta attenzione? Era solo una telefonata con la madre.

«Lo so, tra poco arrivo... No, domani non andrò a scuola», si allontanò per andare in salotto. Evidentemente non voleva farci ascoltare la conversazione, ma noi lupi avevamo un ottimo udito.
«Lo so che ho saltato tanti giorni, ma.... Mamma non è il momento, ne parliamo a casa», la sentì dire.

«È successo qualcosa?», chiesi, voltandomi verso mio fratello.

«Ultimamente Melinda è sempre qui e la madre la sta rimproverando perché non aiuta mai al bar e sta persino saltando la scuola», spiegò brevemente, mentre la ragazza ritornava. «Dovresti tornare a casa e riprendere le lezioni a scuola.»

«E lasciare voi in un momento tanto cruciale? Mai!»

«Non è ancora arrivato il giorno della battaglia e sono benissimo in grado di gestire la situazione. Inoltre c'è Gabriel che mi aiuta a tenere a bada il branco e ad organizzare i gruppi. Sei all'ultimo anno, Melinda, so che hai faticato tanto per arrivare al diploma e non voglio che butti tutto all'aria per noi», la rimproverò quasi.

«Sandel hai ragione, ci hai aiutato tantissimo in questo periodo, penso sia arrivato il momento di pensare alla tua vita per un po'», diedi voce ai miei pensieri.

«Non sarà lo stesso senza Oks», abbassò il viso, «ma avete ragione.»

Melinda
Il giorno dopo

Mai, ed evidenzavo il mai, avrei pensato di varcare il cancello scolastico senza la mia migliore amica.
Strinsi la cartella al petto e feci dondolare i piedi dal muretto.
Mi sembrava essere tornata al primo giorno di scuola, quando tutti avevano già formato i gruppetti ed io ero troppo timida per dire anche solo un semplice "ciao"

In quei momenti stringevo sempre la mano ad Oks, la quale camminava a testa bassa vittima di continue occhiate accusatorie.

Oks, quanto mi manchi. Pensai

Scesi dal muretto e a passo veloce camminai verso la mia classe, dopo ovviamente il suo della campanella. Tutto mi sembrava così strano, mi sentivo fuori posto lì.
Le mie compagne di classe mi guardavano sorprese, in effetti ero assente da un bel po'.

Ma la mia sorpresa fu maggiore, quando accanto al mio posto vidi seduta una ragazza dalla folta chioma rossa.

«Oks?»

Sentimenti Contrastanti||La Storia Di WoodsvilleWhere stories live. Discover now